Giorno: 3 Febbraio 2012

"Raddoppia l´Europa senza posto fisso. Italia più precaria degli altri con i cococo", di Luisa Grion

Un esercito di precari nell´Europa a 27: dal 2003 al 2010 i lavoratori a scadenza sono passati, dati Eurostat, da 63 a 124 milioni. Un raddoppio in soli sette anni. La disoccupazione, nello stesso periodo ha raggiunto il tetto record dei 16,5 milioni (una quota pari alla popolazione dell´intera Olanda). Le statistiche europee tengono conto solo di tre tipologie di precariato (lavoro a tempo determinato, part time e lavoro parasubordinato) e nella classifica così costruita l´Italia rispecchia la media. Ma se alle tre forme considerate si aggiunge la miriade di altre possibilità di lavoro flessibile (co.co.pro in primis) presenti nel nostro Paese ecco che il precariato nazionale passa dal 12,8 al 17,2 per cento. I ragazzi italiani sono penalizzati riguardo ai tempi d´attesa per trovare un posto a tempo indeterminato dopo la fine degli studi: qui ci vogliono quasi 4 anni, in Germania ne bastano meno di 3. Solo portoghesi e spagnoli aspettano di più. E il 70 per cento delle nuove assunzioni sono a scadenza. Per Claudio Treves e Walter Cerfeda della Cgil questi …

“Ora il PD reagisca”, di Alfredo Reichlin

Che cosa aspetta il Pd ad aprire con la gente un dialogo più alto e più serio sulla crisi della politica? La crisi è molto grave. I corrotti ci sono, ma la classe politica non è una banda di ladri. Perciò va benissimo espellere le «mele marce» e deferire gli indagati alla commissione di garanzia. Ma ha ragione l’Unità. La discussione che a noi spetta aprire deve riguardare il problema del perché la crisi sia così profonda e rischia di sfociare nel dramma di una democrazia malata e impotente. E quindi deve riguardare il problema della sua riforma. Questo è il nostro compito e il nostro dovere. Non possiamo più accettare che di noi si parli solo per dire che il Pd «non esiste», «non parla», «non sa cosa vuole». Altroché se esiste. Con tutti i suoi limiti esso rappresenta (forse per caso?) il solo perno solido dell’operazione «salva Italia». Io ne ho viste tante nella mia lunga vita. Ma non ricordo una guerra feroce come questa. Sento che la democrazia è in pericolo. Intendendo …

"Ora il PD reagisca", di Alfredo Reichlin

Che cosa aspetta il Pd ad aprire con la gente un dialogo più alto e più serio sulla crisi della politica? La crisi è molto grave. I corrotti ci sono, ma la classe politica non è una banda di ladri. Perciò va benissimo espellere le «mele marce» e deferire gli indagati alla commissione di garanzia. Ma ha ragione l’Unità. La discussione che a noi spetta aprire deve riguardare il problema del perché la crisi sia così profonda e rischia di sfociare nel dramma di una democrazia malata e impotente. E quindi deve riguardare il problema della sua riforma. Questo è il nostro compito e il nostro dovere. Non possiamo più accettare che di noi si parli solo per dire che il Pd «non esiste», «non parla», «non sa cosa vuole». Altroché se esiste. Con tutti i suoi limiti esso rappresenta (forse per caso?) il solo perno solido dell’operazione «salva Italia». Io ne ho viste tante nella mia lunga vita. Ma non ricordo una guerra feroce come questa. Sento che la democrazia è in pericolo. Intendendo …

“Stupro, “salta” il carcere si ribellano le donne”, di Chiara Saraceno

Lo stupro di gruppo è un atto particolarmente odioso, che moltiplica la violenza subita dalla donna che ne è vittima. La moltiplica materialmente, aggravando il danno fisico, psicologico, emotivo che infligge. Lo stupro viola l´intimità della donna, il suo senso di integrità e di controllo su di sé. Quando è più di uno a compierlo l´esperienza di perdita di sé diventa estrema. Lo stupro di gruppo esplicita anche, enfatizzandola, l´oggettivazione della vittima e del suo corpo, reso puro oggetto delle pulsioni dello stupratore e insieme trofeo di gruppo, documentazione reciproca del proprio potere di maschi, strumento di consolidamento del rapporto di gruppo. Infine, è un atto ancora più vigliacco dello stupro individuale, dato che i singoli usano la forza del gruppo per sopraffare la loro vittima. È difficile comprendere come la Corte di Cassazione abbia potuto equiparare lo stupro di gruppo allo stupro individuale, con l´argomento che il primo «presenta caratteristiche essenziali non difformi» dal secondo. Come se si trattasse di tanti atti individuali senza collegamento tra loro, ignorando proprio il contenuto di gruppo dell´atto …

