"Escludere la scuola dal patto di stabilità”, di Andrea Rossi
Chissà se è vero, come dice il nuovo ministro all’Istruzione Francesco Profumo, che «la crisi è una benedizione» perché favorisce l’emergere «delle grandi strategie». Di sicuro costringe a ripensare, cercare nuove strade, se non altro perché impone di lavorare con risorse sempre minori. Ci voleva la crisi più dura dal dopoguerra per vedere seduti intorno allo stesso tavolo gli assessori alla scuola di Torino, Milano, Bologna e Napoli, un quartetto di donne impegnate nel cercare soluzioni comuni. Ieri hanno elaborato una piattaforma, riassunta in un documento che sarà inviato al ministro Profumo. Un grido di dolore che si può riassumere in uno slogan: si chiuda l’epoca dei tagli, si apra l’era degli investimenti. Non reclamano soltanto soldi, per non vedere affondare la qualità dei servizi. Chiedono, più che altro, una nuova fase, un recupero della centralità della scuola. E un rapporto solidale tra Stato ed enti locali. A cominciare dal patto di stabilità. «I Comuni gestiscono una serie di servizi che sarebbero di competenza statale, come le scuole materne», spiega il vicesindaco di Milano Maria …