Mese: Febbraio 2012

Responsabilità civile giudici. PD: “Chiediamo un impegno immediato del governo per modificare al Senato questa norma”

La norma è sbagliata e con tanti profili di incostituzionalità ma abbiamo votato a favore per evitare procedimenti di infrazione a carico del nostro Paese e di violazione delle norme comunitarie “Chiediamo che il governo riprenda il filo con le forze che lo sostengono e che al Senato venga sanata la situazione”. Così il segretario Pier Luigi Bersani per risolvere la questione politica che è scoppiata dopo il voto dell’emendamento leghista alla legge comunitaria sulla responsabilità civile dei giudici. “Non si può accettare una situazione in cui c’è chi è leale nel sostegno al governo e chi si mette il libertà”, spiega il segretario del PD. “Chi ha votato per quella norma ha sottovalutato la situazione: noi stiamo mettendo al primo posto l’Italia, che ha problemi seri, chi destabilizza questo percorso si prende una responsabilità seria”. Bersani ha respinto le accuse mosse al gruppo PD della Camera: “Non c’è una parte del PD che ha votato quella norma, chi lo dice faccia i conti. Si sono visti anche gli applausi in aula. Ogni volta che …

Donne, famiglia è motivo di abbandono per 40%

Il divario tra l’occupazione maschile e quella femminile è ancora molto ampio: solo il 3% dei padri lascia l’ufficio per restare a casa: “Il sistema italiano non fornisce servizi alla famiglia. Perciò le donne non entrano nel mercato del lavoro”, sostiene il Cnel. Amano lavorare, ma preferiscono lasciare il posto di lavoro per badare alla famiglia. Tra i motivi di abbandono del posto di lavoro da parte delle donne al primo posto, per il 40% c’è la volontà di curare la famiglia, mentre è solo del 3% la percentuale dei padri che fa la stessa scelta. “Il 40,8% delle ex lavoratrici dichiara di aver interrotto l’attività lavorativa per prendersi cura dei figli e circa il 5,6% per dedicarsi totalmente alla famiglia o ad accudire persone non autosufficienti”, è quanto emerge da uno studio dell’Isfol condotto su un campione rappresentativo delle donne italiane in età compresa tra i 25 e i 45 anni. Ma gli affetti non sono l’unico motivo di riduzione dell’occupazione femminile che, nel 2011, ha fatto registrare un netto calo: a fronte di …

“Auschwitz. Le parole per dirlo: ai nostri figli”, di Paolo Nori

Appena tornato ho detto alla Battaglia che il vento, a Cracovia, ti tagliava la faccia.“E come facevi? ”, mi ha chiesto lei. “Eh, c’eran dei medici, in albergo, che tutte le sere ti ricucivan la faccia te la mettevano a posto”. “Davvero? ” mi ha detto lei. No, – le ho detto io. – Scherzavo”. Ero stato ad Auschwitz con la fondazione Fossoli, cinque giorni. Eravamo andati in treno. Eravamo andati da Carpi a Cracovia. Poi da Cracovia, in corriera, tutti i giorni andavamo sui campi, se così si può dire, ad Auschwitz e a Birkenau. Tutto il giorno sui campi, a quindici sotto zero, al vento, a tagliarsi la faccia. E dopo indietro a Cracovia. E di sera, tutte le sere, a veder gli spettacoli, al cinema Kijow, i primi due giorni, poi in una discoteca polacca nel quartiere universitario. Una discoteca che si doveva chiamare Officina Metallurgica e invece non si chiamava così. Si chiamava Studio zero, o Club studio, o qualcosa del genere. E, si vede, avevano appena lavato i pavimenti, c’era …

