Il sesto tavolo sulla riforma del lavoro previsto per oggi pomeriggio non si terrà. Ad annullarlo, con un comunicato ufficiale, il ministero del Lavoro. Lo scambio di battute tra Mario Monti ed Elsa Fornero paradossalmente però segna un passo avanti fortissimo per il tavolo della riforma sul lavoro. Il ministro del Welfare ha per la prima volta spiegato espressamente al premier che per riformare ed allargare gli ammortizzatori sociali servono soldi. E non pochi, anche se non li ha quantificati. Proprio per non «tradire» le lunghissime discussioni fatte con le parti sociali, la ministra ha deciso di prendere «qualche giorno di tempo». In questo modo ha chiesto esplicitamente al presidente del Consiglio di trovare le «risorse da destinare a sostenere l’auspicata vera e profonda riforma degli ammortizzatori sociali», come recita il comunicato di via Veneto. Elsa Fornero ha quindi spuntato il fatto che il governo «ritenga che il tema delle risorse» «sia componente essenziale per la definizione del complessivo riordino del mercato del lavoro». Una sostanziale adesione alle posizioni delle parti sociali, sindacati in primis, che fin dalla prima riunione hanno sostenuto come «il nodo delle risorse sia decisivo» perché, come continua a ripetere Susanna Camusso, «senza nuove risorse la riforma rischia di non allargare le tutele a chi oggi è escluso e ridurle a chi oggi le ha». Il comunicato, uscito alle 20,30 dopo che il ministro ha anticipato la decisione ai leader delle parti sociali telefonando direttamente a Marcegaglia, Camusso, Bonanni ed Angeletti, è comunque un capolavoro di diplomazia. «La riunione a Palazzo Chigi – vi si legge – ha portato alla decisione di prendere qualche giorno di tempo per individuare, pur nella comune consapevolezza della delicata situazione finanziaria del Paese, risorse da destinare a sostenere l’auspicata vera e profonda riforma degli ammortizzatori sociali». Difficile però pensare che nel giro «di qualche giorno» il governo possa trovare e quantificare le risorse necessarie per la riforma. INCONTRO TESO L’incontro del pomeriggio è stato a tratti teso. Un’ora e mezzo di colloquio alla vigilia del sesto tavolo plenario. Quello in cui il ministro del Welfare doveva finalmente fare chiarezza sui nuovi ammortizzatori sociali e spiegare alle parti sociali comec ostruire i due pilastri (cassa integrazione e assegno di disoccupazione), come finanziarli e come accorpare Cassa integrazione straordinaria e in deroga. Di ritorno da New York, Elsa Fornero era arrivata a palazzo Chigi piena di speranza. Ma è rimasta delusa. A fare da spalla a Mario Monti, c’erano anche il sottosegretario Antonio Catricalà e, soprattutto, Vittorio Grilli, il controllore dei conti. La sua presenza certificava quindi come si volesse parlare di risorse. Ma non nel senso auspicato dalle parti sociali, che ne chiedevano per allargare e rendere universali le tutele per chi perde o non ha lavoro. «Di soldi non ce ne sono», ha ribadito Grilli, lasciando aperto un solo spiraglio. Dalle linee d’azione dell’esecutivo potrebbe arrivare una boccata di ossigeno alla riforma: da un lato la lotta all’evasione, anche contributiva, dall’altro la spending review sui bilanci della pubblica amministrazione che sta portando avanti il ministro Piero Giarda. Uno spiraglio molto stretto. Una decisione che è quindi stata apprezzata dalle parti sociali e dal Pd. Per il capogruppo in commissione Lavoro Cesare Damiano: «Va Bene avere occhio ai conti,ma riformare gli ammortizzatori sociali senza investire risorse è una missione impossibile. Se il rinvio del confronto – spiega Damiano – con le parti sociali ha lo scopo di presentare una proposta del governo credibile da un punto di vista finanziario per assicurare migliori tutele ai lavoratori si tratta di una scelta utile per un buon proseguimento della trattativa. Altrimenti – osserva però Damiano – si corre il rischio di perdere del tempo prezioso». ART.18, RISPUNTA PROPOSTA CISL-UIL Oggetto dell’incontro a palazzo Chigi, inevitabilmente, è stato anche però il delicato tema dell’articolo 18. L’intenzione, si ripete negli ambienti governativi, è quella di procedere con un ammodernamento della norma che consenta di ridurre i tempi processuali e di fissare paletti che limitino la discrezionalità del giudice del lavoro. Si rifanno avanti dunque le proposte di Cisl e Uil in materia che puntavano ad una legge che esplicitasse le ragioni per cui un licenziamento si può considerare discriminatorio. Un modo, secondo i proponenti, per dare certezza di diritto e rapidità nelle decisioni non solo a vantaggio delle imprese, ma anche dei lavoratori. Una posizione però del tutto avversata dalla Cgil che continua a ritenere l’articolo18 una norma di civiltà che tutela dai licenziamenti indiscriminati. ❖
