Il mondo della scienza e il mondo civile sono sconcertati di fronte all´indicazione, emersa in questi giorni, di proseguire nel programma di acquisto dei cacciabombardieri F-35, riducendo il numero, nella migliore delle ipotesi, da 131 a 100. Chiunque abbia a cuore il nostro Paese e il suo futuro, su questo punto non può tacere. La decisione di aderire a questo programma militare di nove Stati, il più costoso della storia, che prevede per l´Italia un esborso di 15 miliardi di euro, fu presa nel 2002 (l´accordo fu firmato a Washington dall´attuale ministro della Difesa) e già allora suscitò forti polemiche.
Ora però, quando per far fronte alla crisi il governo si trova costretto a minare i fondamenti economici di ogni famiglia: lavoro, pensioni, assistenza sanitaria, l´idea di dedicare una cifra iperbolica a questo programma, appare difficilmente accettabile. Ogni caccia costa 120 milioni di euro, che basterebbero per costruire 185 asili nido, permettendo a più madri di mantenere il loro posto di lavoro.
La maggioranza dei cittadini non vuole nuovi investimenti in armi e qualcuno ha ventilato un referendum. Le famiglie italiane stanno accettando con responsabilità e senso civico i tagli ai servizi e ai consumi imposti dalla crisi economica e dalla situazione europea, e affronteranno con dignità anche le difficoltà peggiori: mancanza di sviluppo e di posti di lavoro per i giovani.
C´è molta preoccupazione, ma c´è allo stesso tempo una coscienza diffusa del fatto che tutti debbano farsi carico del ri-appianamento dei conti, in vista di una ripresa. Ma i conti devono essere trasparenti, e le motivazioni delle scelte condivise. Io credo che nessuno di noi si imporrebbe un sacrificio oggi, per un domani di guerra e di sangue. La gente vuole benessere, salute, crescita, e soprattutto vuole la pace. Molti italiani non sanno che ci apprestiamo ad aumentare il nostro debito pubblico per poter ipoteticamente colpire meglio un nemico (che non c´è), quando, per ridurre lo stesso debito, chiediamo ai nostri malati di pagare addirittura una tassa sulla loro malattia: il ticket sanitario.
L´acquisto degli F-35, oltre che assurdo, è contro la nostra Costituzione, che all´articolo 11 stabilisce che l´Italia ripudia la guerra, se non come strumento di difesa. Ma i caccia sono armi di attacco, e chi mai l´Italia dovrebbe attaccare ? Per fortuna nel nostro Paese esiste una società civile molto attenta, che dal 2009 sostiene con convinzione e costanza una campagna – “Taglia le ali alle armi” – per fermare il programma F35. Come senatore, nel 2010, anche io ho partecipato personalmente, presentando una petizione in Senato. I promotori oggi chiedono prima di tutto che vengano spiegati gli obiettivi: a cosa servono nuove armi costose e sofisticate? Chiedono inoltre che vengano considerate le alternative possibili di impiego delle risorse pubbliche: ricerca scientifica, asili, scuole, ospedali, aiuti ai giovani e alle donne.
Le priorità vere del nostro Paese non possono essere i cacciabombardieri. Gran parte del mondo sta disarmando, e persino le potenze militari storiche, come gli Stati Uniti riducono gli organici e ritirano le truppe dalle missioni. La guerra è uno strumento barbaro per la risoluzione dei conflitti e barbari sono i suoi strumenti, le armi. Per fortuna, sarà storicamente destinata a sparire, perché la pace è la condizione imprescindibile del progresso economico, sociale, scientifico. Che l´Italia, Paese pacifico per cultura, assuma una posizione antistorica non passerà facilmente sotto silenzio.
Science for Peace, il movimento che ho fondato insieme a uomini di scienza e di pensiero, sarà a fianco delle associazioni favorevoli al disarmo, fra cui le associazioni femminili, sempre in prima fila nella difesa dei diritti umani. E il diritto a vivere in pace è il primo.
La Repubblica 12.02.12