Sindacati e Pd ribadiscono al governo che il capitolo pensioni non è chiuso. Del resto, ieri è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti al decreto Milleproroghe e la stragrande maggioranza delle modifiche proposte riguarda proprio questo argomento e la piattaforma che oggi sarà sul tavolo delle segreterie unitarie di Cgil, Cisl e Uil avrà un capitolo apposito dedicato alla previdenza.
LA PRIORITÀ L’emergenza, la priorità è quella delle migliaia e migliaia di persone che dopo la riforma delle pensioni contenuta nel decreto SalvaItalia si trovano senza lavoro né pensione. Si tratta essenzialmente di due categorie di persone: quelle in mobilità dopo la chiusura della loro azienda e quelle che hanno firmato un accordo collettivo accettando di dimettersi, di lasciare il lavoro, in cambio di una buonuscita, attendendo la tanto agognata pensione (che invece ora è lontana anni). In gergo si chiamano “esodati”. La Cgil li stima in circa 65mila. Cui vanno ad aggiungersi altre diverse migliaia tra coloro che hanno firmato accordi individuali con la loro (ex) azienda. E proprio questo tema è stato fra i più discussi nell’incontro che ieri ha visto di fronte il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda e i relatori al Milleproroghe, Gianclaudio Bressa (Pd) per la commissione Affari costituzionali e Gioacchino Alfano (Pdl) per la Bilancio, i presidenti delle due commissioni Donato Bruno (Pdl) e Giancarlo Giorgetti (Lega), il sottosegretario Giampaolo D’Andrea. «Noi – spiega Gianclaudio Bressa -ma anche Terzo Polo e Pdl consideriamo una condizione politica fondamentale il riaprire i termini del confronto politico sulle conseguenze della riforma delle pensioni. Il ministro Giarda domani (oggi, ndr) dovrà darci delle risposte per quantificare e trovare le coperture». Il nodo è quello della copertura finanziaria di questi emendamenti e per questo alla riunione hanno partecipato anche alcuni tecnici del Tesoro. Sul tema Cesare Damiano, capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera e firmatario tutti gli emendamenti in materia è molto fermo: «Sarebbe un atto grave se il governo desse parere contrario agli emendamenti per mancata copertura. Quando il decreto SalvaItalia è stato approvato, il governo aveva dato parere favorevole ad alcuni ordini del giorno che rimandavano la soluzione delle conseguenze proprio su questi lavoratori e quindi non può fare marcia indietro. In più – continua Damiano – le risorse economiche per coprire i nostri emendamenti si può benissimo trovare utilizzando i risparmi derivanti dalle varie riforme delle pensioni che si sono succedute dal 2004 in avanti e che nel 2015 porteranno quasi 30 miliardi nelle casse dello Stato».
LE PROPOSTE DEI SINDACATI Il tema è sempre stato in cima alla mobilitazione che, unitariamente, è andata avanti fino a Natale. Camusso, Bonanni e Angeletti hanno sempre ribadito che «la partita pensioni non è chiusa». E lo faranno ulteriormente nella piattaforma che oggi sarà varata dalla segreterie che si incontreranno nella sede della Cgil in Corso Italia. Cgil, Cisl e Uil sono stati i primi ad individuare l’emergenza di chi da oggi «non ha né lavoro, né pensione» e hanno già chiesto al governo di prevedere nel Milleproroghe di eliminare e ridurre le penalizzazioni per chi ha decide di andare in pensione prima dei termini e di mantenere per donne e uomini 41 anni e un mese di contribuzione per andare in pensione anche nel 2012. Nella piattaforma invece si chiederà maggiore gradualità per evitare lo scalone fino a 6 anni che molti lavoratori dovranno ora superare prima di andare in pensione. In più si chiederà al governo di riaprire il capitolo dei lavori usuranti che dovranno rimanere fuori dalla nuova riforma. Infine si chiederà un confronto sull’istituzione del nuovo ente previdenziale unico.
L’Unità 17.01.12
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