Il 2012 appena avviato propone scelte importanti sul riordino del poteri locali, parte dell’azione straordinaria di contenimento del debito. Le sole previsioni sul “superamento” delle Province saranno un banco di prova impegnativo per tutti, legislatori e parti sociali. Vale la pena riassumere la logica road map che dovremo seguire per fare interventi organici e non combinare altri pasticci.
Sette punti per fare sul serio.
Primo: decidere finalmente su Senato federale e Carta delle Autonomie, calendarizzando il voto in Parlamento. Non si riorganizza nulla sul territorio senza certezze di ruoli e sedi di integrazione. E così si supera davvero il bipolarismo.
Secondo: un forte dimagrimento degli uffici decentrati dello Stato, tema artatamente offuscato dalla campagna contro il governo locale. Ministeri, parastato, agenzie statali: c`è tanto risparmio da conseguire.
Terzo: superare il “pulviscolo” comunale, favorendo decisamente associazioni, unioni, fusioni. È il vero nodo strategico, quello che darà i maggiori benefici in prospettiva. In termini di costi e soprattutto di qualità dell`amministrazione.
Quarto: costituire effettivamente le Città metropolitane. Un primo riordino sta qui e rimandare ancora non ha senso né giustificazioni. Servono incentivi e disincentivi chiari e consistenti, per premiare chi davvero si muove e non solo chi fa chiacchiere.
Quinto: trasformare le Province in Enti di secondo livello efficaci, non confusi, meno costosi. Se la scelta del non-elettivo è fatta, ora occorre renderla funzionale chiarendo i lati ancora oscuri del decreto governativo. Esempio: il destino delle funzioni pregiate delegate alle Province dalle diverse Regioni, la mobilità del personale tra Enti, il rapporto maggioranze-minoranze, quello tra capoluogo e comuni minori. L’aspetto più dirompente può diventare il possibile contrasto di merito tra un sindaco eletto direttamente ed un presidente di Provincia di secondo livello.
Sesto: tagliare tutti gli Enti amministrativi funzionali legati a Province e Regioni. Sarebbe una beffa se si chiudessero le Province e restassero invece in piedi agenzie, consorzi, autorità d`ambito. Servono scadenze precise entro cui procedere allo scioglimento degli enti e al riassorbimento delle funzioni entro le competenze di Comuni o Regioni.
Settimo: mettere in agenda il riordino del sistema regionale. In una riforma complessiva si impone infatti una riflessione sulla dimensione delle Regioni, sull’attualità del carattere di “specialità”, sull’irrimandabile abbandono delle funzioni amministrative.
C’è dunque molto a fare. Ma ne vale la pena
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