L’ amianto è un’emergenza nazionale che come tale va affrontata. E’ stato deciso di avviare un percorso, in tempi brevi, per permettere al Comune di Casale di esercitare un ruolo importante nella strategia nazionale di contrasto alle malattie correlate all’amianto e alle azioni di bonifica». Lo ha annunciato ieri ad Alessandria il ministro della Salute, Renato Balduzzi, dopo aver incontrato in prefettura una delegazione del Comune di Casale guidata dal sindaco Giorgio Demezzi. Un confronto a porte chiuse, durato quasi un’ora e un quarto, al termine del quale ministro e sindaco si sono detti «soddisfatti».
Già a metà gennaio a Roma ci sarà un vertice allargato ai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico e alla Regione Piemonte durante il quale si affronteranno il tema dei finanziamenti e quello del sostegno alla ricerca scientifica contro la malattia killer, il mesotelioma pleurico, che nell’anno appena terminato solo a Casale ha fatto altre 58 vittime. Gran parte di queste erano cittadini qualunque, che non avevano mai lavorato all’Eternit. Si aggiungono ai circa 1700 morti registrati in città in questi decenni per patologie legate all’amianto.
Sullo sfondo dell’incontro alessandrino, l’offerta economica dello svizzero Stephan Schmidheiny, coimputato al maxiprocesso Eternit di Torino, e che ha lacerato in queste ultime settimane la città monferrina: 18,3 milioni di euro al Comune perché rinunci al suo ruolo, anche in futuro, di parte civile. Il ministro il 21 dicembre aveva telefonato al sindaco chiedendogli di riconsiderare il «sì» alla proposta espresso, fra le polemiche, dal Consiglio comunale.
«La richiesta di riconsiderare l’offerta è fatta perché per riuscire a convincere tutti, e non solo nel nostro Paese, che l’amianto è un’emergenza nazionale occorre che le comunità siano moralmente unite» ha sottolineato ieri Balduzzi.
E il sindaco non respinge la mano tesa dello Stato. Dice Demezzi: «L’incontro di metà gennaio consentirà di dare il via a un percorso non solo formale. Qualcosa comincia a muoversi. Casale diventa capofila e ci aspettiamo che questo serva a dare risposte concrete. Fin dall’inizio il nostro obiettivo era di dare risposte per quanto riguarda la bonifica e la ricerca, senza andare contro al desiderio di giustizia. Una decisione sull’offerta svizzera va presa prima della sentenza del processo Eternit, riferirò alla giunta e terremo senz’altro conto di quello che ci ha detto il ministro».
Il ministro dopo la delegazione del Comune ha incontrato l’Afeva, l’Associazione famigliari e vittime dell’amianto, presieduta dall’anziana e battagliera Romana Blasotti Pavesi, che piange cinque vittime della fibra killer in famiglia. Bruno Pesce, storico sindacalista che da decenni si occupa della vicenda Eternit, ha riassunto così a Balduzzi la reazione all’offerta svizzera: «E’ come sale sparso su una ferita, non compromette la vita, ma fa male». E «sul fronte della lotta all’amianto abbiamo bisogno disperatamente di una sponda nazionale». Nel rispondere all’Afeva, Balduzzi ha sottolineato che «l’emergenza non riguarda solo i 10 siti individuati in Italia e, più in generale, il nostro Paese, ma è di più lungo periodo. Sfugge forse a molti che fuori dall’Europa si continua a produrre amianto, con tutte le conseguenze che questo comporta. Credo anch’io che la vostra battaglia sia importante e non solo per Casale».
Il capoluogo monferrino, quindi, diventerà punto di riferimento. A cominciare dalla corretta «presa in carico» dei pazienti che hanno malattie causate dall’amianto: «Da subito convocherò un incontro tecnico per vedere come tenere conto dell’esperienza di Casale». Ma a Casale da quasi tre anni c’è anche un Centro di ricerca e prevenzione amianto. Di fatto, denuncia l’Afeva, l’attività è a rilento per scarsità di personale. L’impegno è di rilanciare anche questa struttura.
La Stampa 02.01.12