Giorno: 11 Febbraio 2012

“Inciucisti a chi?”, di Giorgio Merlo

È davvero curiosa la reazione violenta e furibonda dei soliti noti contro l’ipotesi, che ormai sta diventando sempre più realtà, di riformare l’attuale legge elettorale collaborando con tutti i partiti. Da mesi, anzi da anni, assistiamo alla predica di cancellare il cosiddetto Porcellum e di scrivere un’ennesima legge elettorale. Richiesta che adesso sta decollando concretamente e che, guarda caso, registra la contestazione proprio di quei partiti che l’hanno rivendicato con forza e determinazione nel tempo passato. Partiti che, è sempre bene non dimenticarlo, da un lato urlavano in modo sguaiato la necessità della riforma e, dall’altro, con altrettanta puntualità, invocavano sino a ieri – e lo invocano ancora oggi – le elezioni anticipate che sarebbero disciplinate, guarda caso, proprio dal Porcellum. Del resto, non c’è affatto da stupirsi. I partiti padronali, cioè retti solo ed esclusivamente dal carisma del “capo” e dove non c’è traccia di democrazia interna se non nell’adulazione acritica e quotidiana verso il leader maximo, individuano nel porcellum proprio lo strumento più adeguato per selezionare la classe dirigente e spedire al parlamento …

«Ci sono tante Concetta ma vanno aiutate davvero Sono la speranza del Sud», intervista a Don Ciotti di Massimiliano Amato

Maria Concetta, Lea, Rita, Giuseppina. Storie di donne che, dice don Luigi Ciotti, «hanno deciso di ribaltare il piano inclinato della violenza lungo il quale le mafie fanno scivolare la vita di migliaia di persone, ed adesso si rifiutano di ritenere quella mafiosa l’unica organizzazione sociale possibile». C’è più di una nota di speranza, nelle parole del fondatore di “Libera”. C’è la consapevolezza ragionata che si è messo inmoto un meccanismo inarrestabile, impensabile appena pochi anni fa nel Sud del padre-marito-figlio padrone. È lo scardinamento definitivo di un modello ancestrale, don Luigi? «C’è questo dato, che può interessare i sociologi, ma c’è ovviamente molto altro. La molla che fa scattare la ribellione è l’arrivo dei figli. È l’amore viscerale che produce la rottura: il pensiero delle creature che hanno messo al mondo le spinge a chiudere con quel mondo di sopraffazione e violenza. Lea Garofalo la conobbi a Firenze, al termine di una manifestazione di “Libera”. Si avvicinò e mi chiese aiuto, non per sé, ma per Denise, la figlia: Lea non voleva che la …

“Una liberalizzazione anche per gli atenei”, di Danilo Taino

Va bene i taxi e i panettieri. Ma quelli che producono idee? Gli insegnanti universitari? Vogliamo estendere anche a loro liberalizzazioni e regime di concorrenza? Uno se l’aspetterebbe dal governo dei professori. Che l’accademia italiana non sia il regno dell’efficienza e ancora meno il territorio sul quale si confrontano ed emergono le energie migliori e più capaci è un assunto, quando si descrive l’Italia: baronie, nepotismo, fuga dei migliori. Una buona dose di concorrenza tra docenti e ricercatori, dunque, sarebbe probabilmente benvenuta nell’università, tanto nelle facoltà scientifiche che in quelle umanistiche: una cura anglosassone per rompere incrostazioni e inerzie, magari per cercare di frenare il declino — interno e internazionale — dell’istruzione di alto livello italiana. Già, ma come? Francesco Magris, economista ordinario all’università di Tours, ha appena pubblicato un libro — La concorrenza nella ricerca scientifica, edito da Bompiani, (pagine 92, 9,90) — nel quale mette in guardia dai falsi miti, in questo campo. Un pamphlet che denuncia la cattiva condizione della maggioranza degli atenei italiani, ma allo stesso tempo invita a guardarsi dall’accettare …

