attualità, lavoro

"I sindacati uniti: l’articolo 18 non si tocca", di Roberto Giovannini

Erano tre anni che i vertici di Cgil, Cisl e Uil non riuscivano a mettersi d’accordo praticamente su niente. E dunque l’intesa di ieri sul documento per il negoziato con il governo sulla riforma del mercato del lavoro (con un rilancio sulla necessità di strategie per far ripartire l’occupazione e la crescita) se non altro è una notizia. Due sono i messaggi contenuti nella piattaforma per la trattativa con l’Esecutivo: primo, la richiesta di un «cambiamento nella politica economica del governo», visto che la gravità della crisi accentuata dalla manovra inevitabilmente recessiva di dicembre non può non essere contrastata da «politiche che favoriscano la crescita, il lavoro, l’equità sociale e fiscale». Secondo, che il tema dell’articolo 18 non esiste, non è sul tavolo e su questa materia non ci sarà alcuna trattativa.

«Abbiamo già detto che se il governo vuole introdurre questo argomento vuol dire che non vuole il confronto con i sindacati. Per noi il confronto si apre sulle proposte che facciamo», dice la leader della Cgil Susanna Camusso: «Il tema dell’articolo 18 non c’e, non lo consideriamo risolutivo per i problemi che presentiamo». E se dal fronte delle imprese la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia sottolinea che gli industriali andranno al tavolo «senza ideologie e senza dire dei no prima di sedersi», e che si aspetta che i sindacati facciano la stessa cosa, Cgil-Cisl-Uil rispondono seccamente «no». «È fuorviante insistere su questo tema, è imbarazzante», afferma il numero uno della Cisl Raffaele Bonanni, che parla di «aree di ideologismo che fanno male al Paese», e sottolinea il diverso spirito con cui i sindacati hanno cercato una piattaforma comune: «Le nostre sono proposte che evitano di far litigare il sociale e la politica. Abbiamo cercato tutti gli strumenti che siano efficaci ma che non creano problemi a nessuno». «È una rappresentazione falsa», aggiunge Luigi Angeletti, dire «che i sindacati vogliono mettere pregiudiziali e Confindustria no. Nessuno pensi che non avere pregiudiziali significhi dover dare ragione agli altri. Noi abbiamo delle idee, e abbiamo spiegato centinaia di volte che intervenire sull’articolo 18 non sarebbe d’aiuto».

Al governo i sindacati chiedono di aprire un confronto che vada oltre la riforma del lavoro su cui hanno informalmente già incontrato il ministro Elsa Fornero: chiedono di inquadrarla nel contesto più ampio delle misure per sostenere la crescita l’occupazione, di discutere anche del dossier liberalizzazioni, e di equità, a partire dalle pensioni sul fronte sociale e da una riforma fiscale che alleggerisca lavoratori, pensionati e famiglie andando a toccare i patrimoni. In particolare, i sindacati chiedono «un piano organico per dare sostegno all’occupazione, in particolare con strumenti rivolti ai giovani, alle donne, agli over 50 e al reimpiego dei lavoratori in cassa integrazione e ai disoccupati», e chiedono di ridurre e semplificare le forme di assunzione precarie e ultraflessibili.

Susanna Camusso sottolinea che «non c’e una soluzione al tema della crescita senza occupazione, e non si possono affrontare i nodi dell’occupazione solo con gli strumenti della riforma del lavoro». E sul fisco Raffaele Bonanni avverte: «Vogliamo un confronto serrato. Vedrete cosa succederà per le strade dell’Italia tra qualche mese, quando ognuno potrà fare i conti di cosa ci perde» dopo l’ultima manovra. Piena sintonia tra Cgil, Cisl e Uil – sottolineano i tre leader anche sul percorso per portare avanti l’intesa del 28 giugno. Ora la convocazione del governo a un tavolo è attesa a breve. Ma «non abbiamo idea di quando saremo convocati», chiarisce Angeletti. «Ci hanno detto che un incontro è imminente, aspettiamo», conclude Bonanni.

