Giorno: 23 Febbraio 2012

“La ricerca? E’ ingessata come un Ministero”, di Cristiana Pulcinelli

Intervista a Fernando Ferroni. Il presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare spiega perché in Italia i giovani trovano le porte sbarrate: ne entra uno ogni 5 pensionati. «Perdiamo i fondieuropei perché ognuno è bravo per sé ma non fa squadra». Programmazione, meno variazioni di rotta, scelte coraggiose. Si potrebbero riassumere così le richieste di Fernando Ferroni al governo per quanto riguarda la politica della ricerca: «Fin qui siamo ancora all’emergenza: la priorità è salvare l’Italia dal baratro. Al momento non vedo un piano in cui la ricerca sia vista come fattore di crescita,ma sono fiducioso». Ferroni, professore ordinario di fisica sperimentale all’università La Sapienza di Roma, da ottobre 2011 è presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Intanto il Miur ha fatto uscire i nuovi Bandi per il finanziamento dei Progetti di ricerca di interesse nazionale (Prin)e quelli«Futuroinricerca» rivolti ai giovani. Non è una buona cosa? «Le incentivazioni alla ricerca, in teoria, dovrebbero uscire ogni anno: non vorrei che diventassero un fatto straordinario. Va comunque reso merito al governo di aver resuscitato questi fondi, dopo …

"La ricerca? E' ingessata come un Ministero", di Cristiana Pulcinelli

Intervista a Fernando Ferroni. Il presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare spiega perché in Italia i giovani trovano le porte sbarrate: ne entra uno ogni 5 pensionati. «Perdiamo i fondieuropei perché ognuno è bravo per sé ma non fa squadra». Programmazione, meno variazioni di rotta, scelte coraggiose. Si potrebbero riassumere così le richieste di Fernando Ferroni al governo per quanto riguarda la politica della ricerca: «Fin qui siamo ancora all’emergenza: la priorità è salvare l’Italia dal baratro. Al momento non vedo un piano in cui la ricerca sia vista come fattore di crescita,ma sono fiducioso». Ferroni, professore ordinario di fisica sperimentale all’università La Sapienza di Roma, da ottobre 2011 è presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Intanto il Miur ha fatto uscire i nuovi Bandi per il finanziamento dei Progetti di ricerca di interesse nazionale (Prin)e quelli«Futuroinricerca» rivolti ai giovani. Non è una buona cosa? «Le incentivazioni alla ricerca, in teoria, dovrebbero uscire ogni anno: non vorrei che diventassero un fatto straordinario. Va comunque reso merito al governo di aver resuscitato questi fondi, dopo …

“La vendetta di Einstein”, di Piergiorgio Odifreddi

Il buon vecchio Einstein si è salvato. La sua teoria della relatività, messa in forse dagli esperimenti del Cern sui neutrini veloci, si è salvata anch´essa. È stato infatti annunciato che le macchine usate per l´esperimento erano difettose. L´episodio ci permette di fare alcune considerazioni. La prima, anticipata di molti decenni dallo stesso Einstein, è che «la scienza non è una repubblica delle banane, in cui succedono rivoluzioni ogni sei mesi». Il pubblico si appassiona sempre ai cambiamenti epocali, ma forse nella scienza è più utile concentrarsi sugli aspetti ormai assodati, sui risultati acquisiti, che non sulle nuove idee che ancora attendono conferme e verifiche. La seconda considerazione è, però, che all´annuncio dell´esperimento il mondo intero si è coalizzato nel tentativo di comprendere quali sarebbero state le conseguenze teoriche e pratiche di una velocità superluminale dei neutrini. Articoli di giornale, discussioni sui blog, seminari di ricerca hanno rivisto i fondamenti della relatività di Einstein, mettendo a volte in luce aspetti nascosti o impostazioni innovative che un secolo di abitudine alla teoria avevano lasciato in ombra. …