"Stupro, "salta" il carcere si ribellano le donne", di Chiara Saraceno

Lo stupro di gruppo è un atto particolarmente odioso, che moltiplica la violenza subita dalla donna che ne è vittima. La moltiplica materialmente, aggravando il danno fisico, psicologico, emotivo che infligge. Lo stupro viola l´intimità della donna, il suo senso di integrità e di controllo su di sé. Quando è più di uno a compierlo l´esperienza di perdita di sé diventa estrema. Lo stupro di gruppo esplicita anche, enfatizzandola, l´oggettivazione della vittima e del suo corpo, reso puro oggetto delle pulsioni dello stupratore e insieme trofeo di gruppo, documentazione reciproca del proprio potere di maschi, strumento di consolidamento del rapporto di gruppo. Infine, è un atto ancora più vigliacco dello stupro individuale, dato che i singoli usano la forza del gruppo per sopraffare la loro vittima. È difficile comprendere come la Corte di Cassazione abbia potuto equiparare lo stupro di gruppo allo stupro individuale, con l´argomento che il primo «presenta caratteristiche essenziali non difformi» dal secondo. Come se si trattasse di tanti atti individuali senza collegamento tra loro, ignorando proprio il contenuto di gruppo dell´atto …

“Anime morte il veleno della politica”, di Federico Geremicca

Ormai è come una caccia all’uomo. Casa per casa, ufficio per ufficio, segretaria per segretaria, vitalizio per vitalizio. Non siamo ancora al clima dei mesi terribili di Tangentopoli, quando politici, ministri e amministratori di qualunque livello non potevano nemmeno mostrarsi in pubblico – pena insulti e lanci di monetine – ma non è detto che non ci si arrivi. E non sarebbe un bene, se è vero (come è vero) quel che ha lamentato ieri Bruno Tabacci, uno che Tangentopoli l’ha vista da vicino: «Siamo passati da Severino Citaristi a Luigi Lusi… La questione morale non è stata affatto risolta. Anzi: negli ultimi venti anni si è andata appesantendo». Si tratta di un giudizio difficilmente contestabile: e di una situazione – quella attuale – della quale i partiti portano, naturalmente, il massimo della responsabilità. Tutti i partiti, con differenze non significative: a cominciare da quella Lega «di lotta e di governo» che un tempo con pessimo gusto – faceva penzolare cappi nell’aula di Montecitorio ma i cui parlamentari, oggi, ricorrono in massa contro la riforma …

"Anime morte il veleno della politica", di Federico Geremicca

Ormai è come una caccia all’uomo. Casa per casa, ufficio per ufficio, segretaria per segretaria, vitalizio per vitalizio. Non siamo ancora al clima dei mesi terribili di Tangentopoli, quando politici, ministri e amministratori di qualunque livello non potevano nemmeno mostrarsi in pubblico – pena insulti e lanci di monetine – ma non è detto che non ci si arrivi. E non sarebbe un bene, se è vero (come è vero) quel che ha lamentato ieri Bruno Tabacci, uno che Tangentopoli l’ha vista da vicino: «Siamo passati da Severino Citaristi a Luigi Lusi… La questione morale non è stata affatto risolta. Anzi: negli ultimi venti anni si è andata appesantendo». Si tratta di un giudizio difficilmente contestabile: e di una situazione – quella attuale – della quale i partiti portano, naturalmente, il massimo della responsabilità. Tutti i partiti, con differenze non significative: a cominciare da quella Lega «di lotta e di governo» che un tempo con pessimo gusto – faceva penzolare cappi nell’aula di Montecitorio ma i cui parlamentari, oggi, ricorrono in massa contro la riforma …