Mese: Gennaio 2012

"I nostri benefici imprigionati nella rete delle lobby", di Eugenio Scalfari

Il decreto “salva Italia”, ormai diventato legge, suscitò molte critiche, soprattutto a causa della riforma delle pensioni che creava sofferenza ma aboliva anche diseguaglianze notevoli tra quanti godevano ancora del privilegio del sistema retributivo e quanti (i più giovani) erano già passati al sistema contributivo. Ma l´opposizione alla grandinata di tasse, necessaria per evitare lo sfascio dei conti pubblici, non è paragonabile all´ondata di recriminazioni, contestazioni, scioperi, blocchi stradali, riserve da parte delle forze politiche (del Pdl soprattutto), manifestazioni di “indignati”. Scioperano i tassisti, i camionisti, i pescatori siciliani, i farmacisti, i benzinai, gli avvocati; in Sicilia la protesta ha paralizzato l´isola intera ed ha inalberato addirittura la bandiera separatista della Trinacria. Solo adesso si intravede qualche segnale di resipiscenza. Era prevedibile, il nostro è il Paese corporativo per eccellenza, tutti i tentativi di introdurre qualche modesta liberalizzazione sono puntualmente falliti contro la muraglia delle lobbies. Ma questa volta è diverso, non a caso Monti è stato per anni commissario alla concorrenza nella Commissione di Bruxelles, dove ha ingaggiato memorabili battaglie contro il potere monopolistico …

"Un New Deal per il lavoro", di Luciano Gallino

Ci sono due strade per creare occupazione. Una è quella delle politiche fiscali: lo Stato riduce le tasse alle imprese per incentivarle ad assumere. L´altra vede lo Stato creare direttamente posti di lavoro. Rientrano palesemente nella prima le misure predisposte dal governo che sono entrate in vigore a gennaio. La più rilevante sta nell´articolo 2: prevede, per le imprese che assumono a tempo indeterminato giovani sotto i 35 anni, una deduzione Irap di 10.600 euro per ogni neo assunto, aumentata della metà per le imprese del Meridione. C´è una obiezione di fondo alle misure del governo: le politiche fiscali presentano una serie di inconvenienti che ne limitano molto la capacità di creare occupazione. Anzitutto esse offrono incentivi a pioggia, ossia non distinguono tra i settori di attività economica in cui appare più utile creare occupazione. Un nuovo assunto è un disoccupato in meno, però sarebbe meglio per l´economia se l´assunzione riguardasse un centro di ricerca invece che un fast food, scelta che non si può fare con incentivi del genere. In secondo luogo bisognerà vedere …

"Il decreto apre strade nuove. Ma ci sono omissioni e rinvii", di Laura Matteucci

Farmacisti ma anche avvocati e notai sono stati appena sfiorati dal decreto del governo. Impresa facile a rischio infiltrazioni della criminalità. Sull’energia vantaggi per i consumatori. Cosa va/1 L’acqua non si tocca. Edicole, più sconti L’istituzione di un’Autorità indipendente per i trasporti, che toglie competenze dirette alla politica, è un provvedimento che può avere un vero impatto positivo sulla regolamentazione dei mercati. Peccato solo venga rinviata ad un ulteriore ddl, da presentare entro tre mesi dall’entrata in vigore del decreto sulle liberalizzazioni. Più immediati potrebbero essere gli effetti positivi della semplificazione per la creazione di imprese (per quelle edili soprattutto è prevista una minore tassazione e menovincoli burocratici). Un capitolo cui è ascritta anche la nuova figura di società «a responsabilità limitata», quella per i giovani under 35, con il versamento di un capitale minimo di 1 euro e senza l’obbligo di intervento del notaio. Una grande apertura per chi non ha mezzi, soggetta comunquea parecchie critiche: la più pesante, il rischio che una società di questo tipo, fondata senza particolari controlli, possa fare da …

