"Partiti, una buona legge non è rinviabile", di Pino Pisicchio
La brutta storia del boy scout che prende sottobraccio la fiduciosa nonnina (Margherita) per poi spingerla sotto l’auto in corsa e rubarle la borsetta con tredici milioni di euro, rischia di soffocare con l’eclatanza della sua drammatizzazione – e l’avvelenato stupore delle parti lese, oggetto dei retropensieri più torvi da parte della pubblica opinione – gli aspetti per così dire “di struttura” della vicenda. Oltre il giudizio morale, ovviamente di condanna, per il latrocinio che, peraltro, arriva proprio nel momento di più bassa reputazione della politica e dei suoi attori, a nulla valendo i recenti sforzi di autodecurtazione delle indennità parlamentari, cancellati in un amen, nell’immaginario sociale, dall’amministratore della Margherita, resta il tema del “cosa fare”. Con l’aggiunta temporale: “subito”. E torna sotto i riflettori l’antico mantra della regolazione giuridica del partito politico, recitato, addirittura, fin dai tempi della Costituente. Alleluia! Sono tre legislature che torniamo a ripresentare proposte di legge di attuazione dell’articolo 49 della Costituzione, per porre paletti seri e meno volatili delle scarne foglie di fico che l’attuale normativa sui rimborsi elettorali …