attualità, lavoro, pari opportunità | diritti

"Le donne dell'Omsa chiamano il governo: faccia rispettare i patti", di Giulia Gentile

A voce, Golden lady rassicurava per l’ennesima volta sindacati ed istituzioni locali di aver trovato un imprenditore «X» pronto ad acquisire il capannone Omsa di Faenza. E a garantire pure il reimpiego di parte dei 240 lavoratori, quasi tutte donne, dopo che lo storico marchio di calze e collant aveva annunciato due anni fa la decisione di chiudere nel Ravennate per andare a produrre a costi più bassi in Serbia. Intanto, con le mani il gruppo leader nel settore firmava la lettera di licenziamento per tutti i suoi operai romagnoli. Decorrenza: 14 marzo, allo scadere dei due anni di cassa integrazione straordinaria. L’«effetto Marchionne» si fa sentire anche nel settore tessile, nella rossa Emilia-Romagna e in un marchio simbolo per le gambe femminili come Omsa. E così, dopo aver siglato davanti a ministero e istituzioni ben due accordi che promettevano il mantenimento dei posti di lavoro, e anche di un qualche tipo di produzione, nella cittadina ravennate, il 27 dicembre scorso Golden lady ha scelto di agire in deroga totale agli accordi precedenti. Anticipando ai sindacati le raccomandate che annunciavano la messa in mobilità per tutti i dipendenti, allo scadere dei due anni di cassa integrazione. Solo quattro giorni prima, il 23, antivigilia di Natale, l’azienda aveva ribadito ai sindacati l’interesse di un gruppo di soci per l’acquisto del capannone Omsa. Aggiungendo che la trattativa si era arenata per il mancato accordo sul prezzo. Le parti, infine, si erano aggiornate a giovedì 5 gennaio. Difficile per i sindacati credere che, dall’antivigilia di Natale al post-Santo Stefano sia cambiato qualcosa di essenziale. E che, dunque, mentre da una parte Golden lady rassicurava sul futuro dei lavoratori, dall’altra non avesse già pronta la carta da lettere. «Se c’è davvero un progetto industriale, da parte di questo gruppo anonimo di imprenditori che intenderebbe rilevare il capannone e parte dei dipendenti si chiede allora Samuela Meci (Filctem-Cgil) che senso ha la scelta di Golden lady di licenziare tutti?». Le ultime indiscrezioni sulle trattative dell’imprenditore Nerino Grassi (Golden lady) con il misterioso «gruppo X» parlavano di un probabile acquirente che non opera nel settore tessile. E che preferirebbe continuare a restare anonimo finché non andrà in porto l’accordo sul costo del capannone: Grassi chiederebbe 20milioni di euro, il «gruppo X» sarebbe disposto a dare 13milioni, più altri tre per la ristrutturazione. E la garanzia di riassorbire 140 sui 240 dipendenti che, da mesi, continuano a tenere aperta la ditta lavorando 4 ore a testa per 15 giorni al mese. Ma Meci ha ben poche speranze sul fatto che, se una qualche trattativa esiste davvero, possa fruttare qualcosa ai lavoratori. «Di questo gruppo interessato si sa solo da Golden lady dice nessuno ha detto ancora “sono io, e ho piani seri”. Come faccio a non temere?» All’annuncio dei licenziamenti, le segreterie nazionali di Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uilta-Uil avevano immediatamente chiesto il ritiro delle lettere di licenziamento. Giudicando «inaccettabile e irrispettoso» il gesto di Golden lady. Posizione ribadita anche dall’assessore regionale alle Attività produttive, Gian Carlo Muzzarelli. Ma dalla scorsa settimana ad oggi nessuno, a partire dai lavoratori, ha più saputo nulla di quale sarà il destino di Omsa. Unica novità: l’assemblea aperta fissata da Filctem-Cgil per la sera del 4 gennaio, alla vigilia del prossimo incontro. «Dovrei rientrare a lavorare il 9 racconta Nadia, 47 anni, 27 trascorsi alla Omsa-ma non ho saputo nulla. È da agosto che temo che si sarebbero dimenticati tutti di noi. Nel frattempo è arrivato il Natale, e poi il Capodanno. Marzo è alle porte, e non si capisce ancora che fine faremo». Da parte sua, Meci ha scritto al ministro per lo Sviluppo economico Corrado Passera. Due accordi, che avevano per garanzia la ricollocazione di tutti i lavoratori, sono stati siglati davanti al ministero: ora, per la sindacalista, Roma deve intervenire. «Ci aspettiamo che il governo garantisca il rispetto dei patti l’appello . Altrimenti si creerebbe un bruttissimo precedente, ogni azienda potrebbe fare quel che vuole».

L’Unità 03.01.12