lavoro, scuola | formazione

“Pensioni agli insegnanti, una ‘stortura’ da correggere”, di Giuseppe Grasso

L’onorevole Manuela Ghizzoni e la senatrice Mariangela Bastico stanno facendo davvero molto e stanno spendendo energie che spero le ripaghino di tanto oneroso dibattere. Di cosa parliamo, nello specifico? Della possibilità di poter differire al 31 agosto il requisito per poter accedere, per il comparto della scuola, al sistema pensionistico con le vecchie regole, ovvero per usufruire della quota 96 dal momento che nella scuola, da sempre, il termine temporale per andare in pensione non è il 31 dicembre bensì il 1 settembre. Inserire il termine del 31 dicembre 2011 non ha difatti alcun senso visto che la scuola vive e lavora, da sempre, non già sulla scansione dell’anno solare bensì su quella dell’anno scolastico: l’inizio è a settembre e la fine ad agosto. Così è sempre stato, almeno finora.

Sbaglia, peraltro, chi pensa che chi compie gli anni dal 1 settembre al 31 dicembre 2012 è fuori dell’emendamento che sarà presentato al Senato entro domani 8 febbraio. La quota 96 si ottiene entro l’anno 2012 e dunque anche chi matura il requisito anagrafico tra settembre e dicembre non ne è escluso. Fare un po’ di chiarezza non guasta in questi giorni in cui la confusione e la mancanza di certezze sembrano davvero offuscare la lettura di norme scolastiche che vigono da lunghissimo tempo ma che sembrano diventate astruse leggi per ingegnosi azzeccagarbugli.

Si tratta non di un “emendamento buonista”, come ha scritto giustamente l’onorevole Giuseppe Fioroni, ma di un correttivo profondamente giusto che pone rimedio ad una stortura normativa che molti parlamentari e “tecnici” del governo non hanno tenuto nel debito conto, una stortura che potrebbe invece far assumere al decreto milleproroghe, come ha ribadito l’ex ministro dell’Istruzione, “profili di anticostituzionalità”.

Per questo auspichiamo che il Senato approvi, anche con l’appoggio del governo e del ministro Profumo, questo importante emendamento, che non salverà certo tutti gli altri che sono rimasti intrappolati nella morsa della riforma Fornero, ma mitigherà quanto meno quei 4000 (o quasi) lavoratori, fra docenti e personale ATA, che nel 2012 raggiungono quota 96 attraverso un’anzianità contributiva di almeno 35 anni di servizio più 61 di età o di 36 anni di servizio e 60 di età. Le vecchie regole, per l’appunto, ante-Fornero.

Solo un rapido varo in tal senso potrà restituire una certa equità ad una riforma che ha blindato in ogni minimo aspetto la riforma previdenziale e su cui si dovrà tornare, crediamo noi, per rivedere alcune modifiche di carattere ordinamentale e non legate ad una mera proroga di tempo.

Il governo prenda atto di questa anomalia anche perché quasi 1000 lavoratori del mondo scolastico stanno prevedendo una class action avverso il decreto milleproroghe. Grazie comunque a Manuela Ghizzoni, a Mariangela Bastico e a Giuseppe Fioroni per il loro intervento decisivo e incisivo. Il 9 febbraio il presidio al Pantheon con i tre maggiori sindacati. Intervengono Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Lugi Angeletti.

da Affari Italiani.it