Mese: Febbraio 2012

"Dimissioni in bianco. Ripristinate la 188", di Serena Sorrentino

Donne di esperienze diverse da tempo si sono alleate per ripristinare uno strumento di contrasto agli abusi e ai ricatti: le cosiddette dimissioni in bianco cioè la lettera che tante lavoratrici e lavoratori si trovano davanti nel momento in cui si dimettono (in)volontariamente e su cui non è apposta alcuna data. Sono costretti a firmarla all’atto dell’assunzione, quando il loro interesse è avere un lavoro, quando sono più fragili e sottoponibili a ricatto. La sequela degli abusi a cui si è sottoposti sotto la minaccia che quella lettera venga usata in qualsiasi momento è infinita. Ma tale situazione non è incontrovertibile nel 2007 infatti una legge molto semplice fu approvata con voto bipartisan stabilendo il principio opposto. La legge 188 prevedeva infatti una procedura relativa all’assunzione di una semplicità disarmante: il modulo col quale si veniva assunti riportava un numero progressivo, tali moduli erano validi per un periodo limitato, per dimettersi occorreva un modulo analogo che ovviamente doveva riportare un numero progressivamente successivo e valido nel periodo relativo alle dimissioni del lavoratore, in questo modo …

“Dimissioni in bianco. Ripristinate la 188”, di Serena Sorrentino

Donne di esperienze diverse da tempo si sono alleate per ripristinare uno strumento di contrasto agli abusi e ai ricatti: le cosiddette dimissioni in bianco cioè la lettera che tante lavoratrici e lavoratori si trovano davanti nel momento in cui si dimettono (in)volontariamente e su cui non è apposta alcuna data. Sono costretti a firmarla all’atto dell’assunzione, quando il loro interesse è avere un lavoro, quando sono più fragili e sottoponibili a ricatto. La sequela degli abusi a cui si è sottoposti sotto la minaccia che quella lettera venga usata in qualsiasi momento è infinita. Ma tale situazione non è incontrovertibile nel 2007 infatti una legge molto semplice fu approvata con voto bipartisan stabilendo il principio opposto. La legge 188 prevedeva infatti una procedura relativa all’assunzione di una semplicità disarmante: il modulo col quale si veniva assunti riportava un numero progressivo, tali moduli erano validi per un periodo limitato, per dimettersi occorreva un modulo analogo che ovviamente doveva riportare un numero progressivamente successivo e valido nel periodo relativo alle dimissioni del lavoratore, in questo modo …

“Il termometro”, di Massimo Giannini

Nella parentesi tecnocratica in cui è racchiusa la democrazia italiana, il Quirinale è il termometro che misura la temperatura dei rapporti tra un governo “strano” e una maggioranza anomala. L´aspro comunicato di Giorgio Napolitano segnala che la febbre non è mai stata così alta. Liberalizzazioni e riforma del mercato del lavoro sono un banco di prova esiziale. il governo di “impegno nazionale” si gioca, se non la sua sopravvivenza politica, la sua speranza riformatrice. Per Monti sono i giorni più difficili. Lui stesso ne è ben consapevole. Sulle liberalizzazioni, a dispetto delle promesse della vigilia, il premier deve evitare un indecoroso passo indietro. Iniziato in Commissione con i 2.400 emendamenti, l´assalto alla diligenza delle solite lobby si è perfezionato in queste ore. Vedremo l´esito della trattativa in corso al Senato, ma per ora rischiano di averla vinta, ancora una volta, le tante “gilde” piccole e grandi che monopolizzano l´economia e paralizzano la società. È vero che con più taxi e più farmacie l´Italia non risolve i suoi problemi di bassa crescita e di scarsa competitività. …

