Giorno: 10 Febbraio 2012

“Riforme, il Pd ci crede Berlusconi pensa a sé e a controllare Casini”, di Andrea Carugati

Fioccano gli incontri, pubblici e riservati, i partiti si annusano, ma ancora sulla riforma della legge elettorale poco o nulla si muove. Ieri si sono parlati in pubblico Franceschini e Cicchitto. Clima cordiale, è già questa è una novità, dopo anni di scontri in aula. Entrambi respingono con sdegno le accuse di «inciucio». «Schiocchezze», taglia corto il capogruppo Pd. «Le regole si scrivono tra avversari», rincara il collega del Pdl. Si cerca un «minimo comune denominatore», ma le distanze restano. Il Pdl fatica a rinunciare al premio di maggioranza, vuole un modello di tipo spagnolo, più chiaramente bipolare. Franceschini parte dal sistema tedesco, che è molto proporzionale ma ha i collegi uninominali, assai utili a riavvicinare elettori ed eletti. Il capogruppo Pd cerca una mediazione, ipotizza «premi di coalizione» per favorire chi dichiara le alleanze prima del voto. E insiste su una «mozione comune» in Parlamento, da votare «entro marzo», che fissi almeno la «cornice» di un percorso di riforma, i principi condivisi. Non solo dai due maggiori partiti. «Bisogna coinvolgere tutti, anche le forze …

"Trova le differenze", di Massimo Gramellini

Nell’arco di tre mesi il settimanale più famoso del mondo ha dedicato la copertina a due premier diversissimi, nati incredibilmente nello stesso Paese: il nostro. Rimangono le questioni irrisolte. Chi ha le orecchie più grandi? Chi incarna la destra moderna? A chi si è ispirato Leonardo per il sorriso della Gioconda? Come è possibile che in appena tre mesi – il tempo che Alemanno impiega per mettere le catene – secondo il titolista di «Time» siamo passati dallo status di economia più pericolosa del pianeta a quello di ultima speranza d’Europa? Da chi comprereste una barzelletta usata? (Io da Monti: adoro l’umorismo lugubre). L’italiano medio somiglia a uno dei due o il suo sogno è essere Monti di giorno e Berlusconi la notte? Quando mai metteranno Bersani sulla copertina di «Time»? da www.lastampa.it

“Trova le differenze”, di Massimo Gramellini

Nell’arco di tre mesi il settimanale più famoso del mondo ha dedicato la copertina a due premier diversissimi, nati incredibilmente nello stesso Paese: il nostro. Rimangono le questioni irrisolte. Chi ha le orecchie più grandi? Chi incarna la destra moderna? A chi si è ispirato Leonardo per il sorriso della Gioconda? Come è possibile che in appena tre mesi – il tempo che Alemanno impiega per mettere le catene – secondo il titolista di «Time» siamo passati dallo status di economia più pericolosa del pianeta a quello di ultima speranza d’Europa? Da chi comprereste una barzelletta usata? (Io da Monti: adoro l’umorismo lugubre). L’italiano medio somiglia a uno dei due o il suo sogno è essere Monti di giorno e Berlusconi la notte? Quando mai metteranno Bersani sulla copertina di «Time»? da www.lastampa.it

I sindacati insistono:«La riforma non si fa senza risorse nuove», di Luigina venturelli

I tempi narrativi e gli interrogativi lasciati in sospeso potrebbero essere quelli di una sceneggiatura cinematografica. Il dibattito preliminare alla riforma del mercato del lavoro continua a caricarsi di suspence: si concluderà, accordo o meno, con una modifica anche dell’articolo 18? L’esecutivo ne parla, con alterne fortune ed accenni più o meno espliciti, da settimane. Ed ogni volta, di fronte alla reazione compatta e furibonda dei sindacati, il tema viene temporaneamente archiviato. Ma non definitivamente. IL FANTASMA DELL’ARTICOLO 18 Complici, soprattutto, le pressioni di Confindustria per l’abolizione della norma simbolo dello Statuto dei lavoratori. Anche ieri la presidente uscente Emma Marcegaglia, al termine di un lungo incontro informale con il ministro del Welfare Elsa Fornero, ha puntualizzato di aver parlato «non solo di articolo 18, ma anche di quello». Smentendo così le dichiarazioni opposte dei tre leader confederali, che ritengono impropria una discussione sulla facilità di licenziamento in questo momento di emergenza occupazionale. Il dubbio non viene sciolto nemmeno dal tavolo tecnico permanente deciso da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria per dare un contributo tecnico …

