Giorno: 26 Febbraio 2012

"Non solo una bacheca", di Claudio Sardo

Le bacheche de l’Unità smantellate negli stabilimenti Magneti Marelli di Bologna e Bari non sono purtroppo un accidente. Sono parte di uno scontro politico, di un’involuzione culturale, di una crisi che non è soltanto economica. L’Unità è uno degli strumenti attraverso cui si esprime il pluralismo sociale. Ma è anche una delle radici che affondano nella storia nazionale e nelle passioni civili e democratiche della nostra comunità. Certo, l’espulsione de l’Unità da queste fabbriche del gruppo Fiat non ha un valore sindacale paragonabile al gravissimo vulnus nella rappresentanza provocato dall’esclusione della Fiom, oppure alle discriminazioni subite dai lavoratori iscritti alla Cgil, o ancora al rifiuto di rispettare la sentenza del giudice sul reintegro dei tre operai di Melfi. Eppure contiene un significato che non è solo simbolico. La questione riguarda la considerazione dei lavoratori nella realtà aziendale, riguarda il loro spazio di libertà e di autonomia, insomma i loro mondi vitali. La crisi di competitività che ha investito l’Italia e l’Europa ci induce quotidianamente a parlare delle regole del mercato del lavoro, degli strumenti di …

“Non solo una bacheca”, di Claudio Sardo

Le bacheche de l’Unità smantellate negli stabilimenti Magneti Marelli di Bologna e Bari non sono purtroppo un accidente. Sono parte di uno scontro politico, di un’involuzione culturale, di una crisi che non è soltanto economica. L’Unità è uno degli strumenti attraverso cui si esprime il pluralismo sociale. Ma è anche una delle radici che affondano nella storia nazionale e nelle passioni civili e democratiche della nostra comunità. Certo, l’espulsione de l’Unità da queste fabbriche del gruppo Fiat non ha un valore sindacale paragonabile al gravissimo vulnus nella rappresentanza provocato dall’esclusione della Fiom, oppure alle discriminazioni subite dai lavoratori iscritti alla Cgil, o ancora al rifiuto di rispettare la sentenza del giudice sul reintegro dei tre operai di Melfi. Eppure contiene un significato che non è solo simbolico. La questione riguarda la considerazione dei lavoratori nella realtà aziendale, riguarda il loro spazio di libertà e di autonomia, insomma i loro mondi vitali. La crisi di competitività che ha investito l’Italia e l’Europa ci induce quotidianamente a parlare delle regole del mercato del lavoro, degli strumenti di …

"Il nemico occidentale", di Gilles Kepel

Le violenze che da cinque giorni scuotono l´Afghanistan dopo che nella base militare americana di Bagram alcune copie del Corano sono state bruciate per errore, possono sembrare assolutamente paradossali da uno sguardo occidentale. Dopo tutto, i Paesi della Nato che hanno inviato donne e uomini a morire in Afghanistan, attraversando per questo gravi crisi politiche interne e sopportando un notevole costo economico, hanno cercato di ricostruire un Paese devastato dalla dittatura dei Taliban.Nella visione occidentale è paradossale che l´incenerimento incidentale di opere seppur sacre possa tradursi in manifestazioni violente e nell´omicidio di quelli che sono stati mandati in quel Paese per ristabilire la pace. L´episodio può ora provocare un incendio ancora più vasto in tutta l´area, come accadde già per altre vicende legate a libri: basti ricordare la scia di sangue seguita oltre venti anni fa alla pubblicazione dei Versetti satanici di Salman Rushdie. L´attuale contesto regionale è infatti estremamente teso. S´intuiscono i preparativi di un più vasto conflitto, successivo alle rivoluzioni arabe e di cui la prima tappa potrebbe svolgersi intorno al Golfo Persico …

“Il nemico occidentale”, di Gilles Kepel

Le violenze che da cinque giorni scuotono l´Afghanistan dopo che nella base militare americana di Bagram alcune copie del Corano sono state bruciate per errore, possono sembrare assolutamente paradossali da uno sguardo occidentale. Dopo tutto, i Paesi della Nato che hanno inviato donne e uomini a morire in Afghanistan, attraversando per questo gravi crisi politiche interne e sopportando un notevole costo economico, hanno cercato di ricostruire un Paese devastato dalla dittatura dei Taliban.Nella visione occidentale è paradossale che l´incenerimento incidentale di opere seppur sacre possa tradursi in manifestazioni violente e nell´omicidio di quelli che sono stati mandati in quel Paese per ristabilire la pace. L´episodio può ora provocare un incendio ancora più vasto in tutta l´area, come accadde già per altre vicende legate a libri: basti ricordare la scia di sangue seguita oltre venti anni fa alla pubblicazione dei Versetti satanici di Salman Rushdie. L´attuale contesto regionale è infatti estremamente teso. S´intuiscono i preparativi di un più vasto conflitto, successivo alle rivoluzioni arabe e di cui la prima tappa potrebbe svolgersi intorno al Golfo Persico …

