Giù fino a 337 punti, un livello che non si registrava dall’inizio di settembre: lo spread tra i Btp decennali e gli analoghi Bund tedeschi continua a scendere, ieri ha toccato perfino quota 334 punti, rispetto ai 357 dell’apertura. E il rendimento è arrivato al 5,18%, in calo dal 5,37% di inizio seduta. Merito della nuova massiccia iniezione di liquidità della Banca centrale europea.
L’effetto si è visto prima sui titoli a breve, con il differenziale fra i Btp a due anni e i gemelli tedeschi scivolato sotto i 200 punti base, ai minimi dal luglio scorso, con un rendimento inferiore al 2,2% dal 2,5% del giorno prima. Poi la «fiducia» si è estesa alle altre scadenze: ai titoli a 5 anni e 10 anni. Facile capire perché. Dopo i 489 miliardi distribuiti con l’asta del 21 dicembre, la Bce ha elargito altri 530 miliardi di euro a 800 banche europee, che possono così continuare a finanziarsi all’1% con Francoforte e comprare titoli degli Stati periferici dell’eurozona ad alto rendimento. I primi a intuire la ghiotta opportunità sono stati gli hedge fund Usa, tornati in massa da gennaio sul debito sovrano dei Paesi dell’euro, compresa l’Italia. Che certamente beneficia delle aspettative sul consolidamento dei conti pubblici avviato dal governo e sulle misure per rilanciare la crescita.
L’ottimismo pare aver contagiato anche Mario Monti. «Non si può negare che l’andamento degli spread sia imprevedibile, ma nel caso dell’Italia vediamo un declino costante, sebbene graduale» e «non vedo alcun motivo perché questa tendenza dovrebbe cambiare», ha detto il premier all’agenzia Bloomberg. Semmai il premier è più distaccato circa il suo futuro politico: «Se io e i miei colleghi di governo faremo molto bene il nostro compito, non credo che sarà molto probabile che mi offrano un secondo mandato», dopo le elezioni. Monti si è poi dichiarato «fiducioso» di un accordo a marzo per rafforzare il fondo di salvataggio Ue oltre i 500 miliardi previsti, perché «le dimensioni contano». Se l’approccio al firewall è «abbastanza costruttivo, credo che ci troveremo tutti in una posizione migliore per affrontare qualsiasi effetto di contagio o qualsiasi fiammata di ritorno della crisi», ha affermato.
Non tutti condividono l’euforia. «Parlare di spread non ha più senso, perché oggi la struttura dei tassi in Italia è identica se non inferiore all’inizio del 2011, cioè prima della crisi dell’euro», sostiene il banchiere Marco Mazzucchelli. Ma non si può dire che la situazione sia migliore: il nostro debito sovrano è stato declassato dalle agenzie di rating fino a due gradini sopra il giudizio di titoli spazzatura; siamo in recessione; la Grecia di fatto è in default; c’è stata la balcanizzazione del sistema Ue. Ecco perché «quello che è rilevante è il valore assoluto dei tassi». Lo spread è ancora a 337 punti base perché sono crollati i tassi tedeschi: l’anomalia è la Germania all’1,70%, non l’Italia intorno al 5%. Un rendimento che, date le circostanze, è «la migliore delle nostre aspirazioni». Se invece continuiamo a parlare di spread, presto potremo avere «un’illusione ottica». Il rischio? «Si cominciano a denotare gli estremi di una bolla speculativa del Btp», mette in guardia il banchiere.
Il Corriere della Sera 01.03.12