Giorno: 6 Gennaio 2012

"La precarietà ha ridotto l'occupazione", di Ronny Marzocchi

Nel nostro Paese la questione giovanile è un problema di antica data che è stato appesantito negli ultimi decenni dall’espansione indiscriminata del precariato e che ha subito un drammatico peggioramento con l’arrivo della crisi economica. Da anni i media raccontano di “bamboccioni” che rimangono con i genitori e ritardano le loro scelte di vita, di ragazzi usciti dalla famiglia di origine che sono dovuti rientrare a casa perché non ce l’hanno fatta, di giovani di talento che lasciano il paese incapaci di trovare un lavoro. Gli allarmanti dati che l’Istat ha diffuso sulla disoccupazione giovanile, quindi, non stupiscono. Le riforme del mercato del lavoro introdotte negli ultimi anni con l’idea di favorire l’occupazione dei giovani e degli altri gruppi svantaggiati si sono trasformate in un boomerang non appena il motore dell’economia ha cominciato a perdere colpi. Le analisi empiriche sull’impatto della recessione hanno mostrato come i grandi perdenti della crisi siano proprio i giovani: il dato del 2011 si va a sommare agli 854 mila posti di lavoro già persi nel biennio 2009-10. Come ha …

"Il dramma del Paese:il 30% dei giovani resta senza lavoro", di Anna Livino

L’occupazione è ferma, da settembre non schioda dai suoi numeri e non apre spiragli. La disoccupazione invece aumenta e segna una distanza sempre più ampia tra i giovani e il mondo del lavoro. Il 30,1% di chi ha meno di 24 anni non ha un posto. La stima – diffusa ieri dall’Istat – è per difetto. Considera infatti solo coloro che un lavoro lo cercano attivamente: gli altri, chi ha rinunciato a muoversi perché sfiduciato, non sono registrati. SENZA SPERANZA È sempre più allarme disoccupazione in Italia. Sono i giovani e le donne i più penalizzati dalla crisi economica che ha colpito duramente il mercato del lavoro. Un giovane su tre, di età compresa tra i 15 e i 24 anni, non ha un’occupazione. E si tratta solo di coloro che cercano attivamente un posto. Se poi si è giovani e donne e si vive al Sud, la situazione si fa drammatica: quattro su dieci sono disoccupate. Non è incoraggiante il quadro tracciato dall’Istat: sono le stime provvisorie di novembre e dati relativi al terzo …

"La concorrenza tra le università non deve sparire", di Guido Tabellini

In questi giorni il Governo Monti si sta mobilitando per liberalizzare i servizi e introdurre più concorrenza nell’economia italiana. Saranno provvedimenti cruciali, perché una migliore allocazione delle risorse è fondamentale per stimolare la crescita della produttività e rilanciare lo sviluppo economico. Sorprendentemente tuttavia, in questi stessi giorni la politica della ricerca sta andando nella direzione opposta: la nuova procedura per l’assegnazione dei finanziamenti alla ricerca universitaria sembra fatta apposta per peggiorare l’allocazione delle risorse, distribuendole a pioggia e annacquando la competizione tra istituti di ricerca. Le nuove procedure per l’assegnazione dei fondi per la ricerca di base (i cosiddetti Prin) e per l’inserimento dei giovani nelle università prevedono stringenti limiti numerici alle proposte che possono essere presentate da ogni ateneo, in proporzione al suo organico. Inoltre, sono ammessi al finanziamento esclusivamente progetti che prevedono la collaborazione di almeno cinque “unità di ricerca”, cioè almeno cinque distinti gruppi di ricercatori appartenenti a dipartimenti diversi. Sono invece esclusi dal finanziamento i progetti di ricerca individuali o promossi da un numero più basso di ricercatori. Come hanno giustamente …