». Il sesto tavolo sulla riforma del lavoro previsto per oggi pomeriggio non si terrà. Ad annullarlo, con un comunicato ufficiale, il ministero del Lavoro. Lo scambio di battute tra Mario Monti ed Elsa Fornero paradossalmente però segna un passo avanti fortissimo per il tavolo della riforma sul lavoro. Il ministro del Welfare ha per la prima volta spiegato espressamente al premier che per riformare ed allargare gli ammortizzatori sociali servono soldi. E non pochi, anche se non li ha quantificati. Proprio per non «tradire» le lunghissime discussioni fatte con le parti sociali, la ministra ha deciso di prendere «qualche giorno di tempo». In questo modo ha chiesto esplicitamente al presidente del Consiglio di trovare le «risorse da destinare a sostenere l’auspicata vera e profonda riforma degli ammortizzatori sociali», come recita il comunicato di via Veneto. Elsa Fornero ha quindi spuntato il fatto che il governo «ritenga che il tema delle risorse» «sia componente essenziale per la definizione del complessivo riordino del mercato del lavoro». Una sostanziale adesione alle posizioni delle parti sociali, sindacati in primis, che fin dalla prima riunione hanno sostenuto come «il nodo delle risorse sia decisivo» perché, come continua a ripetere Susanna Camusso, «senza nuove risorse la riforma rischia di non allargare le tutele a chi oggi è escluso e ridurle a chi oggi le ha». Il comunicato, uscito alle 20,30 dopo che il ministro ha anticipato la decisione ai leader delle parti sociali telefonando direttamente a Marcegaglia, Camusso, Bonanni ed Angeletti, è comunque un capolavoro di diplomazia. «La riunione a Palazzo Chigi – vi si legge – ha portato alla decisione di prendere qualche giorno di tempo per individuare, pur nella comune consapevolezza della delicata situazione finanziaria del Paese, risorse da destinare a sostenere l’auspicata vera e profonda riforma degli ammortizzatori sociali». Difficile però pensare che nel giro «di qualche giorno» il governo possa trovare e quantificare le risorse necessarie per la riforma. INCONTRO TESO L’incontro del pomeriggio è stato a tratti teso. Un’ora e mezzo di colloquio alla vigilia del sesto tavolo plenario. Quello in cui il ministro del Welfare doveva finalmente fare chiarezza sui nuovi ammortizzatori sociali e spiegare alle parti sociali comec ostruire i due pilastri (cassa integrazione e assegno di disoccupazione), come finanziarli e come accorpare Cassa integrazione straordinaria e in deroga. Di ritorno da New York, Elsa Fornero era arrivata a palazzo Chigi piena di speranza. Ma è rimasta delusa. A fare da spalla a Mario Monti, c’erano anche il sottosegretario Antonio Catricalà e, soprattutto, Vittorio Grilli, il controllore dei conti. La sua presenza certificava quindi come si volesse parlare di risorse. Ma non nel senso auspicato dalle parti sociali, che ne chiedevano per allargare e rendere universali le tutele per chi perde o non ha lavoro. «Di soldi non ce ne sono», ha ribadito Grilli, lasciando aperto un solo spiraglio. Dalle linee d’azione dell’esecutivo potrebbe arrivare una boccata di ossigeno alla riforma: da un lato la lotta all’evasione, anche contributiva, dall’altro la spending review sui bilanci della pubblica amministrazione che sta portando avanti il ministro Piero Giarda. Uno spiraglio molto stretto. Una decisione che è quindi stata apprezzata dalle parti sociali e dal Pd. Per il capogruppo in commissione Lavoro Cesare Damiano: «Va Bene avere occhio ai conti,ma riformare gli ammortizzatori sociali senza investire risorse è una missione impossibile. Se il rinvio del confronto – spiega Damiano – con le parti sociali ha lo scopo di presentare una proposta del governo credibile da un punto di vista finanziario per assicurare migliori tutele ai lavoratori si tratta di una scelta utile per un buon proseguimento della trattativa. Altrimenti – osserva però Damiano – si corre il rischio di perdere del tempo prezioso». ART.18, RISPUNTA PROPOSTA CISL-UIL Oggetto dell’incontro a palazzo Chigi, inevitabilmente, è stato anche però il delicato tema dell’articolo 18. L’intenzione, si ripete negli ambienti governativi, è quella di procedere con un ammodernamento della norma che consenta di ridurre i tempi processuali e di fissare paletti che limitino la discrezionalità del giudice del lavoro. Si rifanno avanti dunque le proposte di Cisl e Uil in materia che puntavano ad una legge che esplicitasse le ragioni per cui un licenziamento si può considerare discriminatorio. Un modo, secondo i proponenti, per dare certezza di diritto e rapidità nelle decisioni non solo a vantaggio delle imprese, ma anche dei lavoratori. Una posizione però del tutto avversata dalla Cgil che continua a ritenere l’articolo18 una norma di civiltà che tutela dai licenziamenti indiscriminati. ❖
L’Unità 01.03.12