Giorno: 10 Febbraio 2012

"Il declino della Sapienza all’ombra di Parentopoli", di Gian Antonio Stella

« Parentopoli? Ma perché non parlate di ” Ignorantopoli”? Questo è il vero problema dell’università italiana. Voi giornalisti fate solo folklore! » , sibilò il rettore della Sapienza Luigi Frati al nostro Nino Luca. Ma la Procura non è d’accordo: papà, mamma, figlia e figlio docenti nella stessa facoltà sono troppi, come coincidenze. E sull’arrivo dell’ultimo Frati a Medicina ha aperto un fascicolo. Tanto più che «Parentopoli» e «Ignorantopoli», dicono le classifiche internazionali, possono coincidere. Il rettore di quello che sul Web si vanta di essere il più grande ateneo italiano (nel senso di più affollato: 143 mila studenti, pari all’intera popolazione di Salerno o quelle di due capoluoghi come L’Aquila e Potenza insieme) era da tempo nel mirino di chi denuncia certi vizi del nostro sistema universitario. Senese, un passato da sindacalista, uomo dalla capacità funambolica di fluttuare tra destra e sinistra, preside per un’eternità di Medicina dal lontano 1990 in cui Gava era ministro degli Interni e Chiesa si occupava amorevolmente dei vecchi ospiti del Pio Albergo Trivulzio e «altro», quello che i …

“Meno mobilità sociale più diseguaglianze”, di Nicola Cacace

L’Italia è tra i Paesi industriali dove la concentrazione della ricchezza, le diseguaglianze sociali, la mobilità geografica e l’immobilità sociale sono ai livelli massimi. Milioni vivono questa realtà sulla loro pelle, molti la conoscono, tranne, sembra, alcuni professori molto bravi nei rispettivi campi. Solo in Italia, il 45% della ricchezza privata è posseduta dal 10% delle famiglie mentre il 50% possiede meno del 10%, un amministratore delegato come Marchionne può arrivare a guadagnare 500 volte il suo operaio (il prof. Valletta, capo della Fiat negli anni Sessanta guadagnava 50 volte il suo operaio), il legame tra i redditi di papà e quelli del figlio è così stretto che quasi metà dei figli dei professionisti, avvocati, architetti, medici, hanno successo nella stessa professione del padre mentre meno del 10% dei figli di operai ha speranza di fare un salto di classe (dati Censis), dal 1990 al 2005 il passaggio dal Sud al Nord ha coinvolto 2 milioni di persone, di cui la metà diplomati e laureati, mobilità record nell’eurozona. Luigi Einaudi ricordava che «per governare occorre …

"Meno mobilità sociale più diseguaglianze", di Nicola Cacace

L’Italia è tra i Paesi industriali dove la concentrazione della ricchezza, le diseguaglianze sociali, la mobilità geografica e l’immobilità sociale sono ai livelli massimi. Milioni vivono questa realtà sulla loro pelle, molti la conoscono, tranne, sembra, alcuni professori molto bravi nei rispettivi campi. Solo in Italia, il 45% della ricchezza privata è posseduta dal 10% delle famiglie mentre il 50% possiede meno del 10%, un amministratore delegato come Marchionne può arrivare a guadagnare 500 volte il suo operaio (il prof. Valletta, capo della Fiat negli anni Sessanta guadagnava 50 volte il suo operaio), il legame tra i redditi di papà e quelli del figlio è così stretto che quasi metà dei figli dei professionisti, avvocati, architetti, medici, hanno successo nella stessa professione del padre mentre meno del 10% dei figli di operai ha speranza di fare un salto di classe (dati Censis), dal 1990 al 2005 il passaggio dal Sud al Nord ha coinvolto 2 milioni di persone, di cui la metà diplomati e laureati, mobilità record nell’eurozona. Luigi Einaudi ricordava che «per governare occorre …

“Come aprire le porte del mercato del lavoro”, di Tito Boeri

Accade talvolta che in una trattativa difficile si possa perdere la bussola, immersi come si è nella faticosa ricerca di un compromesso. Così si perde di vista l´obiettivo principale. La riforma del mercato del lavoro di cui il Paese ha bisogno deve servire a rilanciare la crescita. Questo significa aumentare la produttività del lavoro e impedire che il dualismo del nostro mercato del lavoro continui ad emarginare coloro che hanno maggiori possibilità di contribuire a generare reddito e occupazione. Bisogna farla in fretta questa riforma non solo perché non vogliamo deludere mercati che stanno faticosamente tornando a credere in noi (ieri lo spread fra Italia e Spagna, la misura vera della nostra credibilità, è tornato sotto i 30 punti base), ma anche per evitare che la recessione alle porte colpisca i soliti noti: i lavoratori con partita iva, contratti a progetto, i falsi associati in partecipazione e chi ha contratti a tempo determinato. Eppure negli ultimi giorni abbiamo avuto ripetuti segnali di una trattativa che evolve in una direzione diversa, talvolta ortogonale a questa. Dapprima …

"Come aprire le porte del mercato del lavoro", di Tito Boeri

Accade talvolta che in una trattativa difficile si possa perdere la bussola, immersi come si è nella faticosa ricerca di un compromesso. Così si perde di vista l´obiettivo principale. La riforma del mercato del lavoro di cui il Paese ha bisogno deve servire a rilanciare la crescita. Questo significa aumentare la produttività del lavoro e impedire che il dualismo del nostro mercato del lavoro continui ad emarginare coloro che hanno maggiori possibilità di contribuire a generare reddito e occupazione. Bisogna farla in fretta questa riforma non solo perché non vogliamo deludere mercati che stanno faticosamente tornando a credere in noi (ieri lo spread fra Italia e Spagna, la misura vera della nostra credibilità, è tornato sotto i 30 punti base), ma anche per evitare che la recessione alle porte colpisca i soliti noti: i lavoratori con partita iva, contratti a progetto, i falsi associati in partecipazione e chi ha contratti a tempo determinato. Eppure negli ultimi giorni abbiamo avuto ripetuti segnali di una trattativa che evolve in una direzione diversa, talvolta ortogonale a questa. Dapprima …