"La vendetta di Einstein", di Piergiorgio Odifreddi

Il buon vecchio Einstein si è salvato. La sua teoria della relatività, messa in forse dagli esperimenti del Cern sui neutrini veloci, si è salvata anch´essa. È stato infatti annunciato che le macchine usate per l´esperimento erano difettose. L´episodio ci permette di fare alcune considerazioni. La prima, anticipata di molti decenni dallo stesso Einstein, è che «la scienza non è una repubblica delle banane, in cui succedono rivoluzioni ogni sei mesi». Il pubblico si appassiona sempre ai cambiamenti epocali, ma forse nella scienza è più utile concentrarsi sugli aspetti ormai assodati, sui risultati acquisiti, che non sulle nuove idee che ancora attendono conferme e verifiche. La seconda considerazione è, però, che all´annuncio dell´esperimento il mondo intero si è coalizzato nel tentativo di comprendere quali sarebbero state le conseguenze teoriche e pratiche di una velocità superluminale dei neutrini. Articoli di giornale, discussioni sui blog, seminari di ricerca hanno rivisto i fondamenti della relatività di Einstein, mettendo a volte in luce aspetti nascosti o impostazioni innovative che un secolo di abitudine alla teoria avevano lasciato in ombra. …

“A scuola si diventa italiani”, di Andrea Gavosto*

È un’assurdità e una follia che dei bambini nati in Italia non diventino italiani». Parole forti del presidente Napolitano, che prima di Natale ha sollecitato il Parlamento a farsi carico del tema dell’acquisizione della cittadinanza italiana da parte dei figli degli immigrati. Parole riprese nei giorni scorsi dal ministro dell’Interno Cancellieri e da quello dell’Integrazione Riccardi, con sfumature diverse. Parole che ci dicono che il tempo è maturo per intervenire; anzi ne abbiamo perso già troppo, incapaci di superare lo stallo – sovente molto ideologico – fra le maglie troppo strette dello ius sanguinis e quelle troppo larghe dello ius soli. Una cosa è certa: l’attuale legge, che prevede il diritto di acquisire a 18 anni la cittadinanza solo per i figli di genitori stranieri che siano nati qui e che dimostrino di aver risieduto in Italia tutta la vita senza interruzioni, non funziona. E’ barocca e impraticabile: per le famiglie immigrate, dimostrare la residenza ininterrotta è molto difficile, soprattutto perché le varie sanatorie che l’Italia ha adottato hanno creato periodi di vuoto nelle iscrizioni …

"A scuola si diventa italiani", di Andrea Gavosto*

È un’assurdità e una follia che dei bambini nati in Italia non diventino italiani». Parole forti del presidente Napolitano, che prima di Natale ha sollecitato il Parlamento a farsi carico del tema dell’acquisizione della cittadinanza italiana da parte dei figli degli immigrati. Parole riprese nei giorni scorsi dal ministro dell’Interno Cancellieri e da quello dell’Integrazione Riccardi, con sfumature diverse. Parole che ci dicono che il tempo è maturo per intervenire; anzi ne abbiamo perso già troppo, incapaci di superare lo stallo – sovente molto ideologico – fra le maglie troppo strette dello ius sanguinis e quelle troppo larghe dello ius soli. Una cosa è certa: l’attuale legge, che prevede il diritto di acquisire a 18 anni la cittadinanza solo per i figli di genitori stranieri che siano nati qui e che dimostrino di aver risieduto in Italia tutta la vita senza interruzioni, non funziona. E’ barocca e impraticabile: per le famiglie immigrate, dimostrare la residenza ininterrotta è molto difficile, soprattutto perché le varie sanatorie che l’Italia ha adottato hanno creato periodi di vuoto nelle iscrizioni …

“I corsari della notizia”, di Bernardo Valli

È evidente. Ovvio. Il cronista non è un artista e ancor meno uno scienziato. Il suo mestiere è vicino a quello dell´artigiano. Ha un´utilità diretta. Assicura un servizio pubblico indispensabile a una società democratica: informare. Informare cercando di sfuggire a mille insidie, e tra queste la fiction, l´immaginazione, riservata all´artista. Informare accettando la verità del momento, destinata a cambiare, a evolvere. Una verità esposta alle emozioni e alle insidiose idee preconcette. Questa attività approssimativa, sempre soggetta a correzioni, ad aggiornamenti per avvicinarsi a un´inarrivabile esattezza, è vulnerabile a tanti virus. Virus politici, morali, economici, creati dall´ambizione e dalle intime, soggettive convinzioni. Il mestiere rivela tutta la sua nobiltà quando per raccontare la verità del momento, effimera ma preziosa, il cronista mette a repentaglio la vita. Allora l´artigiano riscuote il rispetto che gli è dovuto. Scrivo pensando naturalmente agli ultimi due cronisti uccisi a Homs, in Siria. Il fotoreporter francese, Rémi Ochlik, aveva 28 anni e una faccia da ragazzino. Era già ricco di esperienze. Libia, Congo, Haiti. Mi ricorda tanti altri giovani suoi colleghi per …