Mario Monti e il suo governo non si possono, e non devono, occuparsi della Rai. Tutte le idee e i progetti su Viale Mazzini sono «fantasia o velleità che verrebbero stroncate in un decimo di secondo». La minaccia arriva da Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato, dopo che il presidente del Consiglio aveva annunciato un intervento sulla tv pubblica. Non ci pensi nemmeno, attacca Gasparri. «Sulla Rai – dice – Monti sa bene quali siano i limitatissimi ruoli del governo, e il fondamentale ruolo del Parlamento». E per avvalorare il suo diktat ricorda che «le numerose sentenze della Corte costituzionale, ben note a tutti e da me ricordate a tutti i massimi livelli istituzionali, sono chiare. Atti illegali sono inimmaginabili. Ci sono tempi e norme chiare in vigore».
Un ammonimento che sembra rivolto anche al presidente della Repubblica. Uno stop ad ogni intervento che sembra essere un atto collettivo del Pdl. «Un ragionamento sulla governance Rai può essere fatto solo nei termini e nelle sedi opportune, senza furie riformatrici che nulla hanno a che fare con la corretta vigilanza che il Parlamento deve svolgere sull´equilibrio e l´indipendenza del servizio pubblico», aggiunge infatti Paolo Romani. Anche secondo l´ex ministro, il governo «non deve invadere campi di pertinenza del Parlamento, garanzia della sovranità popolare, come il servizio pubblico».
La reazione del Pdl non piace al Pd. «Gasparri fa fatica ad abituarsi all´idea dell´indipendenza della Rai», dice Matteo Orfini. Secondo il responsabile cultura del Pd, «evidentemente per lui e per i suoi compagni di partito è accettabile solo un´azienda occupata militarmente dalla destra». Invece, spiega Orfini, «il governo è azionista della Rai e ha il diritto e il dovere di liberarla dai partiti e di garantirne il funzionamento». Allora, conclude il dirigente democratico «Gasparri ci risparmi dichiarazioni ipocrite e ridicole minacce al governo. Dopo anni passati a lottizzare e a condizionare le scelte dell´azienda per interessi di partito non ha i titoli per difendere l´autonomia del servizio pubblico».
Secca anche la replica dell´Udc. «Criticare il governo perché ha il coraggio che è mancato ad altri o strumentalizzare le parole del presidente Monti è un tentativo fin troppo chiaro di ostacolare le riforme. – dice Roberto Rao, capogruppo in Vigilanza – Le prerogative del Parlamento non sono state violate fin ora e non lo saranno in futuro». Anche dall´Idv arriva un invito a Monti ad andare avanti, ma senza colpi di mano. Intanto i leghisti riscoprono la vecchia campagna contro il canone. Questa volta usano Telepadania dove va in onda uno spot che mostra spezzoni di alcune trasmissioni Rai, per esempio quella di Saviano e Fazio e, alla fine, recita: «Il canone tv non è proprio un contributo come tutti gli altri: se questo è un disservizio pubblico, pagarlo non può essere un obbligo».
La Repubblica 05.02.12
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Rai, il governo preme e il Pdl frena
Per Monti la riforma è una «priorità». Gasparri: l’esecutivo ha poteri limitatissimi
La Rai «non è stata una priorità fino ad ora, ma adesso lo diventerà. Sicuramente è un problema che non eluderemo». Lo ha detto ieri il presidente del Consiglio Mario Monti in un’intervista a la Repubblica aggiungendo: «Dobbiamo tenere presente le competenze di governo e Parlamento. Ma interverremo. Ho già visto il presidente della Rai Garimberti e lo rivedrò». L’annuncio è chiarissimo e segue di un mese quello fatto da Fabio Fazio («La Rai non è l’urgenza numero uno nella mia attività. È una forza del panorama civile e culturale italiano, è una forza che ha bisogno di passi in avanti. Mi dia qualche settimana e lei vedrà»).
In un mese le cose sono evidentemente cambiate, per Mario Monti. Prima (da Fazio) la Rai non rappresentava «un’urgenza», da ieri è «diventata una priorità». La scadenza del Consiglio di amministrazione è vicinissima (maggio) e un consigliere (Nino Rizzo Nervo) ha già lasciato Viale Mazzini, in aperta polemica sulle nomine presentate dal direttore generale Lorenza Lei e votate dalla sola maggioranza di centrodestra col voto contrario del presidente Paolo Garimberti. Dunque a palazzo Chigi si pensa a Viale Mazzini.
E la frase di ieri di Monti diventa una esplicita risposta proprio a Garimberti che, nei giorni scorsi, aveva chiesto un incontro per spiegare al capo del governo che, a suo avviso, la Rai con questo sistema di nomina dei vertici «è ingovernabile».
Immediate le reazioni alle parole di Monti del centrodestra, e sono anche durissime. Maurizio Gasparri, Pdl: «Sulla Rai Monti sa bene quali siano i limitatissimi ruoli del governo, e il fondamentale ruolo del Parlamento. Le numerose sentenze della Corte costituzionale, ben note a tutti e da me ricordate a tutti i massimi livelli istituzionali, sono chiare. Atti illegali sono inimmaginabili. Ci sono tempi e norme chiare in vigore. Il resto è fantasia o velleità che verrebbero stroncate in un decimo di secondo». Tra gli «atti illegali» potrebbe esserci, fa capire Gasparri, il commissariamento. Dello stesso avviso Paolo Romani, ministro dello Sviluppo nell’ultimo governo Berlusconi: «Un ragionamento sulla governance Rai può essere fatto solo nei termini e nelle sedi opportune, senza furie riformatrici che nulla hanno a che fare con la corretta vigilanza che il Parlamento deve svolgere sull’equilibrio e l’indipendenza del Servizio pubblico»
Di parere diametralmente opposto il Pd. Parla Matteo Orfini: «Per Gasparri e per i suoi compagni di partito è accettabile solo un’azienda occupata militarmente dalla destra. Il governo è azionista della Rai e ha il diritto e il dovere di liberarla dai partiti e di garantirne il funzionamento». Anche l’Idv chiede una rapida riforma della governance della Rai, come spiega Felice Belisario: «Il sacco della Rai va fermato al più presto, bisogna sfrattare da Viale Mazzini i partiti. Per questo invitiamo il governo, senza inaccettabili colpi di mano, a discutere le nostre proposte per affrontare subito in Parlamento la drammatica situazione della Rai».
Roberto Rao, Udc, è sicuro che Monti non intenda travalicare alcun limite e polemizza col Pdl: «Criticare il governo perché ha il coraggio che è mancato ad altri o strumentalizzare le parole del presidente Monti è un tentativo fin troppo chiaro di ostacolare le riforme: le prerogative del Parlamento non sono state violate finora e non lo saranno in futuro».
Il Corriere della Sera 05.02.12
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