"Auschwitz. Le parole per dirlo: ai nostri figli", di Paolo Nori

Appena tornato ho detto alla Battaglia che il vento, a Cracovia, ti tagliava la faccia.“E come facevi? ”, mi ha chiesto lei. “Eh, c’eran dei medici, in albergo, che tutte le sere ti ricucivan la faccia te la mettevano a posto”. “Davvero? ” mi ha detto lei. No, – le ho detto io. – Scherzavo”. Ero stato ad Auschwitz con la fondazione Fossoli, cinque giorni. Eravamo andati in treno. Eravamo andati da Carpi a Cracovia. Poi da Cracovia, in corriera, tutti i giorni andavamo sui campi, se così si può dire, ad Auschwitz e a Birkenau. Tutto il giorno sui campi, a quindici sotto zero, al vento, a tagliarsi la faccia. E dopo indietro a Cracovia. E di sera, tutte le sere, a veder gli spettacoli, al cinema Kijow, i primi due giorni, poi in una discoteca polacca nel quartiere universitario. Una discoteca che si doveva chiamare Officina Metallurgica e invece non si chiamava così. Si chiamava Studio zero, o Club studio, o qualcosa del genere. E, si vede, avevano appena lavato i pavimenti, c’era …

“Mettere i giovani al centro del confronto”, di Dario Di Vico

Bisogna saperlo. La trattativa sulla riforma del lavoro che si apre oggi a Roma parte al buio. In passato iniziative di questo tipo erano accompagnate dal lavoro certosino degli sherpa ministeriali e alcuni di loro sono stati delle figure-chiave non solo per l’esito dei negoziati che avevano curato ma più in generale per l’evoluzione delle relazioni industriali italiane. Si parte al buio, dunque, ma in compenso il governo si è dato un calendario plausibile visto che pensa di arrivare a produrre un’intesa grosso modo entro la fine di marzo. Due mesi. Con molta probabilità userà un disegno di legge con delega «aperta» per evitare la doppia insidia del decreto (giudicato eccessivamente decisionista) e del disegno di legge tout court (troppo dilatorio). Un ulteriore e relativamente inedito motivo di conforto viene dal clima cooperativo che si respira tra le tre grandi confederazioni sindacali e tra loro e la Confindustria. Il feeling è così intenso che nei giorni scorsi si era pensato addirittura all’ipotesi di un avviso/documento comune industriali-sindacato che fornisse al governo una sorta di «precotto». …

"Mettere i giovani al centro del confronto", di Dario Di Vico

Bisogna saperlo. La trattativa sulla riforma del lavoro che si apre oggi a Roma parte al buio. In passato iniziative di questo tipo erano accompagnate dal lavoro certosino degli sherpa ministeriali e alcuni di loro sono stati delle figure-chiave non solo per l’esito dei negoziati che avevano curato ma più in generale per l’evoluzione delle relazioni industriali italiane. Si parte al buio, dunque, ma in compenso il governo si è dato un calendario plausibile visto che pensa di arrivare a produrre un’intesa grosso modo entro la fine di marzo. Due mesi. Con molta probabilità userà un disegno di legge con delega «aperta» per evitare la doppia insidia del decreto (giudicato eccessivamente decisionista) e del disegno di legge tout court (troppo dilatorio). Un ulteriore e relativamente inedito motivo di conforto viene dal clima cooperativo che si respira tra le tre grandi confederazioni sindacali e tra loro e la Confindustria. Il feeling è così intenso che nei giorni scorsi si era pensato addirittura all’ipotesi di un avviso/documento comune industriali-sindacato che fornisse al governo una sorta di «precotto». …

“Bilanci certificati e trasparenti: il Pd li ha, e gli altri?”, di Antonio Misiani *

L’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto il senatore Luigi Lusi, tesoriere nazionale della Margherita, mette in luce con crudezza alcuni nodi politici che vanno affrontati a viso aperto. Prima di parlarne credo che sia necessario chiarire che l’altra sera, nella sua performance, Maurizio Crozza, apprezzato da un vasto pubblico (tra cui il sottoscritto), ha lasciato intendere e detto cose sbagliate. È satira, ma c’è il rischio che per far ridere si incida nelle convinzioni di molte persone. Alcune cose vanno dunque precisate. Primo: il Partito Democratico e la Margherita sono soggetti del tutto distinti, politicamente, giuridicamente ed economicamente. Il Pd, perciò, non ha alcun titolo per determinare indirizzi e fare controlli sul bilancio della Margherita, il cui presidente (Francesco Rutelli) è peraltro il leader di un’altra formazione politica. I 13 milioni di euro al centro delle indagini della magistratura sono stati sottratti alla Margherita, non al Pd. E il Pd non ha mai girato rimborsi elettorali alla Margherita: gli unici rapporti economici sono il pagamento da parte del Pd della sublocazione della sede di Sant’Andrea delle …