Mese: Gennaio 2012

"I laureati non sono tutti uguali", di Marco Meloni

L’abolizione del valore legale del titolo di studio è come l’araba fenice, ma in questo caso “cosa sia nessun lo sa”. Il suo ruolo nel dibattito pubblico si riduce spesso a una sfida tra due tifoserie che non si comprendono, né si sforzano di capire di cosa stiano parlando. Proviamo piuttosto a entrare nel merito delle questioni, per cogliere davvero l’opportunità di varare riforme utili in tempi rapidi e far maturare il nostro discorso pubblico. Partiamo dai fatti. Come ha correttamente ricordato ieri su queste colonne Giliberto Capano, non possiamo abolire qualcosa che non esiste. Il complesso concetto di valore legale dei titoli, studiato tempo fa da Sabino Cassese, richiama un insieme di norme che, in termini generali, disciplinano da un lato l’autorizzazione ad istituire le università, e dall’altro la capacità delle medesime di rilasciare attestati dotati di effetto giuridico. A loro volta, a questi ultimi sono connessi la facoltà di svolgere esami di stato per l’esercizio di alcune professioni (medico, ingegnere, eccetera), i meccanismi di reclutamento tramite concorsi e le progressioni di carriera nella …

E i docenti difendono gli universitari: "Spesso devono lavorare", di Maria Novella De Luca

Pochi tutor e atenei sovraffollati ecco perché l´università dura di più “In Italia c´è un docente ogni 800 ragazzi, contro l´uno a uno anglosassone” Nelle loro università, spesso, hanno dovuto fronteggiare occupazioni e proteste, giornate dure, tensioni, assemblee, cortei. “Loro” infatti sono l´istituzione, l´ateneo, rappresentano il sistema, sono la controparte. Eppure questa volta rettori, docenti e studenti sembrano essere dalla stessa parte della “barricata”, singolarmente uniti nel respingere al mittente (cioè al sottosegretario al Welfare Michael Martone) quell´accusa di “sfigati” e fuoricorso lanciata agli universitari d´Italia. Perché i problemi degli atenei sono così grandi, e così grande è la crisi che riguarda il futuro dei giovani, che quella parola, “sfigati”, anche se molto “teen” suona davvero un po´ offensiva. Spiega Massimo Maria Augello, rettore dell´università Pisa, 50mila studenti in una città di 90mila abitanti: «Il tema è sensibile, ma è davvero fuorviante trattarlo così, anche perché i laureati italiani, vorrei ricordarlo, non sono secondi a nessuno. È vero però che esiste una parte di ragazzi che all´università si perde, rallenta, abbandona. E infatti noi abbiamo …

"Non colpevolizzare i ragazzi, introdurre sistemi premianti", di Mila Spicola

Le storie di chi si impegna ma poi è costretto a mollare o a lasciare l’Italia dimostrano che il problema è altrove ed è strutturale. Purtroppo «sfigati» si diventa dopo la laurea De sfigatibus. Laura si è laureata in ingegneria idraulica a 22 anni, quasi 23,un genio delle turbine e dei calcoli, ha poi vinto il dottorato, a Palermo,“ da sola”, senza calci, ha trovato pure il tempo di sposarsi e la domenica va a pranzo dai suoi.«Mamma, straccio le statistiche, discuto la tesi next year,un anno a Baltimora, torno, concorso da ricercatore e zac! Bambino entro i 29, scommettiamo? ». Scommessa persa. «Dottoressa, con questi chiari di luna io non posso assicurarle nulla al suo rientro dagli Usa; sì c’è il concorso ma…».Ma un collega milanese del prof c’ha il figlio e, si sa, i figli so’ figli…» e Laura piange: parte e rimane fuori? E Mauri? Rimane? A fare che? Pensa a Norman: due anni fa si è lanciato da una finestra del pensionato universitario. Il suo prof gli aveva detto le stesse …

