economia, politica italiana

"Dagli all'evasore" di Massimo Gramellini

Fra i pochi effetti positivi (Monti direbbe: «Non del tutto negativi») di questa crisi Fine di Mondo c’è il cambio di atteggiamento degli italiani nei confronti degli evasori. Fino a qualche tempo fa, intorno agli evasori luccicava ancora quell’alone di rispetto confinante con l’invidia che nel nostro Paese circonda sempre i furbi quando mettono in pratica le trasgressioni che gli altri osano soltanto immaginare. Rubare allo Stato non era percepito come un furto. Non più di quanto lo sia depredare l’accampamento nemico durante una guerra. L’evasore si ammantava di ideali libertari: il rifiuto di piegarsi al sopruso di un potere straniero. Quando c’è da dare e non da prendere, lo Stato in Italia non siamo mai noi, ma qualcun altro.

Poi è arrivata la crisi e abbiamo capito che le tasse non servono solo a finanziare le cricche corrotte e sprecone (Monti direbbe «non del tutto frugali») dei politici, ma anche a tenere in piedi la baracca. Che ogni euro evaso significa un servizio in meno negli ospedali e per la strada. E che quell’euro mancante, non potendo più gravare sul debito pubblico, d’ora in poi dovrà essere compensato da una nuova imposta. Così l’invidia si è trasformata in disprezzo e rabbia. Specie verso quegli evasori totali, ieri ne sono stati scoperti altri 7500, che non evadono per sopravvivere ma per continuare a spassarsela sulle spalle di chi non ce la fa più. A uno di questi eroi in disgrazia è stato sequestrato un cavallo da corsa, figlio di Varenne: ora trotta per lo Stato. Io avrei preferito veder trottare il proprietario in qualche lavoro socialmente utile.

da La Stampa del 24 gennaio 2012

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“GDF Scoperti 7500 individui e società che non dichiaravano nulla: solo nel 2011 avrebbero nascosto 21 miliardi”, di Paola Zanca

Dunque gli evasori si possono scovare. Storie di ordinari imbrogli. Come quella dell’imprenditore fuggito dallo Stato e dai suoi dipendenti. Si è dato all’ippica. E ora il figlio di Varenne corre per l’erario

A Piacenza lo conoscevano tutti come un esperto in medicina alternativa. Le sue tariffe erano pubblicate sul sito internet dello studio. Ed è lì che la Guardia di Finanza ha capito che c’era qualcosa che non andava. Se prende quasi 100 euro all’ora, come fa a dichiarare un reddito da cinque mila euro l’anno? pag. 6  
A Piacenza lo conoscevano tutti come un esperto in medicina alternativa. Le sue tariffe erano pubblicate sul sito internet dello studio. Ed è lì che la Guardia di Finanza ha capito che c’era qualcosa che non andava. Se prende quasi cento euro all’ora, come fa a dichiarare un reddito da cinque mila euro l’anno? Lui ha provato a difendersi: visito solo due ore alla settimana. Ma si era scordato dei versamenti rigogliosi che affluivano sul suo conto corrente con regolarità. Così gli hanno contestato quasi 600 mila euro di entrate non dichiarate.
IL NOSTRO MEDICO piacentino, è uno dei 7500 lavoratori autonomi che nel 2011 sono spariti dai registri del fisco. E con loro hanno giocato a nascondino più di 21 miliardi di euro. Niente di eclatante, succede tutti gli anni. Nel 2010, anzi, gli evasori totali beccati in castagna erano stati 8850, sempre per una cifra di 26 miliardi di euro tra redditi non dichiarati e Iva non versata. È questo l’unico dato che ha subìto una variazione significativa: dall’anno scorso a oggi, i mancati pagamenti Iva in aziende che hanno volumi d’affari superiori ai 100 mila euro è triplicato. Nel 2010 le violazioni erano 1226, nel 2011 3867.
Ma i 21 miliardi mai arrivati nelle casse dello Stato per colpa degli evasori totali sono solo una piccola parte. Le verifiche delle Fiamme Gialle hanno trovato un totale di redditi non dichiarati che supera i 50 miliardi, a cui ne vanno aggiunti altri 8 di Iva evasa. I più difficili da scovare sono stati quelli nascosti “dalle triangolazioni fra società collocate nei paradisi fiscali, dalle intestazioni fittizie di patrimoni, dalle grosse operazioni elusive”. Poi ci sono almeno duemila soggetti che hanno emesso fatture false e altrettanti che hanno distrutto o nascosto la contabilità. Infine si evade anche con il lavoro nero: più di dodicimila i lavoratori trovati senza contratto, di cui 2500 extracomunitari.
ORA IL PROBLEMA è come recuperare questo immenso patrimonio. Quasi un miliardo (per la precisione 902 milioni di euro) è stato sequestrato immediatamente agli evasori. Tra le immagini registrate dalla Guardia di Finanza c’è perfino chi aveva nascosto mazzette di banconote da 500 euro in una spazzola per capelli. Quanto agli altri 49 miliardi, sarà compito dell’Agenzie delle Entrate provare a ritrovarli attraverso accertamenti ancora da avviare. Il 10 per cento di chi ha mentito al Fisco ha ammesso subito il dolo: anziché aspettare le cartelle esattoriali, hanno deciso di aderire alla riscossione “spontaneamente”. In passato erano meno: ora il clima aiuta. “In questo periodo di crisi economica spiegano dalla Guardia di Finanza anche chi prima giustificava l’evasione come una furberia, ha dovuto prendere atto della pericolosità sociale del fenomeno”. “Ora ci sentiamo meno soli”, dice il comandante Nino Di Paolo. Stia tranquillo il medico di Piacenza, anche lui è in numerosa compagnia.

da il Fatto 24.1.12