Anno: 2011

Napolitano: Italiani i figli di immigrati "Una follia negare la cittadinanza", da lastampa.it

«Mi auguro che in Parlamento si possa affrontare anche la questione della cittadinanza ai bambini nati in Italia da immigrati stranieri. Negarla è un’autentica follia, un’assurdità. I bambini hanno questa aspirazione». Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ricevendo oggi al Quirinale i rappresentanti delle chiese Valdesi e di altre comunità di fede italiane. Per Napolitano «Forse ora è possibile affrontare temi» come quelli di una legge quadro sui rapporti fra le minoranze religiose e lo Stato e il diritto di cittadinanza di chi vive in Italia ed è nato da immigrati. «Ora si apre un campo di iniziative anche maggiore che nel passato», ha detto Napolitano riferendosi anche alla «differenziazione fra il governo e il parlamento». Una situazione in cui le Camere hanno «campi a sé riservati» per agire. Inoltre «dev’essere sottolineata» una serie di fattori come la presenza di Andrea Riccardi al ministero per la Cooperazione e l’integrazione. «Ora credo che si apra un campo di iniziative più ampie che in passato. Ci sono maggiori distinzioni tra i compiti del governo …

Oggi siamo al tavolo con i primi paesi d'Europa

Il PD ha posizioni già dichiarate sulla riforma del fisco, delle pensioni e sul mercato del lavoro. Sul nuovo governo non mettiamo condizioni ma non accettiamo che altri le mettano. Sintesi dell’intervento del segretario Pier Luigi Bersani durante la trasmissione radiofonica di Radio1 “Baobab”. I mercati restano in difficoltà, lo spread che cammina anche dopo l’insediamento del nuovo governo Monti. Insomma nessuno ha la bacchetta magica? “Siamo in un’altra situazione, perché sarà possibile affrontare problema a fianco dei grandi Paesi europei cercando di correggere la linea della politica economica europea che fin qui si è dimostrata insufficiente e cercando, per quello che riguarda noi, di toglierci dal fronte più scoperto della crisi. Quel che cambia oggi è che siamo al tavolo con i primi paesi d’Europa”. Alcune misure per il governo. Sarà la patrimoniale terreno di scontro tra PD e Pdl, visto che Berlusconi ha detto di essere contrario? Non esistono linee controverse all’interno del PD. Siamo un partito che discute e al momento giusto decide. Noi abbiamo già posizioni dichiarate: abbiamo presentato un emendamento …

"Non svendere il patrimonio pubblico", di Ugo Mattei

Caro direttore, per incassare 6 miliardi, circa l’8% di quanto paghiamo di interessi sul debito pubblico ogni anno, pare andranno in vendita 338.000 ettari di terreni agricoli che oggi sono proprietà pubblica. Se non si farà attenzione, le conseguenze di una tale scelta, che in Africa è nota come land grab (appropriazione di terra) operata da grandi gruppi multinazionali, potrebbero essere serie, e portarci verso la dipendenza alimentare dall’agrobusiness. Potrebbero derivarne danni sociali ingenti subiti in primis dai nostri piccoli agricoltori che non potendo competere con quei colossi nell’acquistare, finirebbero per vendere anche i loro appezzamenti (come già avvenne quando i latifondisti comprarono le proprietà comuni messe in vendita da Quintino Sella). La scelta di vendere è definitiva e ci riguarda tutti, presenti e futuri. Andrebbe fatta con grande cautela soprattutto quando ci si trova sotto pressione internazionale. Il processo di elaborazione teorica e pratica della categoria giuridico-costituzionale dei beni comuni discende da questa considerazione. Il cambiamento dei rapporti di forza fra settore privato azionario e settore pubblico a favore del primo rende i governi …

