attualità, politica italiana

"La lezione colta del Professore in tv per informare, non per sedurre", di Curzio Maltese

Due mesi nella vita di una nazione sono in genere il battito d´ali di una farfalla. Ma guardando Mario Monti intervistato da Fabio Fazio si ha l´impressione che i due mesi trascorsi dalle dimissioni di Berlusconi, il 13 novembre, abbiano segnato in Italia il passaggio di un´epoca. Proprio nel luogo che ha scandito il tempo immobile del berlusconismo, la televisione. Dal messaggio della discesa in campo fino all´ultima apparizione nel salotto cortigiano di Vespa, dalla prima conferenza stampa a Palazzo Chigi all´ultima telefonata isterica in diretta, il berlusconismo aveva costretto la televisione e la politica, ormai una cosa sola, dentro un copione ossessivo come il principale attore.
Con le lezioni di economia che il professor Monti s´è messo a dare in giro per le sette chiese televisive, cambia il senso stesso della comunicazione politica. Intanto si capisce di che cosa parla. Non è poco, visto che dalle corride spacciate per dibattito politico era ed è ancora difficile ricavare un senso, un concetto e perfino l´oggetto concreto di tanto urlare. Poi si capisce che il premier parla per informare e non per convincere o sedurre o per blandire l´elettorato sulla base del sondaggio di giornata. Ed è in questa sincerità assai più efficace dei presunti grandi comunicatori.
Terzo aspetto, il più rivoluzionario, Monti conosce le materie di cui parla. Se i tecnici oggi sostituiscono facilmente i politici, non soltanto in Italia, è infatti perché i politici sembrano aver perso ogni sapere tecnico. In termini più brutali, paiono dilettanti allo sbaraglio. Sono bastate poche uscite pubbliche dei nuovi ministri, un pugno di docenti universitari, per relegare al puro cabaret le celebrata finanza creativa di Tremonti, il riformismo da tornello di Brunetta, la buffa arroganza delle Gelmini e Brambilla, le aggressive castronerie di un La Russa o di un Calderoli. Ma anche a farci passare ogni complesso d´inferiorità da italiani nei confronti degli interlocutori europei. Markel e Sarkozy, che due mesi fa sembravano grandi statisti, nel paragone con il nostro caravanserraglio governativo, ora appaiono nella loro realtà: mediocre.
A un Fazio assai garbato come sempre, un po´ troppo, Mario Monti non ha fatto chissà quali clamorosi annunci. Ma ha detto o accennato a cose importanti, come la tanto attesa seconda fase del governo, quella in cui finalmente si dovrà affrontare il problema della creazione di posti di lavoro. Ha detto di essere favorevole alla Tobin tax, ma naturalmente non in un paese solo, e di cercare un accordo con la Svizzera per i capitali in fuga. Nelle prossime settimane il governo interverrà sulla Rai, che l´occupazione dei partiti sta portando alla bancarotta finale. Il presidente del consiglio ha difeso senza se e senza il blitz della finanza a Cortina, spiegando con calma invidiabile che si tratta di una prassi normale nel resto del mondo civile e quindi non dovrebbe sollevare questo enorme scandalo in un paese dove l´evasione fiscale supera i 150 miliardi all´anno. Ha insomma aggiunto altri pezzi di verità sullo stato della nazione, dopo vent´anni di balle e illusionismi. Altri due mesi di questa cura e l´intera politica italiana finirà nell´archivio delle immagini in bianco e nero. C´è da domandarsi se accetteranno il proprio destino, il fatale cambio di stagione, oppure se non dobbiamo aspettarci l´ennesimo “indietro tutta”.

La Repubblica 09.01.12