Mese: Febbraio 2012

“Chi assiste a scuola i ragazzi disabili”, di Franco Buccino

La scuola ha chiamato la nonna di Luca, un ragazzo disabile, perché il nipote se l’è fatta addosso. La signora si precipita a scuola con l’occorrente, anche se salviette e ricambio stanno sempre nella cartella del nipote. Lo pulisce e lo cambia sotto gli occhi dell’assistente materiale, che sta lì in piedi, a braccia conserte, con uno sguardo tra severo e accigliato. L’assistente si rivolge alla signora facendole notare che è quasi mezzogiorno e le chiede se si porta via il nipote. E no – sbotta la nonna – c’è ancora un’ora e mezza di scuola; vengo a prenderlo alla fine delle lezioni. Mentre va via, già si pente per quello scatto. Sia chiaro, la signora ha energia e risorse per mettere in riga assistente materiale, insegnanti e preside. Teme per suo nipote. Non che lo maltrattino, ma che lo prendano in antipatia. A pensare, dice, che il mattino il papà lo obbliga a stare seduto sul water anche per un’ora. Proprio per evitare quell’inconveniente e soprattutto l’umiliazione al figlio. Insomma, tornando battagliera, chiede quali …

“I cento giorni all’americana”, di Francesco Merlo

Sono cento giorni di virtù e di potenza, con i tic d´inglese che sostituiscono il briffare della Minetti con la cloud computing, la nuvola dei dati; al posto del nerd e del geek di Publitalia qui arrivano la spending review e la “gestione in house”. E ci sono pure le guasconate berlusconesche: «diamoci un taglio!», «diventeremo un modello per l´Europa». Torna, infine, il politichese doroteo ma solo per definire «rimodulazione delle aliquote di accisa» il rincaro della benzina. Of course.Mario Monti, con una retorica che ricorda la funesta lavagna di “Porta a Porta”, ha raccontato sul sito web della presidenza del Consiglio i suoi primi cento giorni come, da Franklin Roosevelt in poi, fanno solo i presidenti americani. Ma non c´è niente di più italiano del “tu vo´ fa l´americano” e ciascun Paese ha i suoi simboli e le sue cabale: da noi i cento giorni rimandano, come vedremo, a destini diversi dal new deal. Ma così va nell´Italia all´inglese: con l´e-governement e le smarts communities «l´Italia è più forte», «finalmente il Mediterraneo unisce», «il …

"I cento giorni all'americana", di Francesco Merlo

Sono cento giorni di virtù e di potenza, con i tic d´inglese che sostituiscono il briffare della Minetti con la cloud computing, la nuvola dei dati; al posto del nerd e del geek di Publitalia qui arrivano la spending review e la “gestione in house”. E ci sono pure le guasconate berlusconesche: «diamoci un taglio!», «diventeremo un modello per l´Europa». Torna, infine, il politichese doroteo ma solo per definire «rimodulazione delle aliquote di accisa» il rincaro della benzina. Of course.Mario Monti, con una retorica che ricorda la funesta lavagna di “Porta a Porta”, ha raccontato sul sito web della presidenza del Consiglio i suoi primi cento giorni come, da Franklin Roosevelt in poi, fanno solo i presidenti americani. Ma non c´è niente di più italiano del “tu vo´ fa l´americano” e ciascun Paese ha i suoi simboli e le sue cabale: da noi i cento giorni rimandano, come vedremo, a destini diversi dal new deal. Ma così va nell´Italia all´inglese: con l´e-governement e le smarts communities «l´Italia è più forte», «finalmente il Mediterraneo unisce», «il …

"Doppio cognome, un timido passo avanti", di Mariella Gramaglia

Nel nome della madre. O meglio nel suo cognome. Da domani il bambino di una coppia regolarmente sposata potrà chiamarsi Bianchi come la sua mamma e Sire come il suo papà? E sarà consentito ai genitori scegliere in che ordine disporre i due cognomi? Un recente libro di educazione civica per le bambine, Nina e i diritti delle donne di Cecilia D’Elia, comincia proprio così, con lo stupore della piccola Nina, che sta imparando a leggere, di fronte ai biglietti del traghetto per la vacanza estiva della famiglia, che fanno della sua mamma, la signora Bianchi, un’estranea dal cognome diverso. La ragazzina passerà in rassegna con la madre la storia recente delle donne italiane, ma alla fine tornerà perplessa alla domanda iniziale: «Perché nel mio cognome non c’è anche il tuo?». È l’ultima voce, in ordine di tempo, di una battaglia che dura almeno dalla fine degli anni Ottanta, quando entrarono in Parlamento diverse donne che avevano vissuto l’esperienza del movimento femminista e cominciarono a depositare proposte di legge sul tema. Suscitando molti appassionati dibattiti …

“Doppio cognome, un timido passo avanti”, di Mariella Gramaglia

Nel nome della madre. O meglio nel suo cognome. Da domani il bambino di una coppia regolarmente sposata potrà chiamarsi Bianchi come la sua mamma e Sire come il suo papà? E sarà consentito ai genitori scegliere in che ordine disporre i due cognomi? Un recente libro di educazione civica per le bambine, Nina e i diritti delle donne di Cecilia D’Elia, comincia proprio così, con lo stupore della piccola Nina, che sta imparando a leggere, di fronte ai biglietti del traghetto per la vacanza estiva della famiglia, che fanno della sua mamma, la signora Bianchi, un’estranea dal cognome diverso. La ragazzina passerà in rassegna con la madre la storia recente delle donne italiane, ma alla fine tornerà perplessa alla domanda iniziale: «Perché nel mio cognome non c’è anche il tuo?». È l’ultima voce, in ordine di tempo, di una battaglia che dura almeno dalla fine degli anni Ottanta, quando entrarono in Parlamento diverse donne che avevano vissuto l’esperienza del movimento femminista e cominciarono a depositare proposte di legge sul tema. Suscitando molti appassionati dibattiti …