Mese: Febbraio 2012

“Scuola e ricerca, la ricetta per crescere”, intervista a Patrizio Bianchi di Stefano Iucci

Parla Patrizio Bianchi, economista e assessore in Emilia Romagna. Competere riducendo il costo del lavoro ci condannerà a produzioni di serie B. In questa fase manca il ruolo guida della poltica. In Italia, anche nella fase peggiore della crisi in atto, ci sono imprese fortemente competitive che operano in produzioni a forte valore aggiunto. Il punto allora – se davvero, fuori dalle ideologie, si vuole generare crescita e sviluppo – è capire come estendere questa competitività al resto del paese, puntando contemporaneamente sulla qualità del lavoro. Patrizio Bianchi, economista, professore universitario e assessore al Lavoro, università, ricerca e scuola della Regione Emilia Romagna, non ha dubbi: serve una nuova forte politica industriale che sia in grado di indicare la rotta, investendo pesantemente in ricerca ed educazione. “Se lei guarda ai dati disponibili – spiega a Rassegna –, la situazione è chiara. Anche tra il 2009 e il 2010, gli anni più duri della crisi, una parte delle aziende italiane è cresciuta a ritmo sostenuto”. Rassegna È una cosa di cui non si parla… Bianchi E …

"Scuola e ricerca, la ricetta per crescere", intervista a Patrizio Bianchi di Stefano Iucci

Parla Patrizio Bianchi, economista e assessore in Emilia Romagna. Competere riducendo il costo del lavoro ci condannerà a produzioni di serie B. In questa fase manca il ruolo guida della poltica. In Italia, anche nella fase peggiore della crisi in atto, ci sono imprese fortemente competitive che operano in produzioni a forte valore aggiunto. Il punto allora – se davvero, fuori dalle ideologie, si vuole generare crescita e sviluppo – è capire come estendere questa competitività al resto del paese, puntando contemporaneamente sulla qualità del lavoro. Patrizio Bianchi, economista, professore universitario e assessore al Lavoro, università, ricerca e scuola della Regione Emilia Romagna, non ha dubbi: serve una nuova forte politica industriale che sia in grado di indicare la rotta, investendo pesantemente in ricerca ed educazione. “Se lei guarda ai dati disponibili – spiega a Rassegna –, la situazione è chiara. Anche tra il 2009 e il 2010, gli anni più duri della crisi, una parte delle aziende italiane è cresciuta a ritmo sostenuto”. Rassegna È una cosa di cui non si parla… Bianchi E …

“L’esempio di Berlino”, di Barbara Spinelli

Conviene non dimenticare come nacque la candidatura di Christian Wulff, nel 2010. Nacque molto male, perché Angela Merkel s´era incaponita sul suo nome. Lo preferì a quello di un personaggio di ben altra statura. Se i tedeschi avessero potuto eleggere direttamente il capo dello Stato, senz´altro avrebbero scelto Joachim Gauck, non il grigio uomo d´apparato democristiano. Gauck era l´uomo del momento giusto, per la successione di Horst Köhler alla massima carica dello Stato. Per aver conosciuto la paura quando era un pastore dissidente nella Germania comunista, sapeva quel che significa pensare con la propria testa, resistere, affrontare tempi difficili come i nostri. Assieme a Havel, era stato uno dei rari dissidenti che non solo aveva combattuto il totalitarismo ma era stato capace di guardare dentro se stesso, di intuire quello che può fare, di ogni uomo, un conformista o un ideologo, a seconda delle necessità e delle convenienze. Per dieci anni, fra il 1990 e il 2000, aveva diretto un´istituzione essenziale per l´unificazione tedesca e la rinascita democratica in Germania Est: l´autorità che archivia e …

"L'esempio di Berlino", di Barbara Spinelli

Conviene non dimenticare come nacque la candidatura di Christian Wulff, nel 2010. Nacque molto male, perché Angela Merkel s´era incaponita sul suo nome. Lo preferì a quello di un personaggio di ben altra statura. Se i tedeschi avessero potuto eleggere direttamente il capo dello Stato, senz´altro avrebbero scelto Joachim Gauck, non il grigio uomo d´apparato democristiano. Gauck era l´uomo del momento giusto, per la successione di Horst Köhler alla massima carica dello Stato. Per aver conosciuto la paura quando era un pastore dissidente nella Germania comunista, sapeva quel che significa pensare con la propria testa, resistere, affrontare tempi difficili come i nostri. Assieme a Havel, era stato uno dei rari dissidenti che non solo aveva combattuto il totalitarismo ma era stato capace di guardare dentro se stesso, di intuire quello che può fare, di ogni uomo, un conformista o un ideologo, a seconda delle necessità e delle convenienze. Per dieci anni, fra il 1990 e il 2000, aveva diretto un´istituzione essenziale per l´unificazione tedesca e la rinascita democratica in Germania Est: l´autorità che archivia e …

