Il titolo è «Per l’occupazione giovanile e femminile» e in dieci punti sintetizza la proposta di riforma del Pd sul mercato del lavoro. I vertici del partito ne parlano come di un «contributo» al confronto tra governo e parti sociali. E che oggi Pier Luigi Bersani porterà con sé all’incontro a Palazzo Chigi con Mario Monti, insieme ai «correttivi necessari» alla riforma delle pensioni («serve maggiore gradualità e bisogna tener conto dei casi particolari che oggi non hanno né lavoro né pensione») e alle 41 proposte di liberalizzazioni che avrebbero «effetto immediato» sul fronte delle professioni, dell’energia, dei trasporti, delle banche e delle assicurazioni.
ASSUMERE NON LICENZIARE
In particolare sul mercato del lavoro per Bersani (che vedrà il presidente del Consiglio dopo che a Palazzo Chigi saranno andati anche Alfano e Casini) va assicurata «flessibilità senza toccare l’articolo 18, perché oggi il problema è assumere, non licenziare, che è diventato molto facile». E la proposta ratificata ieri dopo quasi quattro ore di riunione del Forum Lavoro Pd è stata pensata in questo senso. Prevede «un contratto per l’ingresso dei giovani e per il reingresso dei lavoratori e delle lavoratrici deboli al lavoro stabile». Può durare dai sei mesi ai tre anni con retribuzione crescente. Per le aziende che stabilizzano ci sarebbero agevolazioni contributive e dopo tre anni i lavoratori avrebbero tutte le tutele, articolo 18 incluso. Durante la fase iniziale sarebbe invece possibile il licenziamento e il lavoratore riceverebbe «una compensazione monetaria crescente in riferimento alla durata del rapporto di lavoro».
Stefano Fassina, che ha lavorato alla proposta muovendosi «in coerenza» con quanto votato all’Assemblea nazionale Pd del maggio 2010 e alla Conferenza per il lavoro dell’estate scorsa, dice che al di là delle norme prospettate il messaggio che i Democratici vogliono mandare è anche di tipo politico, e cioè che ora «va giudicato centrale il percorso unitario tra i sindacati e un confronto vero tra governo e parti sociali». Il responsabile Economia e lavoro del Pd giudica positivamente la «larghissima condivisione» registrata sul documento con cui ha aperto i lavori. Nella sala Berlinguer di Montecitorio, oltre ai membri del Pd delle commissioni Lavoro di Camera e Senato, sono arrivati anche Guglielmo Epifani e il segretario generale Fisac-Cgil Agostino Megale, il vicesegretario Cisl Giorgio Santini, il segretario confederale della Uil Guglielmo Loy. Tutti d’accordo sulla necessità, sottolineata da Fassina, di intervenire con emergenza sugli ammortizzatori sociali e di sostenere «lo sforzo unitario dei sindacati e l’intenzione del governo di farne un momento serio».
LE CRITICHE DI ICHINO
Molto critico con la proposta ratificata dal Forum Lavoro è invece Pietro Ichino, che ha presentato al Senato una proposta di legge favorevole all’introduzione della “flexsecurity”. L’idea della segreteria, per il giuslavorista, «è del tutto inadeguata rispetto agli obbiettivi programmatici enunciati dal premier Mario Monti» e così «si rischia di essere tagliati fuori dal processo di riforma del mercato del lavoro». Per il senatore Pd il testo ratificato «si discosta» anche dalla proposta Nerozzi-Marini e il contratto d’ingresso sarebbe «a termine». Per Ichino (sostenuto in questo da Salvatore Vassallo) nella difesa dell’articolo 18 c’è «una impuntatura nominalistica totalmente priva di senso, basata oltretutto su di un preteso “principio” che non ha alcun fondamento». La norma che impedisce i licenziamenti non per giusta causa, insiste il giuslavorista, «oggi si applica soltanto al 3 per cento della forza-lavoro complessiva dell’ Unione europea e non può essere considerata come un diritto fondamentale immodificabile perché non ha carattere di universalità».
Critiche che non convincono Fassina, che fa notare come non sia specificato da nessuna parte che il contratto d’ingresso sia a termine. Né accetta di sentir dire che la battaglia in difesa dell’articolo 18 sia «nominalistica». Il Forum Lavoro ha ratificato e Bersani ha apprezzato, ma non è detto che dell’argomento non si torni a discutere all’Assemblea del Pd fissata per venerdì e sabato della prossima settimana.
L’Unità 13.01.12