Ormai è ufficiale: entro questa settimana, probabilmente già giovedì, il decreto sulle liberalizzazioni verrà approvato dal consiglio dei ministri. È lo stesso Mario Monti che lo ha annunciato al termine dell’incontro col presidente del consiglio europeo, Herman Van Rompuy. Intanto è già cominciata la guerra fra le corporazioni che vogliono difendere la propria rendita e chi cerca invece di eroderla, ma anche fra le stesse categorie colpite.
Quest’ultimo è il caso della liberalizzazione del mercato dei carburanti, presa in maniera molto diversa dai sindacati dei benzinai. Da una parte ci sono quelli di Figisc, Anisa e Assopetroli che sono totalmente contrari, tanto da annunciare ben sette giorni di sciopero contro il decreto governativo. Secondo loro, l’apertura del mercato delle pompe di benzina finisce per «realizzare un esproprio odioso, fatto d’imperio per obbligarci a vendere i nostri impianti che sono il frutto di lavoro di una vita».
Di diverso avviso invece Faib e Fegica, che giudicano lo sciopero «precipitoso e intempestivo». Per le due sigle infatti è più che giusto rivoluzionare il sistema attuale, che «spinge fuori mercato e strozza le decine di migliaia di piccole imprese di gestione» a causa «delle politiche di prezzo adottate dalle compagnie petrolifere, a cui le regole attuali e i vincoli esistenti consentono una assoluta dominanza dell’intera filiera, dalla culla dell’estrazione del petrolio alla tomba della distribuzione dei carburanti».
Nel settore della vendita di medicinali, invece infuria la tradizionale lotta fra farmacisti e parafarmacisti. I titolari di farmacie non vedono di buon occhio il decreto che dovrebbe portare all’apertura di altri cinquemila esercizi, che andrebbero a fare concorrenza ai 18mila già esistenti. Federfarma, l’associazione di categoria, si preoccupa di mettere subito in chiaro le cose: gli speziali «non possono subire interventi che avrebbero un impatto destabilizzante sul servizio farmaceutico, oggi efficiente ed estremamente apprezzato dai cittadini».
I parafarmacisti invece non hanno nulla in contrario a un aumento delle concessioni, e anzi sono pronti a sostenere una maggiore concorrenza.
A patto però – sostengono tutte le associazioni di rappresentanza – di poter essere messi nelle condizioni di farlo. «Abbiamo bisogno che ci sia una liberalizzazione completa dei farmaci di fascia C, in modo da poter competere sugli sconti con le farmacie vecchie e nuove – dicono Mnlf, Anpi e Forum –. Altrimenti è tutto inutile: si rafforzerà una corporazione già fortissima e si condanneranno alla chiusura tante delle 3.800 parafarmacie esistenti».
Compatti invece i tassisti: oggi ci sarà l’incontro a palazzo Chigi, ma la categoria è già pronta a uno sciopero a oltranza.
da Europa 17.01.12