Tra i misteri dell’inverno italiano c’è anche quello Mauro Moretti. Nel senso che ogni anno, puntuali come il freddo e la caduta della neve, arrivano anche le polemiche sulla paralisi di treni regionali e Intercity, ma nessuno che osi chiedere la testa del numero uno delle Ferrovie. Sull’Ingegnere (che i sindacati interni chiamano l’Imperatore) centrodestra e centrosinistra sembrano aver stretto un patto non scritto. I passeggeri sono furiosi, i giornalisti raccontano odissee infernali, le regioni minacciano di fare causa, ma non succede mai niente. Moretti è un vero intoccabile. Perché? Un piccolo mistero, appunto.
Anche perché il manager delle Ferrovie viene descritto come un personaggio ruvido, poco simpatico, sicuro di sé ai confini dell’arroganza (il 21 dicembre 2009 consigliò ai passeggeri dei treni bloccati per ore sui binari di portarsi coperte e panini da casa). Un’immagine che le ultime campagne di comunicazione dell’azienda non hanno fatto nulla per smentire. Gli spot con la famiglia di colore testimonial della classe economica dei nuovi Frecciarossa non ha reso meno impopolare Ferrovie dello stato, così come la scelta (poi rientrata) di impedire ad alcune “classi” di passeggeri l’uso della carrozza bar.
Pazienza, si dirà, quella è solo comunicazione. Il problema è che, se si esclude l’alta velocità, i guasti di treni regionali e Intercity sono sulla bocca di tutti spesso, e comunque ogni inverno che Dio manda in terra. Solo negli ultimi giorni gli assessori ai trasporti di almeno quattro regioni diverse (e di diverso colore politico) hanno puntato il dito contro i disservizi di Trenitalia. «Gli utenti dei treni regionali ieri sono stati abbandonati a se stessi», ha tuonato l’assessore del Lazio Francesco Lollobrigida (centrodestra), mentre la regione Liguria (centrosinistra) ha denunciato Rfi e Trenitalia per i disagi ai passeggeri avvenuti in questi giorni, treni soppressi o fermi per molte ore. L’assessore della regione Piemonte (centrodestra) ha già annunciato che «per questa settimana di disservizi interminabili non verseremo un solo euro a Trenitalia» mentre, nella regione di origine di Moretti, l’Emilia-Romagna, quattro consiglieri regionali del Pd hanno presentato un’interrogazione alla giunta sull’«assoluta impreparazione» da parte delle Ferrovie dello stato a fronteggiare la situazione.
Insomma, delle Ferrovie si lamentano un po’ tutti, ma le lamentele non arrivano mai a Roma, cambiano i governi ma l’ex dirigente della Cgil rimane saldo al suo posto. Perché? Fonti interne all’azienda confermano che Moretti è politicamente un intoccabile ma offrono spiegazioni molto diverse. I buonisti dicono che la sua fortuna è stata quella di arrivare dopo la «disastrosa gestione di Elio Catania», di avere in parte risanato i conti dell’azienda e di essere riconosciuto come una persona competente, che sa cosa sono le Ferrovie dove lavora da 35 anni. «Ma ha commesso molti errori, per esempio investendo solo sull’alta velocità a scapito di regionali e Intercity che, infatti, ogni inverno si bloccano», ci racconta un dirigente sindacale. «Il problema è che, avendo accentrato tutto il potere in una gestione monocratica e azzerato tutti i livelli dirigenziali, quando andrà via lui crollerà tutto».
I maligni, invece, evocano le origini di Moretti: iscritto alla Cgil dai primi anni Ottanta, ha scalato i vertici aziendali e sindacali fino alla segreteria della Cgil trasporti e alla nomina ad amministratore delegato delle Ferrovie da parte del governo di centrosinistra nel 2006. «Ma da manager ha fatto di tutto per farsi perdonare le origini sindacali e rifarsi una verginità».
Un decisionismo che gli ha consentito di vincere il braccio di ferro con i sindacati più duri (come quello sul macchinista unico) e che è piaciuto a destra, soprattutto perché Moretti ha saputo personalizzare la sfida con Montezemolo, il nuovo entrante nel mercato ferroviario con la società Ntv, poco simpatico sia a destra che a sinistra. Un duello a distanza che si è consumato più sulle pagine dei giornali che in tribunale e che ha finito per mettere in ombra la profonda trasformazione vissuta dalle Ferrovie dello stato negli ultimi anni, sempre meno servizio pubblico e sempre più impresa privata, con un amministratore delegato che punta tutto sull’alta velocità e incolpa lo stato di avere abbandonato a se stesso il parco buoi dei pendolari. L’imperatore Moretti, appunto, e noi sudditi.
da Europa Quotidiano 07.02.12