L’ avvio del 2012, mentre esplodono nuovi stati di crisi e gli operai di Fincantieri tornano a manifestare, porta con sé i numeri poco tranquillizzanti sulla crisi occupazionale in Italia. Nel 2011 le ore di cassa integrazione sono state circa un miliardo (900 milioni fino a novembre). A farne le spese 500 mila lavoratori a zero ore, che a causa dell’entrata in cassa integrazione hanno avuto in media una perdita sullo stipendio di 7.300 euro a testa. La cifra aggregata è di 3,4 miliardi di euro di mancato reddito.
I dati di Inps, Istat e dell’ osservatorio della Cgil concordano nel delineare una situazione di recessione. Il 72,66% delle ore di cassa integrazione ordinaria (cigo), il 91,21% di quelle di cassa integrazione straordinaria (cigs) e il 40,70% di cassa integrazione in deroga (cigd) sono infatti richieste dal solo settore industriale. La cigs a novembre ha toccato il record degli ultimi sei mesi, aumentando su ottobre del +2,25% per un totale di 37 milioni di ore. Anche i numeri dell’Istat relativi all’occupazione nelle grandi imprese continuano a dare segnali negativi. L’ultimo dato disponibile è quello di ottobre e testimonia lo stallo: al lordo dei dipendenti in cassa integrazione, su base mensile l’occupazione resta ferma, mentre in termini tendenziali scende dello 0,4%. Guardando ai primi dieci mesi del 2011 la perdita accumulata risulta così pari allo 0,6%. Difficilmente con novembre e dicembre si potrà invertire la tendenza e sempre più il 2011 sembra destinato, come gli anni precedenti (a partire almeno dal 2008) a chiudersi negativamente. In particolare, la contrazione dei posti di lavoro risulta marcata nei settori trasporto e magazzinaggio (-3,2%), attività professionali, scientifiche e tecniche (-2,7%), costruzioni (-2,7%).
I decreti relativi alla cassa integrazione straordinaria sono stati oltre 6 mila da inizio anno fino a novembre, con un aumento del +3,24% sullo stesso periodo del 2010. Nel 60% dei casi la motivazione è stata per "crisi aziendale". Aumentano anche i casi di crisi strutturale delle aziende per fallimento, concordato preventivo e per amministrazione straordinaria, mentre restano sempre inconsistenti gli interventi che prevedono percorsi di reinvestimento e rinnovamento strutturale delle aziende, che sono il 7,68% del totale dei decreti. A fare un ricorso più alto dello strumento della cassa integrazione sono le regioni del Nord, guidate dalla Lombardia con 199.747.541 ore che corrispondono a 104.909 lavoratori (prendendo in considerazione le posizioni di lavoro a zero ore dall’ inizio dell’anno). Al secondo posto il Piemonte con 138.792.989 ore per 72.895 lavoratori e a seguire il Veneto con 79.798.397 ore di cig autorizzate per 42 mila lavoratori. Nelle regioni del centro c’è il Lazio con 63 milioni di ore che coinvolgono 33 mila lavoratori. Mentre per il Mezzogiorno è la Campania la regione dove si segna il maggiore ricorso alla cig con 57 milioni di ore per 30 mila lavoratori.
La cassa integrazione è utilizzata soprattutto nel settore della meccanica, che pesa per 324.069.597, coinvolgendo 170.205 lavoratori (prendendo come riferimento le posizioni di lavoro a zero ore). Segue il settore del commercio con 111.080.649 ore di cig autorizzate per 58.341 lavoratori coinvolti e l’edilizia con 80.346.765 ore e 42.199 lavoratori. Anno nuovo, problemi vecchi.
La Stampa 03.01.12