"Il termometro", di Massimo Giannini

Nella parentesi tecnocratica in cui è racchiusa la democrazia italiana, il Quirinale è il termometro che misura la temperatura dei rapporti tra un governo “strano” e una maggioranza anomala. L´aspro comunicato di Giorgio Napolitano segnala che la febbre non è mai stata così alta. Liberalizzazioni e riforma del mercato del lavoro sono un banco di prova esiziale. il governo di “impegno nazionale” si gioca, se non la sua sopravvivenza politica, la sua speranza riformatrice. Per Monti sono i giorni più difficili. Lui stesso ne è ben consapevole. Sulle liberalizzazioni, a dispetto delle promesse della vigilia, il premier deve evitare un indecoroso passo indietro. Iniziato in Commissione con i 2.400 emendamenti, l´assalto alla diligenza delle solite lobby si è perfezionato in queste ore. Vedremo l´esito della trattativa in corso al Senato, ma per ora rischiano di averla vinta, ancora una volta, le tante “gilde” piccole e grandi che monopolizzano l´economia e paralizzano la società. È vero che con più taxi e più farmacie l´Italia non risolve i suoi problemi di bassa crescita e di scarsa competitività. …

“Noi brava gente? Non è sempre vero”, di Vladimiro Zagrebelsky

L’Italia non pratica e anzi vieta la tortura e i trattamenti inumani e degradanti. L’Italia assicura asilo ai profughi secondo le regole internazionali. Italiani brava gente. La sentenza che i diciassette giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo hanno ieri all’unanimità emesso, ci dice che non è sempre vero e che qualche volta c’è scarto tra la realtà e la diffusa convinzione di esser noi all’avanguardia delle nazioni civili. Occasione quindi di riflessione e reazione, per far sì che quello scarto non ci sia mai più. I fatti oggetto della sentenza vennero all’epoca molto pubblicizzati. Canali televisivi influenti ne dettero compiaciuta notizia, come di un’occasione in cui il governo aveva dimostrato la sua efficienza nel difendere i confini dall’invasione di migranti illegali. Invece di continuare a ricevere stranieri sulle nostre spiagge, per poi dover iniziare la difficile e spesso impossibile pratica dell’espulsione, semplicemente erano state inviate navi militari a intercettare in alto mare e a riportare indietro, in Libia, gli indesiderati barconi ed il loro carico umano. Semplice, economico e pratico, «poche storie!». Come ricordò …

"Noi brava gente? Non è sempre vero", di Vladimiro Zagrebelsky

L’Italia non pratica e anzi vieta la tortura e i trattamenti inumani e degradanti. L’Italia assicura asilo ai profughi secondo le regole internazionali. Italiani brava gente. La sentenza che i diciassette giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo hanno ieri all’unanimità emesso, ci dice che non è sempre vero e che qualche volta c’è scarto tra la realtà e la diffusa convinzione di esser noi all’avanguardia delle nazioni civili. Occasione quindi di riflessione e reazione, per far sì che quello scarto non ci sia mai più. I fatti oggetto della sentenza vennero all’epoca molto pubblicizzati. Canali televisivi influenti ne dettero compiaciuta notizia, come di un’occasione in cui il governo aveva dimostrato la sua efficienza nel difendere i confini dall’invasione di migranti illegali. Invece di continuare a ricevere stranieri sulle nostre spiagge, per poi dover iniziare la difficile e spesso impossibile pratica dell’espulsione, semplicemente erano state inviate navi militari a intercettare in alto mare e a riportare indietro, in Libia, gli indesiderati barconi ed il loro carico umano. Semplice, economico e pratico, «poche storie!». Come ricordò …

"I desideri impossibili", di Ezio Mauro

Tutti i giornali ieri scrivevano che nell´incontro con il Presidente del Consiglio Monti – mentre il Paese cerca una strada per uscire dalla crisi finanziaria – Silvio Berlusconi ha chiesto “garanzie” sulla Rai e sulla giustizia. Avremmo due domande per il Cavaliere: a quale titolo pretende queste garanzie e con quale faccia? Mentre la richiesta a Monti di intervenire sulla giustizia serve con ogni evidenza a tenere sotto pressione la magistratura, proprio quando i nodi processuali dell´ex Premier stanno arrivando al pettine, la Rai è tutt´uno con la concezione del potere – politico, mediatico, economico e imprenditoriale – che anima il Cavaliere fin dalla discesa in campo. Quali “garanzie” va cercando Berlusconi, adesso che non guida più l´esecutivo e che il Consiglio di amministrazione Rai sta per scadere? Può davvero ragionevolmente pensare che Monti insedi una governance bolscevica a viale Mazzini? O non teme piuttosto che la Rai si avvii a essere un´azienda normale, senza il guinzaglio dei partiti (il suo in primo luogo) al collo? È bene che di tutto questo si parli alla …