Giorno: 22 Febbraio 2012

"Contro i professionisti dell'intolleranza per ripristinare la libertà di parola", di Pierluigi Battista

Gli squadristi che inseguono Giancarlo Caselli per tappargli la bocca usano il potere della violenza contro il potere della parola. Adusi alla sopraffazione, temono il pensiero e le parole che lo esprimono come il più grande pericolo.Per loro il Nemico va annientato, figurarsi se può essergli riconosciuto il diritto di parola. Chi impedisce a Caselli di parlare, diffonde il virus dell’intolleranza e della prepotenza. Bisognerebbe definirli per ciò che sono: vigliacchi che si accaniscono in tanti contro uno. Altro che le buone ragioni del popolo No Tav, che dovrebbe cacciare con energia i professionisti della bastonatura dal loro movimento, discutibile ma, se espresso in forme democratiche, più che legittimo. Ma per essere efficacemente solidali con Caselli, anche ieri sera a Genova vittima dell’intolleranza, bisognerebbe smetterla anche con l’acquiescenza indulgente che ha sin qui accompagnato le gesta di chi va in giro per l’Italia a impedire ai loro bersagli di presentare libri, divulgare idee, discutere liberamente. I prepotenti fanno della loro vittima un simbolo del Male: in questo caso della «repressione» giudiziaria dei violenti che secondo …

“Contro i professionisti dell’intolleranza per ripristinare la libertà di parola”, di Pierluigi Battista

Gli squadristi che inseguono Giancarlo Caselli per tappargli la bocca usano il potere della violenza contro il potere della parola. Adusi alla sopraffazione, temono il pensiero e le parole che lo esprimono come il più grande pericolo.Per loro il Nemico va annientato, figurarsi se può essergli riconosciuto il diritto di parola. Chi impedisce a Caselli di parlare, diffonde il virus dell’intolleranza e della prepotenza. Bisognerebbe definirli per ciò che sono: vigliacchi che si accaniscono in tanti contro uno. Altro che le buone ragioni del popolo No Tav, che dovrebbe cacciare con energia i professionisti della bastonatura dal loro movimento, discutibile ma, se espresso in forme democratiche, più che legittimo. Ma per essere efficacemente solidali con Caselli, anche ieri sera a Genova vittima dell’intolleranza, bisognerebbe smetterla anche con l’acquiescenza indulgente che ha sin qui accompagnato le gesta di chi va in giro per l’Italia a impedire ai loro bersagli di presentare libri, divulgare idee, discutere liberamente. I prepotenti fanno della loro vittima un simbolo del Male: in questo caso della «repressione» giudiziaria dei violenti che secondo …

"Dopo il caso Rai dimissioni in bianco, combattere l’illegalità", di Teresa Bellanova

Un’arma di ricatto micidiale, una spada di Damocle sospesa sulla propria speranza: firmare le proprie dimissioni in bianco, senza data e lasciandole al libero arbitrio del datore di lavoro al momento dell’assunzione, è la negazione della possibilità di darsi una stabilità di vita e una prospettiva di costruzione del futuro. Il lavoro che in questi giorni stiamo portando avanti in Commissione lavoro, con una proposta di legge per debellare questa pratica odiosa, riavvia una battaglia che parte da lontano. Nel 2007, con la norma introdotta dal Governo Prodi, sembrava essere conclusa. Ma nel 2008, con il nuovo Governo, giunse la doccia fredda del suo ripristino. Nel biennio successivo, 800 mila lavoratrici nel corso della loro vita lavorativa, in occasione di una gravidanza, sono state licenziate o messe in condizione di doversi dimettere. Quattro su dieci donne costrette a lasciare il lavoro hanno poi ripreso l’attività. Le opportunità di ritornare a lavorare non sono state però le stesse in tutto il Paese: sono la metà delle licenziate nel Nord e addirittura meno di un quarto nel …

“Dopo il caso Rai dimissioni in bianco, combattere l’illegalità”, di Teresa Bellanova

