La prossima settimana continueranno gli incontri informali del ministro Fornero con le parti sociali. Poi prenderà l’avvio il confronto vero e proprio sui temi dello sviluppo e del mercato del lavoro. Per fortuna appare archiviato il problema relativo alla modalità degli incontri. Lo stesso presidente del Consiglio ha dichiarato che non è sua intenzione dividere i sindacati. È sintomo di saggezza favorire l’unità delle parti sociali. Adesso si tratta di concentrare l’attenzione sui contenuti del confronto e sulla modalità di una concertazione che deve necessariamente avvenire con tempi contingentati. Se è evidente il fatto che non si potranno ripetere i lunghi ed estenuanti riti del passato, è altrettanto ovvio che non sarà sufficiente, in nome dell’Europa, derubricare la concertazione a benevolo ascolto. La ricerca di un compromesso rimane ineludibile, fermo restando il diritto di qualsiasi governo di poter decidere le misure da adottare per quello che si ritiene essere il bene del Paese, anche in assenza di un accordo. Con l’ovvia assunzione di tutte le responsabilità che derivano dalle proprie autonome scelte.
Il punto fondamentale, come sempre, sarà quello della “fase 2”. Noi pensiamo che non possa considerarsi archiviato il tema delle pensioni. Come PD abbiamo presentato, insieme ai partiti che sostengono il governo, due ordini del giorno su questa materia, accolti dall’esecutivo e dal parlamento. Quegli impegni vanno onorati. Del resto, il presidente Monti ne ha fatto cenno riferendosi agli effetti prodotti dalle misure adottate. Effetti che richiedono interventi di tutela per i lavoratori «che resteranno senza lavoro e senza pensione e in altri casi di analoga criticità». Aspettiamo queste misure di correzione. In secondo luogo, occorrerà affrontare il tema della crescita che non può essere disgiunto da quello dell’occupazione. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, riteniamo che il punto di partenza sia rappresentato dagli ammortizzatori sociali. Il nostro Paese deve dotarsi di una rete di protezione inclusiva, capace di tutelare chi non ha il lavoro e chi lo ha perso, intervenendo in pari modo sulle forme di impiego stabili e precarie. La legge delega del governo Prodi, rimasta finora inattuata, rappresenta una traccia importante e condivisa unitariamente dalle parti sociali. In essa si prevede l’unificazione delle varie forme di cassa integrazione e delle indennità di mobilità e disoccupazione. Queste riforme costano: il tema delle risorse si risolve stornando una quota degli ingentissimi risparmi che si sono prodotti e che si produrranno con l’ultima riforma del sistema pensionistico e con quelle precedenti (dal 2004 al 2011 ben quattro interventi sulla previdenza che, secondo Tremonti, produrranno tra il 2015 e il 2050 un risparmio di 39 punti di Pil cumulati: su questo argomento, contenuto nella nota di aggiornamento alla manovra dell’estate scorsa, vidimata dalla Ragioneria, stiamo ancora aspettando un parere pro veritate dell’attuale governo). Abbiamo l’occasione di riequilibrare, in senso europeo, la spesa per il welfare: meno costi pensionistici, più costi per le tutele, secondo i ben noti standard continentali.
Questo punto di partenza va combinato con altre misure fondamentali: il disboscamento della giungla delle forme di impiego flessibili; il ripristino di una norma che tuteli, soprattutto le giovani lavoratrici, dalle dimissioni in bianco; l’adozione dello sconto Irap, già deciso dal governo, alle imprese che assumono a tempo indeterminato giovani e donne: sconto che va reso strutturale ed esteso agli over 50; l’adozione del Contratto unico di inserimento formativo: un periodo di prova con contratto a termine fino ad un massimo di tre anni, concluso il quale venga agevolata, tramite l’Irap o con un credito di imposta, l’assunzione in forma stabile, compresa la tutela dell’articolo 18; la revisione del processo del lavoro che, in caso di contenzioso sul licenziamento, possa adottare una procedura di urgenza. Questa agenda di lavoro può costituire un terreno utile per un confronto capace di imboccare una strada di modernizzazione del paese all’insegna della crescita e dell’equità.
Capogruppo PD commissione lavoro
Camera dei deputati
Il Sole 24 Ore 08.01.12