“Basta con le parole della destra sulla crisi, serve una base comune”, di Stefano Fassina

Le fantasiose e strumentali ricostruzioni giornalistiche dell’oggetto di un seminario organizzato dal sottoscritto e altri dirigenti del Pd hanno alimentato un dibattito utile, come confermano gli interventi di Pierluigi Castagnetti e Franco Marini su questo giornale. Tuttavia, l’attenzione è stata concentrata su un inesistente documento «da presentare agli organi dirigenti» per una presunta «proposta di trasformare il Pd in un partito socialdemocratico sullo schema del Partito socialista europeo» (Eugenio Scalfari, domenica scorsa). Chiarita l’assenza dell’uno e dell’altra, sulle ragioni economiche e politiche delle relazioni con i partiti progressisti europei ha scritto bene qui Matteo Orfini e, soprattutto, ha risposto a Scalfari su Repubblica, con saggezza e chiarezza, Pier Luigi Bersani. Mi preme soltanto aggiungere un punto: le forze costitutive del Pd non sono le uniche al mondo consapevoli del «tempo nuovo». I partiti socialisti, socialdemocratici e laburisti europei non sono «cani morti». Sono, almeno quanto il Pd, alla ricerca di risposte adeguate, quindi innovative, a sfide inedite. Hanno capito anche loro che il Novecento è finito e, con esso, il fordismo, l’operaio massa, il partito …

"Basta con le parole della destra sulla crisi, serve una base comune", di Stefano Fassina

Le fantasiose e strumentali ricostruzioni giornalistiche dell’oggetto di un seminario organizzato dal sottoscritto e altri dirigenti del Pd hanno alimentato un dibattito utile, come confermano gli interventi di Pierluigi Castagnetti e Franco Marini su questo giornale. Tuttavia, l’attenzione è stata concentrata su un inesistente documento «da presentare agli organi dirigenti» per una presunta «proposta di trasformare il Pd in un partito socialdemocratico sullo schema del Partito socialista europeo» (Eugenio Scalfari, domenica scorsa). Chiarita l’assenza dell’uno e dell’altra, sulle ragioni economiche e politiche delle relazioni con i partiti progressisti europei ha scritto bene qui Matteo Orfini e, soprattutto, ha risposto a Scalfari su Repubblica, con saggezza e chiarezza, Pier Luigi Bersani. Mi preme soltanto aggiungere un punto: le forze costitutive del Pd non sono le uniche al mondo consapevoli del «tempo nuovo». I partiti socialisti, socialdemocratici e laburisti europei non sono «cani morti». Sono, almeno quanto il Pd, alla ricerca di risposte adeguate, quindi innovative, a sfide inedite. Hanno capito anche loro che il Novecento è finito e, con esso, il fordismo, l’operaio massa, il partito …

Per una buona politica: più democrazia, più trasparenza

“Abbiamo unificato le proposte presentate da esponenti del nostro partito per dare impulso a una rapida discussione parlamentare su una questione per noi cruciale”, così il segretario Pier Luigi Bersani ha introdotto la conferenza stampa di presentazione della proposta di legge del PD per la democrazia interna e la trasparenza dei partiti. “Per avere una democrazia più efficiente – ha continuato il leader del PD – siamo i primi interessati alla riconfigurazione del ruolo dei partiti nel sistema italiano. Capisco che il termine “partito” oggi è una parola difficile e che è una storia antica di 2000 anni quella del finanziamento della politica. Il meccanismo oggi ha evidenziato i suoi limiti ed è arrivato il momento di cambiare. E noi siamo pronti a dare un’accelerazione straordinaria per questo cambiamento ed arrivare ad un risultato credibile per i cittadini”. “Non pensiamo di fare la democrazia solo in un partito, ma in un assetto condiviso – ha aggiunto Bersani – siamo l’unico partito che è uscito del tutto da curvature personalistiche. Dopo Bersani c’è il PD. Siamo …