La Stampa 18.01.12

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“Cgil, Cisl e Uil:finisca la precarietà per i giovani”, di Massimo Franchi

La prima segreteria unitaria dal 7 maggio 2008 vara la piattaforma comune di Cgil, Cisl eUil per il confronto con il governo. Si intitola “Per il lavoro, per la crescita, per l’equità sociale e fiscale”: nove pagine fitte di proposte secche e precise che i sindacati confederali mettono sul tavolo del ministro Fornero in attesa della «imminente» convocazione ad inizio della prossima settimana con le altre parti sociali. Cgil, Cisl e Uil ribadiscono che il «confronto » deve avere «l’obiettivo di far ripartire la crescita» partendo da «un piano per il lavoro» e «realizzando in tempi brevi un intervento di riduzione del carico fiscale a beneficio di lavoratori, pensionati», «la detassazione del salario di produttività tramite la contrattazione aziendale e territoriale » e «una riorganizzazione della spesa pubblica». Per Susanna Camusso infatti «non c’è una soluzione al tema della crescita che non guardi all’occupazione e non c’è una risposta all’occupazione che guardi solo al mercato del lavoro ». Secondo il leader della Cgil «bisogna dare una prospettiva di crescita al paese che rende il mercato del lavoro un mercato in cui la forma normale è il tempo indeterminato, in un quadro di emergenza bisogna incentivare l’ingresso dei giovani e di chi è stato espulso dal mercato del lavoro: questo è il cuore politico della nostra proposta». Per Raffaele Bonanni la piattaforma unitaria offre strumenti al governo «per rendere le soluzioni più fluide, con meno ingiustizie o soluzioni pasticciate. Noi -ha continuato il segretario generale della Cisl – vogliamo potenziare l’apprendistato e rendere più appetibile la formazione. Vediamo se il governo ha davvero intenzione di dare uno strumento per l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Aspettiamo ora il governo a un confronto e a una vera trattativa, una discussione e un negoziato più larghi». Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, ha sottolineato che i sindacati «hanno voluto dare l’esempio che la concertazione con le parti non è una perdita di tempo e non richiede molto tempo. Basta la volontà di affrontare i nodi e anche un po’ la capacità di trovare le soluzioni ». Anche secondo Angeletti «la priorità numero uno è il lavoro e una delle cose da fare subito è la riduzione delle tasse sul lavoro».
DA 46 A 5 SOLI CONTRATTI Come anticipato da l’Unità il due capitoli più corposi riguardano mercato del lavoro e ammortizzatori sociali. Il primo chiede al governo di ridurre le tipologie contrattuali dalle attuali 46 a 5: tempo indeterminato (ribadita come «forma comune »), contratto di apprendistato («professionalizzante come canale di ingresso al lavoro per i giovani »), il contratto di inserimento («per il reimpiego dei lavoratori in disoccupazione, over 50» e «per l’occupazione femminile», «favorendo il part time per governare le crisi»), il contratto a tempo determinato («stagionale») e soprattutto il lavoro somministrato come tipologia per «semplificare (la giungla del) lavoro flessibile». Passando agli ammortizzatori sociali si propone un «riordino» basato sull’unificazione Di due soli «strumenti»: la cassa integrazione e mobilità-disoccupazione «fondato su uno schema assicurativo Con un contributo da parte di tutte le imprese puntando all’estensione a tutte le tipologie di lavoro ed a tutte le dimensioni d’azienda». Sulla «partita ancora aperta» della previdenza Cgil, Cisl e Uil parlano di «vera e propria emergenza per cui è necessario, da subito, prevedere deroghe ed esenzioni per sostenere chi espulso dai sistemi produttivi rimane senza lavoro e senza reddito», gli oltre 65mila fra esodati e a fine mobilità, «eliminando qualsiasi forma di penalizzazione per ogni anno di anticipo rispetto ai 62 anni». L’ultimo paragrafo è dedicato alle liberalizzazioni (che «non significa automaticamente privatizzare»). Tra i punti fermi perché le liberalizzazioni diventino «sostegno alla crescita» i sindacati chiedono «il mantenimento della proprietà pubblica degli asset strategici» (no al passaggio di Rfi al Tesoro), «il rispetto dei contratti e la tutela del lavoro».

