L´Europa sta attraversando un dei periodi più duri e complessi dalla fine della Seconda guerra mondiale. Le speranze e le attese per un futuro del continente guidato da un senso collettivo di responsabile condivisione di beni e diritti stanno paurosamente declinando. L´Europa ha cercato di essere una patria umana e libera per milioni.
E ha dimostrato di poterlo essere quando, e fino a quando, la politica democratica è stata la sua dimensione effettuale. Rischia di diventare un´esperienza di cui parlare al passato. Nel presente è già un incubo per chi vuole ancora difenderla, poiché la sua salvezza sembra costare troppo, un prezzo che è sempre più alto e che, soprattutto, appare sempre meno giustificato ai molti che si stanno impoverendo ogni giorno di più. Per che cosa pagare così tanto? La democrazia è stata la sfida che l´Europa del dopoguerra aveva voluto affrontare unendosi. La sua è stata una storia di successo. Oggi, paradossalmente, sembra che la salvezza di questa unione metta a repentaglio la democrazia.
Chi ci guadagna dalla distruzione della speranza degli europei in una patria comune? L´attacco delle agenzie private di rating fa nascere il timore fondato che l´Europa sia invisa ai mercati finanziari; che a non volerla siano coloro che sanno di avere nelle loro mani l´arma della sua sopravvivenza: il credito. L´Unione per meglio regolare il capitalismo, per metterlo al servizio dei cittadini democratici, del benessere nella libertà: questa è stata l´ambizione, il sogno coltivato dal nostro continente per più di mezzo secolo. Quel sogno non piace, né piace questa nostra ambizione a voler governare l´economia. A non piacere è in effetti proprio la politica, quell´arte tutta umana di creare ordini normativi per poter consentire a tutti di vivere come uguali in dignità, combattendo i poteri dispotici e assoluti, quali che siano; rendendo la forza soggetta al diritto, e inducendo l´interesse privato a cercare compromessi con quello pubblico. Se nel passato i poteri incontestabili erano quello religioso prima e poi quello militare, oggi il potere che preme per un dominio assoluto è quello finanziario. Quella che stiamo vivendo è la terza fase della storia della libertà; e sappiamo quante cadute e quanti arretramenti le due precedenti sono costate.
Si è scritto in questi giorni che l´America finanziaria sta mettendo sotto scacco l´Europa, che oltreoceano sta l´armata fatale. La situazione politica ed economica del Nord America, degli Stati Uniti in modo particolare, è certamente diversa da quella europea, anche perché lì la direzione politica esiste, ha sovranità ed è molto temuta dai despoti della finanza quando decide di imporre regole e reprimere le scelte speculative “criminose”. Tuttavia, le tensioni fortissime tra il presidente statunitense e il Congresso, proprio sulle politiche sociali ed economiche, fa pensare che anche gli Stati Uniti stiano attraversando una crisi epocale; una crisi che la debolezza dell´Europa potrà solo accelerare e accrescere. Sarebbe un grave errore pensare che il bene di Washington passi per la caduta di Bruxelles. È vero che nei momenti di grave necessità la solidarietà tra potenziali competitori di uno stesso bene si fa diafana. Ma non è meno vero che il senso dell´utile dovrebbe spingere a guardare oltre l´ombra del proprio naso, se vuole essere utile ragionevole e a lungo termine.
La crisi dell´Europa è un segno evidente del fatto che quella che si gioca è una lotta aperta tra democrazia e tecnofinanza, tra un potere politico pubblico e un potere privato e invisibile, un potere, per giunta, che si è alimentato di quella stessa libertà economica per mezzo della quale (e per proteggere la quale) la democrazia moderna è sorta e si è consolidata. Oggi un pezzo importante della dimensione economica si fa ostacolo di altre libertà: quella politica e quella civile. A rimetterci non sarà solo la democrazia già consolidata, ma anche quella in costruzione, come in Cina e in altre zone dell´Est asiatico dove le rivendicazioni per i diritti stanno aprendo importanti spazi di libertà. La sfida che il potere tecnofinanziario globale ha lanciato richiederebbe un´azione straordinaria e intelligente della politica globale, da parte di tutti coloro che ancora vogliono credere che oltre le piazze finanziarie ci sia una società di liberi e uguali che reclama la propria autonomia di decisione. La battaglia per l´Europa è una battaglia per la politica, per questo è una battaglia di libertà.
da La Repubblica del 22 gennaio 2012