Un esercito di precari nell´Europa a 27: dal 2003 al 2010 i lavoratori a scadenza sono passati, dati Eurostat, da 63 a 124 milioni. Un raddoppio in soli sette anni. La disoccupazione, nello stesso periodo ha raggiunto il tetto record dei 16,5 milioni (una quota pari alla popolazione dell´intera Olanda). Le statistiche europee tengono conto solo di tre tipologie di precariato (lavoro a tempo determinato, part time e lavoro parasubordinato) e nella classifica così costruita l´Italia rispecchia la media. Ma se alle tre forme considerate si aggiunge la miriade di altre possibilità di lavoro flessibile (co.co.pro in primis) presenti nel nostro Paese ecco che il precariato nazionale passa dal 12,8 al 17,2 per cento. I ragazzi italiani sono penalizzati riguardo ai tempi d´attesa per trovare un posto a tempo indeterminato dopo la fine degli studi: qui ci vogliono quasi 4 anni, in Germania ne bastano meno di 3. Solo portoghesi e spagnoli aspettano di più. E il 70 per cento delle nuove assunzioni sono a scadenza. Per Claudio Treves e Walter Cerfeda della Cgil questi sono decisi segnali di decadenza del Paese. «Il nostro precariato è più frammentato e ci porta ad una maggiore dequalificazione del lavoro» commentano. «E ciò spiega il crescente livello delle diseguaglianze sociali».
Da noi si aspettano quasi quattro anni prima di trovare un´occupazione non a termine. Peggio solo Madrid e LisbonaIn sette anni i lavoratori europei parasubordinati e a tempo determinato sono passati da 63 a 124 milioni.
La Repubblica 03.02.12