"Una liberalizzazione anche per gli atenei", di Danilo Taino

Va bene i taxi e i panettieri. Ma quelli che producono idee? Gli insegnanti universitari? Vogliamo estendere anche a loro liberalizzazioni e regime di concorrenza? Uno se l’aspetterebbe dal governo dei professori. Che l’accademia italiana non sia il regno dell’efficienza e ancora meno il territorio sul quale si confrontano ed emergono le energie migliori e più capaci è un assunto, quando si descrive l’Italia: baronie, nepotismo, fuga dei migliori. Una buona dose di concorrenza tra docenti e ricercatori, dunque, sarebbe probabilmente benvenuta nell’università, tanto nelle facoltà scientifiche che in quelle umanistiche: una cura anglosassone per rompere incrostazioni e inerzie, magari per cercare di frenare il declino — interno e internazionale — dell’istruzione di alto livello italiana. Già, ma come? Francesco Magris, economista ordinario all’università di Tours, ha appena pubblicato un libro — La concorrenza nella ricerca scientifica, edito da Bompiani, (pagine 92, 9,90) — nel quale mette in guardia dai falsi miti, in questo campo. Un pamphlet che denuncia la cattiva condizione della maggioranza degli atenei italiani, ma allo stesso tempo invita a guardarsi dall’accettare …

“La prevenzione possibile contro le emergenze”, di Mario Tozzi

Che in fatto di eventi meteorologici noi uomini contemporanei siamo vulnerabili come nel Medioevo dovrebbe essere evidente anche al più miope dei cittadini italiani Soprattutto i romani, sommersi in questi giorni non solo dalla neve, ma anche da messaggi contraddittori e provvedimenti inefficaci o cervellotici. Anzi, le civiltà moderne metropolitane affidano il loro funzionamento a una tecnologia sofisticata ma delicata, che non riesce a difendersi dai freddi siderali o dalle acque torrenziali. Il gelo spezza i cavi dell’alta tensione e spegne la luce nel terzo millennio come nei secoli bui impediva di accendere le fiaccole. E i nostri amministratori locali sono, con le dovute eccezioni, assolutamente impreparati a fronteggiare i rischi naturali. A Roma si obbligano le catene montate sulle auto e non si fanno circolare le moto quando non c’è neve a terra, dopo di che non si riescono a riaprire importanti arterie cittadine per giorni dopo la nevicata. E sia a Roma che a Genova (durante la scorsa alluvione) non si sanno interpretare correttamente i bollettini dell’Aeronautica militare o i dispacci della Protezione …

"La prevenzione possibile contro le emergenze", di Mario Tozzi

Che in fatto di eventi meteorologici noi uomini contemporanei siamo vulnerabili come nel Medioevo dovrebbe essere evidente anche al più miope dei cittadini italiani Soprattutto i romani, sommersi in questi giorni non solo dalla neve, ma anche da messaggi contraddittori e provvedimenti inefficaci o cervellotici. Anzi, le civiltà moderne metropolitane affidano il loro funzionamento a una tecnologia sofisticata ma delicata, che non riesce a difendersi dai freddi siderali o dalle acque torrenziali. Il gelo spezza i cavi dell’alta tensione e spegne la luce nel terzo millennio come nei secoli bui impediva di accendere le fiaccole. E i nostri amministratori locali sono, con le dovute eccezioni, assolutamente impreparati a fronteggiare i rischi naturali. A Roma si obbligano le catene montate sulle auto e non si fanno circolare le moto quando non c’è neve a terra, dopo di che non si riescono a riaprire importanti arterie cittadine per giorni dopo la nevicata. E sia a Roma che a Genova (durante la scorsa alluvione) non si sanno interpretare correttamente i bollettini dell’Aeronautica militare o i dispacci della Protezione …

“Liberalizzazioni, lobby all´assalto”, di Massimo Giannini

Come il sonno della ragione, l´incrocio tra governo «strano» e Parlamento sovrano genera mostri. Duemilaquattrocento emendamenti presentati al Senato sul decreto legge per le liberalizzazioni sono un´offesa al buon senso e al buon gusto. Tradiscono un´idea malintesa, che allontana sempre di più gli eletti dagli elettori. Non si vuole difendere la sovranità del potere legislativo. Si vuole proteggere l´intangibilità del sistema corporativo. La «lenzuolata» appena varata da Monti e Passera non ha la stessa forza di quelle introdotte da Prodi e Bersani nel 1998 e nel 2006. Come conferma il rapporto della Commissione europea anticipato ieri da «Repubblica», è ancora troppo timida. Non affonda la lama della concorrenza nel ventre molle della rendita, in aree strategiche come le banche e le reti, le assicurazioni e le professioni. Ma rappresenta comunque un enorme salto di qualità, rispetto alla palude di statalismo e di immobilismo della legislatura berlusconiana. Non farà risparmiare 1.800 euro l´anno ad ogni famiglia italiana, né farà crescere il Pil dell´1,4%, l´occupazione dell´8% e i salari reali del 12%, come spera il governo. Ma …