"Fornero frena «Mai detto di togliere la Cigs»", di Massimo Franchi

Giornata difficile per la ministra dopo le polemiche. Anche nel governo c’è freddezza Il nuovo testo da presentare ai sindacati sarà pronto soltanto la prossima settimana. Precisazioni e amarezza. Il day after del primo tavolo con le parti sociali per il ministro Elsa Fornero non è facile. C’è da rassicurare sulla cassa integrazione straordinaria gli oltre 300mila lavoratori che ne stanno usufruendo. «Sono assolutamente ipotesi premature,non siamo entrati nella individuazione di soluzioni, il che sarebbe stato arrogante da parte del governo», precisa di buon mattino il ministro. «È stato detto che Fornero vuole eliminare la Cassa straordinaria. Non è scritto nel documento e non lo so, vedremo, ne parleremo con i sindacati», precisa ulteriormente nel pomeriggio. Poi l’amara constatazione: «Il 2012 sarà un anno molto difficile, non potremo fare grandi innovazioni». La professoressa non è abituata ad essere nell’occhio del ciclone. Le era già capitato dopo le lacrime nel pronunciare la parola «sacrifici» per la sua riforma delle pensioni. Questa volta è diverso. Questa volta in discussione non è una sua reazione emotiva. Questa volta …

"Investiamo su donne e giovani", di Alessio Postiglione

L’austerità da sola non basta. Anzi, può affossare l’Italia e l’Europa. Lo sa bene Mario Monti che, non a caso, subito dopo il piano tagli, ha puntato sulle liberalizzazioni. Aprire i mercati, infatti, equivale a spalancare le finestre e far spirare la brezza fresca della concorrenza, il cui obiettivo è rimettere in moto l’economia e favorire la crescita. Ma ritenere le liberalizzazioni l’unica soluzione sarebbe un fatale errore. Negli ultimi quindici anni, d’altronde, abbiamo registrato un tasso medio di crescita economica annua pari ad un mediocre 0,75 per cento; molto di meno dell’interesse sul debito che paghiamo. Non usciremo dai marosi della crisi, dunque, solo con i tagli finalizzati ad abbattere un debito pubblico pari al 118 per cento del Pil. Preoccupa, anche, la nostra probabile incapacità a ripagare gli interessi sul debito, che il governo salda con un imponente ricorso alle tasse. Gli italiani, d’altronde, sono gravati da pochi debiti privati e hanno sottoscritto pochi mutui. Lo stato è indebitato, gli italiani no. In questo modo, la debolezza della finanza pubblica è controbilanciata da …

Colpo di scena: Archiviato "Valorizza 2", di Anna Maria Bellesia

Già durante gli incontri precedenti fra Ministero e Sindacati era emerso un crescente dissenso riguardo al controverso “metodo reputazionale” utilizzato per la valutazione e la premialità dei docenti. Dell’archiviazione di Valorizza II dà notizia per prima la Cgil, riferendo in merito alla riunione odierna. Nei giorni scorsi, fra le voci contrarie, “la più ferma opposizione al progetto”, era stata ribadita dalla Gilda, che ne ha sempre contestato radicalmente la scientificità. Anche lo Snals ha detto di non condividere il criterio della “reputazionalità”, sottolineando che tale sperimentazione non porterebbe a percorsi condivisibili in sede di futuro Ccnl. La Cgil ha evidenziato “l’estrema confusione” sul delicato tema della valutazione di sistema, che necessita al contrario “di minor approssimazione, di risorse e investimenti adeguati e di un dibattito quanto più ampio possibile”. Praticamente il capo dipartimento Biondi ha dovuto prendere atto della esplicita indisponibilità della quasi totalità delle organizzazioni sindacali nei confronti di Valorizza II. Nato nel 2010 per volontà del ministro Gelmini, il progetto Valorizza aveva il solo punto di forza di mettere in atto un esperimento …