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"Buon anno nuovo", di Marina Boscaino

È stato un anno strano questo appena passato. Denso di avvenimenti, caratterizzato da stati d’animo molto differenti. Con un epilogo che lascia in bocca un sapore amaro: quel «sacrifici» che ha fatto piangere il ministro Fornero si traduce immediatamente in un annuncio di precarietà, di minore benessere per tanti, di malessere incipiente per moltissimi, i più deboli. Fiaccati già da 3 anni di crisi alle spalle. La scuola è passata attraverso la verifica dei danni della “riforma” delle superiori, con il suo carico di incompiutezza e di pseudo-pedagogia subordinata alla logica del taglio: senza criterio, senza progetto, con l’unico obbligo di fare cassa, il più possibile. Il Consiglio di Stato ha dato ragione al Tar del Lazio, che aveva dichiarato illegittime le circolari sugli organici (e dunque i tagli di docenti, personale tecnico e amministrativo) per l’anno scolastico 2010-11. Ma nulla è cambiato. E l’incertezza dei diritti (di lavoratori e studenti) ha continuato a farla da padrone.
Ha continuato ad allargarsi il divario tra scuola del Nord e scuola del Sud. I test Invalsi sono stati sostanzialmente rifiutati dalla scuola secondaria, perché surrettiziamente imposti e non frutto di una comune e ragionata riflessione; soprattutto, perché la logica implicita è sembrata quella di valutare – insieme agli apprendimenti degli studenti – l’operato dei docenti, senza criteri condivisi e trasparenti.
L’ex premier, alla sua maniera, ha dimostrato la consueta considerazione per gli insegnanti: comunisti e manipolatori di coscienze. I suoi sodali (si pensi, per tutti, al Brunetta esegeta e volgarizzatore della poetica del “fannullonismo”) non sono stati da meno. Le scuole non sono state rese né più sicure, né più accoglienti. Si è dato avvio al famigerato concorso per la dirigenza scolastica, che tante polemiche ha scatenato, grazie al dilettantismo con cui il Formez (recidivo, nel concorso per l’insegnamento all’estero) lo ha gestito.
Oggi il nuovo ministro ci sta proponendo nuovi concorsi, cultura della valutazione, incremento delle strutture tecnologiche e degli studi scientifici e matematici. Per il momento stiamo ad aspettare. Soprattutto le garanzie di fondi disponibili per la sicurezza degli edifici.
Passeggiando per Torino in via Montebello, nei pressi dell’università, è possibile leggere su un muro: «Ma quale Gelmini! La scuola è una merda». Si tratta, dunque, di un triste messaggio bipartisan, al quale occorre forse prestare una certa attenzione. È davvero così? Il sospetto è che in alcuni casi lo sia. L’augurio (e il sogno) per il 2012 è tentare di lasciarci alle spalle le recriminazioni su un passato che ormai è scaduto definitivamente. E cercare di costruire un patto per il futuro, le condizioni per cui la percezione dei nostri studenti sia differente. Il proposito è quello di poter andare serenamente e pubblicamente a cancellare quella scritta.