Giorno: 27 Febbraio 2012

“Scuola, è allarme abbandoni uno su cinque senza diploma Italia tra i peggiori d´Europa”, di Corrado Zunino

La crisi economica, a scuola, fa crescere i dispersi. Il ministro dell´Istruzione, letti gli ultimi dati sulla fuga dalle classi, ha scelto di porre la questione tra le priorità del suo mandato. In Italia un ragazzo su cinque non ha un diploma di media superiore né una qualifica professionale: è “disperso scolastico”, secondo l´accezione europea, destinato al fallimento personale. Gli ultimi dati Istat, passati dall´Istituto nazionale di statistica al Miur dieci giorni fa e ora pubblici, illuminano il quadro: il 18,8 per cento dei giovani italiani fugge la scuola prima del diploma (si sale al 22 tra i maschi). Certo, alle spalle c´è un recente recupero: dal 2004 al 2010 è tornato in aula e agli esami finali il 4 per cento degli iscritti, ma l´ufficio statistica del ministero sta lavorando nuovi dati che illustrano come la lunga crisi economica abbia interrotto il recupero e stia allargando un problema storicizzato al Sud alle periferie delle metropoli italiane: Milano, Torino, Genova, Verona, Bologna, Roma. Il ministro Francesco Profumo è stato un mese fa a Ponticelli (Napoli) …

“Fiat, si muova il governo”, di Guglielmo Epifani

Appaiono molto singolari, per non dire altro, le reazioni all’intervista con cui Sergio Marchionne in forma esplicita rovescia gran parte degli obiettivi di Fabbrica Italia, e cioè la filosofia di politica industriale che per oltre due anni ha ispirato obiettivi e me todi del gruppo Fiat Chrysler alme- no nel nostro Paese. Nell’intervista vengono messi da parte i precedenti obiettivi produttivi, rimandati ancora i nuovi modelli, reso di fatto senza sostanza l’impegno a difendere gli impianti a fronte di assetti organizzativi e contrattuali di tipo diverso dal passato, con una drastica riduzione di diritti, il peggioramento delle condizioni lavorative e il diritto negato alla rappresentanza sindacale per migliaia di lavoratori del gruppo. Nuova e grave infine è la previsione di una possibile chiusura di due stabilimenti se le vendite nel mercato americano non dovessero andar bene, anche perché le conseguenze in questo caso sarebbero nettamente più pesanti di quelle già affrontate e subite fino ad oggi. Lasciamo per un momento perdere il fatto che in molti negli anni scorsi avevano paventato questo esito e messo …

"Fiat, si muova il governo", di Guglielmo Epifani

Appaiono molto singolari, per non dire altro, le reazioni all’intervista con cui Sergio Marchionne in forma esplicita rovescia gran parte degli obiettivi di Fabbrica Italia, e cioè la filosofia di politica industriale che per oltre due anni ha ispirato obiettivi e me todi del gruppo Fiat Chrysler alme- no nel nostro Paese. Nell’intervista vengono messi da parte i precedenti obiettivi produttivi, rimandati ancora i nuovi modelli, reso di fatto senza sostanza l’impegno a difendere gli impianti a fronte di assetti organizzativi e contrattuali di tipo diverso dal passato, con una drastica riduzione di diritti, il peggioramento delle condizioni lavorative e il diritto negato alla rappresentanza sindacale per migliaia di lavoratori del gruppo. Nuova e grave infine è la previsione di una possibile chiusura di due stabilimenti se le vendite nel mercato americano non dovessero andar bene, anche perché le conseguenze in questo caso sarebbero nettamente più pesanti di quelle già affrontate e subite fino ad oggi. Lasciamo per un momento perdere il fatto che in molti negli anni scorsi avevano paventato questo esito e messo …

“I silenzi del governo sulla stretta creditizia”, di Tito Boeri

Il fondo taglia-tasse è slittato al 2013. Se tutto va bene entrerà in vigore nel 2014. Il riordino degli ammortizzatori viene annunciato per il 2017. Le riforme di spesa non sono per questa legislatura. Farle pro forma ora per lasciarle in eredità ai governi futuri è pura demagogia. Le leggi delega su fisco e ammortizzatori tramandate da una legislatura all´altra sono finite nel nulla. Anche le riforme posticipate non funzionano: ricordiamoci degli scaloni previdenziali diventati scalini. Meglio concentrarsi sulle riforme a costo zero che riguardano il presente, a partire dall´ingresso nel mercato del lavoro che abbassa produttività e salari e dalla stretta creditizia che rischia di strangolare molte aziende. Aspetto non secondario, il credit crunch dà spazio ad organizzazioni criminali che possono riciclare denaro sporco fornendo liquidità ad imprese assetate. In questi giorni sono più frequenti le interviste ai banchieri che ai calciatori. Immancabilmente negano di avere stretto i cordoni del credito. “Continuiamo a finanziare le imprese e le famiglie. Al massimo avremo tagliato la parte finanziaria degli impieghi.” Devo appartenere a questa categoria dato …

