Gli aumenti dei prezzi di benzina e diesel, dei pedaggi autostradali, delle tariffe elettriche e del gas segnano l’amaro esordio del 2012. Dopo le successive manovre dei governi Berlusconi e Monti rappresentano per molti aspetti il nostro stato di necessità. Tuttavia prezzi e tariffe non sono dati di natura. E non tutti gli aumenti sono eventi ineluttabili.Pur dentro il mercato un governo ha facoltà di attivare controlli, verifiche, e dove possibile modulare, calmierare. Ieri su l’Unità Ruggero Paladini ha spiegato come le tariffe elettriche e del gas siano sottoposte all’autorità dell’energia, che le convalida
sulla base dei costi di produzione, mentre invece l’aumento del 3,5% dei pedaggi autostradali sia avvenuto senza la verifica di un’autorità indipendente. Non tutto è uguale, dunque. E si può
dubitare dell’opportunità di un aumento (maggiore del tasso di inflazione) per le autostrade in concomitanza con l’incremento delle accise sui carburanti (per un valore di sei miliardi di euro). Ancor più si può oggi contestare quanto sbagliata sia stata la scelta del governo di sottrarre le autostrade all’autorità dei trasporti. Il governo deve agire per contenere i prezzi. Invece sta facendo meno del dovuto. Ammesso che l’aumento delle accise fosse inevitabile in questa misura, perché non avviare subito quelle misure di liberalizzazione sulla filiera distributiva dei carburanti che possono ridurre la benzina di10 centesimi? I petrolieri sono forse più potenti dei farmacisti, ma guai se il governo avesse paura. Peraltro gli aumenti di questi giorni sono destinati a incidere su tutti i prezzi al consumo, danneggiando innanzitutto le famiglie e i ceti più deboli. Avranno effetti depressivi: perciò occorre frenare la spirale (e investire con coraggio in nuove politiche per il lavoro). Altrimenti equità e crescita diventeranno solo vane invocazioni.
L’Unità 03.01.12