“Quando la corruzione frena il Pil”, di Carlo Carboni
Non solo lo scenario passato, ma anche la prospettiva del Paese rischia di essere avvelenata da una voluminosa e diffusa corruzione, di cui la furbizia italica, tra ottusità e gusto dell’esagerazione, addirittura talvolta si compiace. In Italia, si sarebbe radicata una cultura della corruzione per cui, in particolare, la “piccola” non è stigmatizzata. Raccomandazioni e favori rubati, quotidiani sgambetti al merito e al senso di responsabilità non sempre suscitano una riprovazione sociale. Questo basso costo morale della trasgressione sarebbe un segno di assuefazione sociale alla corruzione, un adagiarsi su una mogia legislazione di contrasto. E pensare che domani ricorreranno i vent’anni dall’avvio di Mani Pulite (il 17 febbraio 1992, a Milano, venne arrestato Mario Chiesa). “Una mano lava l’altra”: una licenza edilizia, un appalto truccato, denaro riciclato, calcio scommesse, tangenti nella sanità, concussione e corruzione. Il serio contrasto a un fenomeno favorito da una “società complice” sarà un osso duro anche per un esecutivo tecnico che si suppone sganciato da corporativismi, campanilismi, dall’individualismo esasperato che genera mostri, come nel caso dell’ex- Margherita Lusi, in tema …