"La cultura come motore di sviluppo", di Andrea Carandini*

Caro direttore, se il nuovo governo fondasse, in mezzo alla crisi, una politica della cultura? Poco si ricava dal passato: alle ideologie scadute è succeduta la gestione dell’emergenza tappando i buchi e quella degli eventi gratificando i politici. Né è possibile tornare alla spesa di un tempo: vi è stato un calo continuo dei finanziamenti (salvo il Lotto escogitato da Veltroni), fino ai tagli finali. Dobbiamo tornare alla Costituzione, stiracchiata in questi anni da letture distorte, che invece va rispettata secondo le interpretazioni della Corte Costituzionale e le formulazioni del Codice dei beni culturali. Per esse la tutela è riservata allo Stato, ma questa supremazia è mal digerita, tanto che nessun piano paesaggistico è stato ancora approvato dallo Stato e dalle Regioni, come il Codice esige. Si è preferito sparpagliare cemento con «piani casa», piuttosto che riprogettare e ricostruire brutture e degradi. E si è anche approfittato dei «piani casa» per sforzare il Codice, come si è tentato nel Lazio; per non dire dei tentativi ripetuti, per fortuna respinti, di diminuire in materia i poteri …

"Pensioni, recuperare il principio della flessibilità", di Cesare Damiano e Pier Paolo Baretta

Abbiamo appoggiato con convinzione la formazione del governo presieduto da Mario Monti. Nel fare questa scelta abbiamo anteposto gli interessi del paese a qualsiasi altra considerazione, anche alle convenienze di partito. In una situazione di eccezionale gravità la politica non può tirarsi indietro, anche adottando soluzioni straordinarie. Adesso viene il momento delle scelte, perché l’esecutivo deve assolvere al compito primario di portare l’Italia al riparo e restituirle autorevolezza e dignità in campo internazionale. Abbiamo apprezzato il discorso di insediamento del neo presidente al Senato perché in esso abbiamo ravvisato una vera discontinuità politica. Abbinare alla parola rigore quelle di crescita ed equità non è soltanto un fatto lessicale: si tratta invece di una scelta politica ben precisa alla quale bisognerà che seguano i fatti. Noi non siamo fra coloro che pensano che le proposte spettino esclusivamente al governo e che il compito della larga base parlamentare che lo sostiene sia semplicemente quello della ratifica. Vorremmo sfuggire alla logica del Si o del No acritici perché pensiamo che si debba portare un contributo autonomo e pretendere …

"Quanto sono politici i tecnici", di Nadia Urbinati

Si continua a definirlo “tecnico” eppure questo guidato dal senatore Mario Monti è un governo a tutto tondo politico; molto più del governo Berlusconi che lo ha preceduto. Politico nel senso più pregnante del termine: perché ha riportato le questioni che interessano il nostro destino – nostro come società e come Paese – al primo posto, come dovrebbe essere (ed è sperabile che ciò restituisca all´Italia una forza di negoziazione con i partner europei che aveva perso e di cui ha bisogno). Per anni ci eravamo dimenticati che il governo deve occuparsi delle cose che riguardano la nostra vita, non la vita di chi governa. Per anni abbiamo assistito impotenti a uno spettacolo preconfezionato a Palazzo Grazioli su come Palazzo Chigi doveva operare e per chi: per tre anni le questioni di sesso e di corruttela hanno inondato le nostre giornate, quelle degli interessi del premier tenuto l´agenda politica del Parlamento. E lo si chiamava governo politico. Di politico aveva due cose: era stato l´espressione diretta della maggioranza dei consensi usciti dalle urne e l´esito …

"Il primo test per la Fornero", di Paolo Griseri

Il tempo stringe. Mancano quaranta giorni per disinnescare la bomba Fiat. Per evitare che dal primo gennaio il gruppo di Torino diventi un luogo di scontro esclusivamente ideologico. Uno scontro «in grado di far scoppiare le contraddizioni di tutti: del governo perché non partirebbe bene, e di Cisl e Uil». Sono parole di Vincenzo Scudiere, segretario nazionale della Cgil, una lunga militanza in quella che fu la componente socialista del sindacato di corso d´Italia. Non certo un barricadero. Scudiere avverte un pericolo che, con il suo linguaggio, segnala anche il segretario nazionale della Fiom, Giorgio Airaudo: «Dobbiamo evitare che nella Fiat prevalga l´estremismo». Si potrebbe osservare che il consiglio sarebbe utile anche all´interno della Fiom, dove ieri il presidente del Comitato centrale, Giorgio Cremaschi, accusava la Fiat di «fascismo aziendalistico». Ma è ormai evidente che il Lingotto e il sindacato di Landini hanno ambedue diverse anime al loro interno. L´effetto dell´estensione a tutto il gruppo Fiat (sia Fiat spa che Fiat industrial) dell´accordo di Pomigliano (o similari) è che 70 mila lavoratori italiani, non potranno …