"Perché Barack ha bisogno di noi", di Francesco Guerrara

In America, lo chiamano «the perfect storm», l’uragano perfetto che sta inondando gli Usa con posti di lavoro e crescita. Una confluenza di fattori inaspettata – salari bassi, imprese con molti soldi e consumatori pronti di nuovo a spendere – ha fatto ripartire l’economia più grande del pianeta, dato respiro ai mercati e aumentato le chance che Barack Obama non debba traslocare dalla Casa Bianca a novembre. Senza l’Europa, però, l’uragano non sarà perfetto. L’America ed il suo Presidente devono sperare che il vagone più importante trainato dalla locomotiva Usa non venga deragliato da crisi rovinose e beghe politiche. Le parole calorose di Obama nei confronti della leadership politica europea – compresa la professione di gran stima nei confronti di Mario Monti in questo giornale – non sono del tutto disinteressate. Nel mondo della globalizzazione, nessun Paese è un’isola e gli Usa e l’Europa sono legati da relazioni commerciali che ne fanno compagni di viaggio inseparabili. Anche se le traiettorie economiche sono divergenti: l’America è in ripresa mentre l’Europa soffre la recessione. L’ America guarda …

“Perché Barack ha bisogno di noi”, di Francesco Guerrara

In America, lo chiamano «the perfect storm», l’uragano perfetto che sta inondando gli Usa con posti di lavoro e crescita. Una confluenza di fattori inaspettata – salari bassi, imprese con molti soldi e consumatori pronti di nuovo a spendere – ha fatto ripartire l’economia più grande del pianeta, dato respiro ai mercati e aumentato le chance che Barack Obama non debba traslocare dalla Casa Bianca a novembre. Senza l’Europa, però, l’uragano non sarà perfetto. L’America ed il suo Presidente devono sperare che il vagone più importante trainato dalla locomotiva Usa non venga deragliato da crisi rovinose e beghe politiche. Le parole calorose di Obama nei confronti della leadership politica europea – compresa la professione di gran stima nei confronti di Mario Monti in questo giornale – non sono del tutto disinteressate. Nel mondo della globalizzazione, nessun Paese è un’isola e gli Usa e l’Europa sono legati da relazioni commerciali che ne fanno compagni di viaggio inseparabili. Anche se le traiettorie economiche sono divergenti: l’America è in ripresa mentre l’Europa soffre la recessione. L’ America guarda …

“Il declino della Sapienza all’ombra di Parentopoli”, di Gian Antonio Stella

« Parentopoli? Ma perché non parlate di ” Ignorantopoli”? Questo è il vero problema dell’università italiana. Voi giornalisti fate solo folklore! » , sibilò il rettore della Sapienza Luigi Frati al nostro Nino Luca. Ma la Procura non è d’accordo: papà, mamma, figlia e figlio docenti nella stessa facoltà sono troppi, come coincidenze. E sull’arrivo dell’ultimo Frati a Medicina ha aperto un fascicolo. Tanto più che «Parentopoli» e «Ignorantopoli», dicono le classifiche internazionali, possono coincidere. Il rettore di quello che sul Web si vanta di essere il più grande ateneo italiano (nel senso di più affollato: 143 mila studenti, pari all’intera popolazione di Salerno o quelle di due capoluoghi come L’Aquila e Potenza insieme) era da tempo nel mirino di chi denuncia certi vizi del nostro sistema universitario. Senese, un passato da sindacalista, uomo dalla capacità funambolica di fluttuare tra destra e sinistra, preside per un’eternità di Medicina dal lontano 1990 in cui Gava era ministro degli Interni e Chiesa si occupava amorevolmente dei vecchi ospiti del Pio Albergo Trivulzio e «altro», quello che i …