Nei giorni 5,6 e 7 marzo il personale della scuola assieme a tutto il pubblico impiego voterà i propri rappresentanti nei luoghi di lavoro. Nella scuola votano tutti i dipendenti a tempo indeterminato e i supplenti annuali (elettorato attivo) sia su posti interi sia su spezzoni o in part-time, mentre le candidature ( elettorato passivo) restano prerogativa del personale di ruolo.
L’8 febbraio è scaduto il termine per la presentazione delle liste e delle candidature.
Cisl e Cgil hanno fatto a gara per coprire tutte le scuole, seguono snals e uil ma anche gilda, cobas,cub,ugil e anief sono riusciti a presentare liste proprie nelle scuole.
Le liste presentate sembrano superare quelle del 2006.
Qualche difficoltà, invece, a completare le liste ma soprattutto a reperire i designati nelle commissioni elettorali e ancor più nei seggi elettorali.
Un segnale di disinteresse ? I timori ci sono e sono tanti.
Innanzitutto quello sulla partecipazione che si prevede al di sotto delle tornate precedenti.
La stanchezza per un mandato durato 6 anni, invece di 3, per volontà del ministro Brunetta e di alcuni sindacati compiacenti, timorosi di affrontare nel 2009 il giudizio delle urne.
Il peggioramento delle condizioni materiali dei lavoratori della scuola e di tutto il pubblico impiego, col blocco dei contratti, blocco delle anzianità,allungamento delle pensioni, tagli agli organici non lasciano ben sperare.
La sfiducia degli italiani nei partiti e nella politica trascina inesorabilmente verso i basso anche i sindacati, favorendo ancor più l’astensionismo.
La difficile trattativa sul precariato, mercato del lavoro e art.18 farà sentire il suo peso.
A ciò va aggiunta l’azione costante di smantellamento dei diritti contrattuali e delle tutele, portata avanti negli ultimi tre anni dal duo Sacconi-Brunetta che ha fortemente inciso sulla stessa contrattazione integrativa , indebolendo il ruolo del sindacato .
La partita delle RSU si giocherà anche su questi temi e servirà non solo ad eleggere le rappresentanze in ogni luogo di lavoro ma anche a misurare la rappresentatività a livello nazionale delle organizzazioni sindacali. Chi andrà oltre il 5% potrà partecipare alle trattative nazionali sul CCNL mentre chi starà sotto verrà escluso.
Il voto sulle RSU che coinvolgerà oltre 3milioni e mezzo di lavoratori pubblici, inevitabilmente parlerà anche alla politica e di politica.
Dirà quali sindacati godranno ancora della fiducia dei lavoratori e quali la perderanno, sulla base delle scelte fatte in questi ultimi anni.
Scelte non sempre facili, perchè se è vero che il sindacato non può essere assimilato ad un partito politico né omologato a nessun governo, compreso un governo tecnico, è anche vero che può mettere in gioco la propria autonomia o rimanere subalterno alla politica.
L’esito del voto, pur nella sua parzialità, ci dirà tante cose e innanzitutto se i lavoratori pubblici credono ancora nella democrazia rappresentativa nei luoghi di lavoro e in che misura ancora.
Essendo un voto nazionale ci dirà molte cose sulla coesione sociale del Paese nonché sui comportamenti degli elettori del nord, del centro e del sud.
Sarà un segnale forte per le stesse forze politiche , un anticipo degli orientamenti che una parte degli italiani avranno rispetto al voto amministrativo di primavera e poi a quello politico del 2013.
Sarà anche un segnale politico che i partiti faranno bene ad analizzare e a non sottovalutare, se vorranno che nel 2013, dando la parola agli elettori, debba tornare la politica a governare il Paese.
da ScuolaOggi 01.03.12