"I silenzi del governo sulla stretta creditizia", di Tito Boeri

Il fondo taglia-tasse è slittato al 2013. Se tutto va bene entrerà in vigore nel 2014. Il riordino degli ammortizzatori viene annunciato per il 2017. Le riforme di spesa non sono per questa legislatura. Farle pro forma ora per lasciarle in eredità ai governi futuri è pura demagogia. Le leggi delega su fisco e ammortizzatori tramandate da una legislatura all´altra sono finite nel nulla. Anche le riforme posticipate non funzionano: ricordiamoci degli scaloni previdenziali diventati scalini. Meglio concentrarsi sulle riforme a costo zero che riguardano il presente, a partire dall´ingresso nel mercato del lavoro che abbassa produttività e salari e dalla stretta creditizia che rischia di strangolare molte aziende. Aspetto non secondario, il credit crunch dà spazio ad organizzazioni criminali che possono riciclare denaro sporco fornendo liquidità ad imprese assetate. In questi giorni sono più frequenti le interviste ai banchieri che ai calciatori. Immancabilmente negano di avere stretto i cordoni del credito. “Continuiamo a finanziare le imprese e le famiglie. Al massimo avremo tagliato la parte finanziaria degli impieghi.” Devo appartenere a questa categoria dato …

“Salari, la vera anomalia italiana”, di Massimo Franchi

Altro che guardare a Francia, Germania e altre locomotive europee. Altro che aspirare a modelli perfetti, a riforme fantasmagoriche, a grandi principi. I numeri riportano tutto alla triste realtà del nostro Paese. Quando si tratta di stipendi e salari, l’Italia ha più che fare con la Grecia, con la Spagna, con il Portogallo, con la Slovenia. Lo certificano i dati Eurostat, pubblicati nel recente rapporto «Labour market statistics». Sono riferiti al 2009, in piena crisi, dopo la quale tutto è stato per lo meno congelato. E così scopriamo che la media degli stipendi che percepiscono i lavoratori italiani è di 23.406 euro lordi. Si tratta della metà di quanto invece si guadagna nel piccolo Lussemburgo (48.914), ma anche in Olanda (44.412) e nella grande Germania (41.100). La Francia è lontanissima da noi (33.574), mentre molto meglio di noi stava la Grecia (29.160), la Spagna (26.316). Per consolarci si può guardare sotto di noi, dove si trovano Portogallo (17.129), Slovenia (16.282), con il fanalino di coda Slovacchia (10.387). Anche per quanto riguarda l’aumento sul 2005, l’avanzamento …

"Salari, la vera anomalia italiana", di Massimo Franchi

Altro che guardare a Francia, Germania e altre locomotive europee. Altro che aspirare a modelli perfetti, a riforme fantasmagoriche, a grandi principi. I numeri riportano tutto alla triste realtà del nostro Paese. Quando si tratta di stipendi e salari, l’Italia ha più che fare con la Grecia, con la Spagna, con il Portogallo, con la Slovenia. Lo certificano i dati Eurostat, pubblicati nel recente rapporto «Labour market statistics». Sono riferiti al 2009, in piena crisi, dopo la quale tutto è stato per lo meno congelato. E così scopriamo che la media degli stipendi che percepiscono i lavoratori italiani è di 23.406 euro lordi. Si tratta della metà di quanto invece si guadagna nel piccolo Lussemburgo (48.914), ma anche in Olanda (44.412) e nella grande Germania (41.100). La Francia è lontanissima da noi (33.574), mentre molto meglio di noi stava la Grecia (29.160), la Spagna (26.316). Per consolarci si può guardare sotto di noi, dove si trovano Portogallo (17.129), Slovenia (16.282), con il fanalino di coda Slovacchia (10.387). Anche per quanto riguarda l’aumento sul 2005, l’avanzamento …