"Liberalizzazioni, tutte le novità settore per settore", da www.ilsole24ore.it

Sono oltre 15 i settori coinvolti dal piano liberalizzazioni targato Monti, dal gas alle professioni, dalle banche alle farmacie. Dopo un lavoro di alcune settimane il pacchetto è stato approvato come primo capitolo del decreto “cresci-Italia”. Varie bozze, trattative e correzioni hanno portato al risultato finale in cui spiccano le misure per la libertà di impresa, il pacchetto energia e quello sulle assicurazioni. ENERGIA – Tariffe del gas agganciate all’Europa CARBURANTI – Più spazio al self service fuori città C RETE GAS – Sei mesi per scorporare Snam da Eni ASSICURAZIONE – Risarcimenti, disincentivi alle frodi BANCHE – Polizze mutui, almeno 2 preventivi COMMERCIO EDICOLE – Attività al via senza autorizzazioni TAXI – Più licenze ma con compensazione FARMACIE – Concorso per 5mila nuove farmacie FERROVIE – Fs: rinvio per la rete, gare per i pendolari AUTOSTRADE – Price cap per il futuro, ora salvati i lavori PROFESSIONISTI E NOTAI – Via le tariffe per i professionisti CLASS ACTION – Consumatori con diritti omogenei IMPRESE – Un tribunale ad hoc per le imprese PAGAMENTI IMPRESE …

"I cattivi maestri del sorteggio", di Michele Prospero

Sul Corriere della Sera, il costituzionalista Michele Ainis torna sulla sua proposta di creare un Senato attraverso il metodo del sorteggio. Ai critici «troppo vivaci», dice, della stravagante idea di indire una lotteria per designare i membri di Palazzo Madama, replica che l’idea non era poi così peregrina. punto di vista dottrinale. Anzi, ribadisce che il sorteggio è un grande e desiderabile obiettivo di innovazione istituzionale perché «piaceva ad Aristotele non meno che a Montesquieu». Aristotele teorico della dea bendata? Il sorteggio egli lo registrava come una consuetudine invalsa in alcune città democratiche greche. Ma la democrazia per Aristotele non era la forma preferita di ordine politico, così come non gradito era il regime a lei opposto, l’oligarchia. La politia, questo era il suo modello istituzionale, contemplava la mediazione tra i due sistemi antitetici e per motivi speculari molto difettosi. Grazie all’abbinamento tra le due costituzioni avverse, la politia doveva «fare le cariche elettive secondo l’oligarchia, renderle indipendenti dal censo secondo la democrazia» (Politica, IV, 9). Quindi: elezione e non sorteggio delle cariche politiche e …

"La neoplebe", di Massimiliano Panarari

Uno spettro si sta aggirando per l’Italia, dal profilo non molto nitido, ma dalle azioni concretissime. Quello di un nuovo soggetto sociale, di non facile definizione e composto di figure e ceti differenti; e, d’altronde, se ci si pensa, non c’è neppure da stupirsene in questi nostri tempi che ci hanno largamente abituati alla frammentarietà. Un soggetto postmoderno, dunque, ma intorno al quale si respira una sensazione, sebbene rivista e corretta, di déjà vu che affonda le radici in tanti episodi che hanno punteggiato la storia dell’Italia premoderna. Proviamo a dargli un nome, beninteso, senza alcun intento snobistico, ma in un’accezione quanto più sociologica possibile. Possiamo chiamarla neoplebe o, fors’anche neoproletariato, il quale, alle braccia della prole, sostituisce, quale strumento di lavoro e simbolo di rivendicazione, il taxi o il forcone. Soggetti sempre liquidi, dunque, ma che nulla hanno a che fare con i cosiddetti lavoratori cognitari, i neoproletari dell’età digitale che operano, sottopagati, nell’economia della conoscenza. In questo caso, invece, dai tassinari romani e napoletani al movimento siciliano dei forconi (che mette assieme agricoltori, …

"Il delirio liberista", di Paolo Bonaretti

Tra le patologie che si diffondono in questo periodo di crisi, vi è la singolare attitudine di una falsa sinistra, in realtà ultraliberista, a farsi paladina delle peggiori ricette della destra neothatcheriana e reaganiana, sepolte da oltre un ventennio perché drammaticamente fallite. Proprio di questo fallimento, peraltro, stiamo oggi vivendo la fase più acuta e le conseguenze più nefaste. Il conato ideologico di Alessandro De Nicola su Repubblica di ieri, in forma di peana delle privatizzazioni (anzi di intimazione a vendere tutte le più importanti imprese di proprietà pubblica), appartiene a pieno titolo a questa patologia. Nessuna persona dotata di raziocinio e in buona fede può in questi giorni proporre una campagna di privatizzazioni forzate di una parte così significativa dell’apparato finanziario e industriale strategico del Paese. L’Italia sta con fatica riconquistando un peso e un ruolo in Europa e nel mondo, e l’economia italiana ha bisogno di grandi imprese nazionali capaci di stare sui grandi scenari globali, capaci di trainare politiche industriali, per l’energia, le infrastrutture, l’innovazione tecnologica. Eni, Finmeccanica, Fintecna costituiscono punti fermi …