“Il Paese scommetta sulle donne”, di Roberta Agostini

Da tutte le regioni del Sud sono arrivate a Napoli lo scorso fine settimana centinaia di donne – amministratrici parlamentari, sindacaliste, esponenti dell’associazionismo- per discutere intorno ad alcune parole chiave (lavoro, welfare, legalità, democrazia) di nuovo sviluppo e buona politica con l’ambizione di rilanciare una proposta per la ricostruzione, per chiudere definitivamente la stagione del berlusconismo e avviareun ciclo riformatore nel Paese. L’occupazione femminile al Sud è inferiore di 30 punti percentuali agli obiettivi fissati a Lisbona, meno di una su tre lavora. Il tasso di attività femminile si è ridotto, cioè si è prodotto un allontanamento delle donne disponibili a lavorare, soprattutto di quelle con basso titolo di studio. A un’occupazione modesta quasi sempre corrisponde una retribuzione insufficiente a compensare il lavoro domestico a cui si dovrebbe rinunciare per lavorare in un contesto di servizi insufficienti o assenti. Per questo un numero sempre più alto di donne sceglie di restare a casa. La flessibilizzazione del lavoro in atto negli ultimi anni ha dato vita ad un’area estesa di instabilità occupazionale che nel sud è …

"Il Paese scommetta sulle donne", di Roberta Agostini

Da tutte le regioni del Sud sono arrivate a Napoli lo scorso fine settimana centinaia di donne – amministratrici parlamentari, sindacaliste, esponenti dell’associazionismo- per discutere intorno ad alcune parole chiave (lavoro, welfare, legalità, democrazia) di nuovo sviluppo e buona politica con l’ambizione di rilanciare una proposta per la ricostruzione, per chiudere definitivamente la stagione del berlusconismo e avviareun ciclo riformatore nel Paese. L’occupazione femminile al Sud è inferiore di 30 punti percentuali agli obiettivi fissati a Lisbona, meno di una su tre lavora. Il tasso di attività femminile si è ridotto, cioè si è prodotto un allontanamento delle donne disponibili a lavorare, soprattutto di quelle con basso titolo di studio. A un’occupazione modesta quasi sempre corrisponde una retribuzione insufficiente a compensare il lavoro domestico a cui si dovrebbe rinunciare per lavorare in un contesto di servizi insufficienti o assenti. Per questo un numero sempre più alto di donne sceglie di restare a casa. La flessibilizzazione del lavoro in atto negli ultimi anni ha dato vita ad un’area estesa di instabilità occupazionale che nel sud è …

«Caro ministro, in classe vorrei un termosifone», di Mila Spicola

Caro ministro, mi chiamo Alessio, vorrei un termosifone per ogni classe, i banchi che sono rotti, una palestra, i libri, armadi, pavimenti che sono rotti, le sedie, vetri alle finestre, spesso vorrei utilizzare l’aula di danza, non la possiamo utilizzare perché mancano i soldi per chiamare un professore, dipingere i muri che sono mascherati. Per favore agliutaci che la scuola Falcone ha bisogno di una mano. Alessio». Si scrive «aiutaci» Alessio, attenzione. «Ah..e chiffazzu? Unciadugnu?». «No, no…dagliela. È molto bella la tua lettera, posso pubblicarla?» Si illumina d’immenso. Istituto Comprensivo Giovanni Falcone, quartiere Zen, Palermo. Persa tra le agghiaccianti insulae della progettazione degli anni 70, la scuola in fondo è bella. Sono seduta tra il pubblico, nell’aula magna, in fondo, accanto ad Alessio, Salvo, Sabrina… Siamo tutti in attesa di ascoltare il ministro, «il presidente di tutte le scuole ». Hanno una malloppetto di cartoncini colorati, pieni di parole, di disegni. «Sono le lettere per il presidente, dove che gli chiediamo quello che ci manca, le vuole vedere? Ci dice se sono buone?» Certo, dai… …