L’Unità 18.01.12

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Sindacati all’unisono: “Per tutelare i salari tassare i patrimoni”, di Enrico Marro

Cgil, Cisl e Uil unite chiedono al governo Monti «un forte intervento a sostegno di salari, stipendi e pensioni» attraverso una «riduzione del carico fiscale» da finanziare con «una imposizione sui patrimoni mobiliari e immobiliari» e con la lotta l’evasione e all’elusione fiscale. Il taglio delle tasse, sostengono i sindacati, oltre che rispondere a esigenze di equità, rilancerebbe la domanda interna, «indispensabile per far tornare a crescere la nostra economia».
Questa la ricetta che le confederazioni hanno scritto in un documento di 9 pagine approvato ieri dalle tre segreterie, che si sono riunite insieme per la prima volta dal 7 maggio 2008, quindi dopo quasi quattro anni di rottura. Oltre alla patrimoniale e a meno tasse sui lavoratori, i sindacati chiedono una netta modifica della riforma Fornero; la riduzione dei contratti precari e, implicitamente, la garanzia che l’articolo 18 sui licenziamenti non venga toccato; il potenziamento degli ammortizzatori sociali; che le liberalizzazioni non mettano in discussione i servizi universali delle poste e delle ferrovie.
Con questo documento i sindacati andranno al tavolo, insieme con le associazioni imprenditoriali, che il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, convocherà per la fine della settimana o gli inizi della prossima. Un tavolo per discutere della riforma del mercato del lavoro, ma sul quale già si intravedono due questioni molto delicate. La prima, posta appunto dal documento di Cgil, Cisl e Uil, che chiede in sostanza una riscrittura della riforma delle pensioni. La seconda è quella dell’articolo 18 che aleggia fin dall’inizio sulla trattativa e che è stata rilanciata ieri dal presidente della Confindustria. «Ci siederemo al tavolo con senso di responsabilità, senza ideologie, senza dei no prima di sederci. Ci aspettiamo che i sindacati facciano la stessa cosa», ha detto Emma Marcegaglia. Aggiungendo che ci sono tre temi da affrontare: «La flessibilità in entrata, gli ammortizzatori sociali che siamo d’accordo si possano rafforzare e la flessibilità in uscita», che fuori dal gergo significa appunto l’articolo 18. Una questione che non può essere elusa, ha concluso Marcegaglia, perché «in linea con la Bce e con la Commissione europea dobbiamo modernizzare il nostro mercato anche su questo».
Immediata la replica della leader della Cgil: Susanna Camusso: «Il tema dell’articolo 18 non c’è». E un no secco è arrivato anche dal segretario della Cisl Raffaele Bonanni («bisogna sgombrare il campo da queste ideologie») e da quello della Uil, Luigi Angeletti. Ma sia Fornero sia lo stesso presidente del Consiglio, Mario Monti, hanno più volte detto che nella discussione non può esserci il tabù dell’articolo 18. I sindacati sanno però di poter contare sull’appoggio del Pd. Lo stesso appoggio che hanno anche sulle pensioni, su questo pure da parte del Pdl.
Oggi la commissione Lavoro della Camera, dove ieri Cesare Damiano (Pd) ha svolto la relazione di maggioranza, consegnerà il parere sul decreto milleproroghe alla commissione Bilancio, raccomandando due modifiche della riforma delle pensioni: la prima per estendere ai lavoratori in esubero ricompresi negli accordi fino al 31 dicembre scorso (e non più al 4 dicembre) e a chi è rimasto senza pensione e senza stipendio la possibilità di andare in pensione con le vecchie regole e la seconda per togliere le penalizzazioni per chi lascia il lavoro prima dei 62 anni di età.
I sindacati chiedono anche di più, sostenendo che la riforma, al solo scopo di «fare cassa», ha un impatto «insostenibile e iniquo sulla struttura dei diritti previdenziali di milioni di persone senza nessuna gradualità». Ma il governo è disponibile solo a qualche modifica a favore di chi si è licenziato incentivato dall’azienda, in vista di andare in pensione, ed è rimasto «fregato» dall’improvviso aumento dei requisiti.

Il Corriere della Sera 18.01.12