Mese: Gennaio 2012

"Una lettera per la Camusso che viene da lontano", di Eugenio Scalfari

“Quando il sindacato mette al primo posto del suo programma la disoccupazione vuol dire che si è reso conto che il problema è angoscioso e tragico e che ad esso debbono essere sacrificati tutti gli altri obiettivi. Per esempio quello, peraltro pienamente legittimo per il movimento sindacale, di migliorare le condizioni degli operai occupati. Ebbene, se vogliono esser coerenti con l´obiettivo di far diminuire la disoccupazione, è chiaro che il miglioramento delle condizioni degli operai occupati passa in seconda linea. La politica salariale nei prossimi anni dovrà essere molto contenuta e il meccanismo della cassa integrazione dovrà esser rivisto da cima a fondo. Non possiamo più obbligare le aziende a trattenere un numero di lavoratori che supera le loro possibilità produttive, né possiamo continuare a pretendere che la cassa integrazione assista in via permanente i lavoratori eccedenti. La cassa può assistere i lavoratori per un anno e non oltre salvo casi eccezionalissimi che debbono essere esaminati dalle commissioni regionali di collocamento. Insomma, mobilità effettiva della manodopera e fine del sistema del lavoro assistito in permanenza. …

"Equità e convivenza", di Enzo Bianchi

Dopo un ventennio in cui è stata bandita quasi fosse un’istanza utopica se non un intralcio all’opulenza oggi, sopraggiunta la crisi con un significativo aumento delle sue vittime, si invoca l’equità e se ne afferma la necessità, ci si appella alla giustizia e all’uguaglianza, salvo ribellarvisi quando queste chiedono sacrifici a tutti e non solo «agli altri». Ci rendiamo conto della barbarie che abbiamo voluto accogliere, dello scadimento cui abbiamo abbandonato tanti valori necessari alla semplice convivenza civile?

"Benvenuto al Nord, il Pd senza complessi", di Giovanni Cocconi

Con la crisi del forzaleghismo la questione settentrionale ha cambiato di segno. Ma esiste ancora la questione settentrionale? Sono successe troppe cose al Nord (e non solo) per non pensare che il tema più dibattuto degli ultimi vent’anni forse oggi è cambiato di segno. Il trionfo del centrosinistra a Milano, la fine del berlusconismo, la crisi interna alla Lega, il logoramento del potere formigoniano, lo stop alla riforma federalista. Tutti elementi che contribuiscono a ridefinire una questione che il Pd ha sempre vissuto come una ferita aperta. «Al Nord non si tocca palla» era il tormentone che si sentiva ripetere dopo ogni tornata elettorale. È ancora così oppure il Nord è tornato contendibile? «Una questione è Milano e la Lombardia del Sud, un’altra la fascia pedemontana dove Pdl e Lega sono ancora molto forti» avverte Alessandro Alfieri, vicesegretario regionale del Pd che, insieme a Pippo Civati, ha radunato oggi [ieri, n.d.r.] a Varese politici ed esperti in un convegno dal titolo “Giù al Nord, tra secessione e recessione”, al quale prenderanno parte, tra gli altri, …

"L'ultima "porcata" forzaleghista", di Curzio Maltese

Buttati fuori dal governo e dai vertici europei per manifesta incapacità, i partiti della vecchia maggioranza, Pdl e Lega, continuano a spadroneggiare in viale Mazzini e a spartirsi la mangiatoia Rai. Il dg Lorenza Lei, piazzata da Berlusconi, ha appena approvato una nuova ondata di nomine, fra le quali la conferma del pensionato Alberto Maccari alla guida dell´agonizzante Tg1 e la nomina di Alessandro Casarin, in quota Carroccio, ai notiziari regionali. Una bella porcata, per dirla alla leghista. Nel merito e nel metodo, sono scelte vergognose. Maccari è l´unica soluzione accettata da Berlusconi, dopo l´inevitabile rimozione dell´indifendibile Minzolini. Finora ha fatto un notiziario né brutto né bello: inutile. Soprattutto a risollevare gli ascolti del telegiornalone, che seguitano a far perdere decine e centinaia di milioni alla rete ammiraglia. Casarin è noto per le simpatie bossiane e per poco altro, almeno dal punto di vista professionale, ma andrà a dirigere la più folta redazione d´Italia, con un potere notevole di condizionamento in vista delle prossime elezioni. Dobbiamo rassegnarci dunque ad ampi servizi di coperture sulle imprese …

"Dagli indignati ai grillini le nuove mappe della politica", di Michele Smargiassi

C’è un modo progressista di rifiutare le categorie classiche e uno reazionario? Ecco cosa pensano gli studiosi Queste forme di “agnosticismo” hanno una lunga tradizione nel nostro Paese “Sopra”, “oltre”, “avanti”, “altrove”: deve convocare un´intera famiglia di avverbi di luogo chi vuole evadere la topografia politica del Novecento, disposta su una linea che corre da destra a sinistra. Affermare “non sono né di destra né di sinistra” rientra, è vero, nel diritto d´opinione del singolo cittadino, ma che succede quando il verbo viene coniugato al plurale collettivo, “non siamo né di destra né di sinistra”, quando è un movimento politico che rifiuta di collocarsi sugli assi cartesiani della democrazia occidentale? Succede che qualcuno gli ritorce addosso la furbizia: «Ci sono due modi di non essere né di destra né di sinistra: un modo di destra e uno di sinistra…». È il beffardo «paradosso spaziale da disegno di Escher» con cui WuMing1, uno dei componenti “senza nome” del collettivo di scrittura che si affermò con l´allegoria storico-politica del romanzo Q, ha aperto le ostilità su Nuova …

"Uno scatto bipartisan verso l'Europa", di Antonio Puri Purini

Si profila una grande opportunità per le forze politiche di centrodestra e centrosinistra. Il ricorso a mozioni unitarie sull’Europa sembrava scomparso dall’agenda del Parlamento. L’ultima (dicembre del 2001) prima del Consiglio europeo di Laeken che lanciò il trattato costituzionale rimase lettera morta, indebolita dalle divisioni fra una maggioranza euroscettica e un’opposizione europeista.