Giorno: 3 Gennaio 2012

"Il costo sociale", di Claudio Sardo

Gli aumenti dei prezzi di benzina e diesel, dei pedaggi autostradali, delle tariffe elettriche e del gas segnano l’amaro esordio del 2012. Dopo le successive manovre dei governi Berlusconi e Monti rappresentano per molti aspetti il nostro stato di necessità. Tuttavia prezzi e tariffe non sono dati di natura. E non tutti gli aumenti sono eventi ineluttabili.Pur dentro il mercato un governo ha facoltà di attivare controlli, verifiche, e dove possibile modulare, calmierare. Ieri su l’Unità Ruggero Paladini ha spiegato come le tariffe elettriche e del gas siano sottoposte all’autorità dell’energia, che le convalida sulla base dei costi di produzione, mentre invece l’aumento del 3,5% dei pedaggi autostradali sia avvenuto senza la verifica di un’autorità indipendente. Non tutto è uguale, dunque. E si può dubitare dell’opportunità di un aumento (maggiore del tasso di inflazione) per le autostrade in concomitanza con l’incremento delle accise sui carburanti (per un valore di sei miliardi di euro). Ancor più si può oggi contestare quanto sbagliata sia stata la scelta del governo di sottrarre le autostrade all’autorità dei trasporti. Il …

L´agenda di Bersani per le riforme "È il momento del dialogo sociale", di Pier Luigi Bersani

Caro Direttore, come tutti dicono, abbiamo davanti un anno arduo e non semplice da interpretare. Vale forse la pena di “progettarlo” un po´, togliendo di mezzo un eccesso di fatalismo. Vorrei cominciare con qualche prima idea. 1. La scena si apre sull´Europa. Fino ad ora le decisioni sono state deboli. L´agenda da qui a marzo di per sé non rassicura. Nelle opinioni pubbliche è ancora dura come il marmo quell´ideologia difensiva e di ripiegamento che le destre europee hanno coltivato, ricavandone inutili vittorie, e che i progressisti non hanno potuto o saputo contrastare, ricavandone larghe e dolorose sconfitte. Inutile illudersi. O si mette in comune rapidamente e seriamente la difesa dell´Euro (vincoli di disciplina, strumenti efficaci e condivisi contro la speculazione e per la crescita, politiche macroeconomiche coordinate) o sarà il disastro. Se davvero l´Italia è troppo grande sia per fallire che per essere salvata, allora è troppo grande anche per stare zitta. È tempo che ciascuno di noi faccia la sua parte in Europa; il Partito Democratico sta lavorando per la piattaforma comune dei …

"Una strada in salita", di Paolo Baroni

Facile dire lavoro. Che quella occupazionale sia una vera emergenza ce lo dicono le cronache di tutti i giorni (quelle che raccontano delle proteste) e le statistiche, ufficiali e non. Se nel calcolo della disoccupazione si tiene conto degli operai in cassa integrazione a zero ore l’indice schizza dall’8,5 ufficiale al 13 per cento. La crisi non solo è drammatica ma ormai è conclamata. Le ricette per affrontarla, però, sono tutt’altro che chiare. Anzi, l’impressione è che le due agende, quella del governo e quella dei sindacati, proprio non coincidano. L’esecutivo, quando parla di lavoro, pensa essenzialmente alle regole, alla riforma dei contratti, «senza escludere nulla» e «senza pregiudizi», come hanno ripetuto negli ultimi giorni sia il presidente del Consiglio sia il ministro del Lavoro. La questione articolo 18, o se vogliamo, nella sua traduzione più comune, il tema della libertà di licenziare, dopo le polemiche di fine anno, non è formalmente sul tavolo. Ma il punto, per l’esecutivo, è – e resta – sempre quello: creare le migliori condizioni per le imprese, semplificare le …

"La recessione, i tagli e la lezione di Keynes", di Paul Krugman

“Il momento giusto per l´austerità al Tesoro è l´espansione, non la recessione”: così dichiarò nel 1937 John Maynard Keynes, proprio quando da lì a poco Franklin Delano Roosevelt avrebbe dimostrato la correttezza di questo suo dogma cercando di rimettere in sesto il budget troppo presto e spingendo in una profonda recessione l´economia che fino a quel momento si stava riprendendo con continuità. Tagliare la spesa pubblica in un´economia depressa deprime ancor più l´economia. Per l´austerità si dovrebbe attendere che sia già ben in corso una forte ripresa. Purtroppo, alla fine del 2010 e all´inizio del 2011, le autorità e i politici di buona parte del mondo occidentale hanno creduto di sapere il fatto loro, di doversi concentrare sui deficit e non sull´occupazione, quantunque le loro economie avessero a stento iniziato a riprendersi dalla depressione che aveva fatto seguito alla crisi finanziaria. E seguendo questo principio anti-keynesiano ancora una volta hanno dimostrato che Keynes aveva ragione. Dichiarando confermato il dogma economico keynesiano, vado naturalmente contro l´opinione dei più. A Washington, in particolare, il fallimento del pacchetto …