Un’arma di ricatto micidiale, una spada di Damocle sospesa sulla propria speranza: firmare le proprie dimissioni in bianco, senza data e lasciandole al libero arbitrio del datore di lavoro al momento dell’assunzione, è la negazione della possibilità di darsi una stabilità di vita e una prospettiva di costruzione del futuro. Il lavoro che in questi giorni stiamo portando avanti in Commissione lavoro, con una proposta di legge per debellare questa pratica odiosa, riavvia una battaglia che parte da lontano. Nel 2007, con la norma introdotta dal Governo Prodi, sembrava essere conclusa. Ma nel 2008, con il nuovo Governo, giunse la doccia fredda del suo ripristino. Nel biennio successivo, 800 mila lavoratrici nel corso della loro vita lavorativa, in occasione di una gravidanza, sono state licenziate o messe in condizione di doversi dimettere. Quattro su dieci donne costrette a lasciare il lavoro hanno poi ripreso l’attività. Le opportunità di ritornare a lavorare non sono state però le stesse in tutto il Paese: sono la metà delle licenziate nel Nord e addirittura meno di un quarto nel …

"Così muore la sanità pubblica", di Livia Turco

L’inaudita vicenda della donna abbandonata nel pronto soccorso del policlinico Umberto I di Roma è un campanello d’allarme molto preoccupante sullo stato della sanità nel Lazio e, più in generale, sull’arretramento che può provocare, nel nostro paese, la politica dei tagli lineari. Il sistema sanitario dell’Italia è eccellente e a Roma, come nel Lazio, ci sono buoni servizi. Ho sempre contrastato la retorica della malasanità perché il nostro sistema sanitario è una grande infrastruttura del nostro paese e un prezioso bene comune. Un bene comune di cui avere cura, da monitorare giorno per giorno per verificarne i risultati, individuarne le inefficienze, combatterne gli sprechi, costruirne le innovazioni. Questa cura quotidiana ha bisogno di un gioco di squadra tra operatori, professionisti, amministratori e cittadini alimentato dal sentimento della fiducia e dall’amore per il bene “salute”. La sanità italiana è stata eccellente quando c’è stata una politica che ha considerato la salute come un investimento e non come un costo. Riflettiamo su questo dato: a fronte di un carico in termini di spesa pubblica del 7,2% del …

“Così muore la sanità pubblica”, di Livia Turco

L’inaudita vicenda della donna abbandonata nel pronto soccorso del policlinico Umberto I di Roma è un campanello d’allarme molto preoccupante sullo stato della sanità nel Lazio e, più in generale, sull’arretramento che può provocare, nel nostro paese, la politica dei tagli lineari. Il sistema sanitario dell’Italia è eccellente e a Roma, come nel Lazio, ci sono buoni servizi. Ho sempre contrastato la retorica della malasanità perché il nostro sistema sanitario è una grande infrastruttura del nostro paese e un prezioso bene comune. Un bene comune di cui avere cura, da monitorare giorno per giorno per verificarne i risultati, individuarne le inefficienze, combatterne gli sprechi, costruirne le innovazioni. Questa cura quotidiana ha bisogno di un gioco di squadra tra operatori, professionisti, amministratori e cittadini alimentato dal sentimento della fiducia e dall’amore per il bene “salute”. La sanità italiana è stata eccellente quando c’è stata una politica che ha considerato la salute come un investimento e non come un costo. Riflettiamo su questo dato: a fronte di un carico in termini di spesa pubblica del 7,2% del …

"Esodati e ricongiunzioni folli. Il diritto negato alla pensione", di Massimo Franchi

Un furto legalizzato, una sorta di diritto ipotetico, di lotteria, in cui le persone versano contributi senza sapere cosa succedera dei loro soldi e quando andranno in pensione . Un furto a cui la Cgil risponde preparandosi a sostenere chiunque voglia fare causa (class action non sono possibili) e mobilitandosi unitariamente con Cisl e Uil in una battaglia comune (partita con la lettera a Fornero dei tre segretari confederali il 19 gennaio in cui si parla di ≪situazioni drammatiche che la ministra sembra non aver compreso del tutto≫) per ≪ridare certezze ed equita al sistema pensionistico italiano≫. Dentro al ≪tritacarne≫, al ≪frullatore ≫ della riforma delle pensioni sono rimasti intrappolati centinaia di migliaia di persone. Si parlava di 65mila ma sono molti di piu, un numero preciso non esiste e non puo esserci perche l’Inps non puo avere dati su persone che non hanno ancora fatto domanda di pensione , spiega Vera Lamonica, segretario confederale Cgil, cercando di evitare l’uso di quella parola bruttissima che e esodati e che non rende l’idea della tragedia di …