Anno: 2011

"Ecco la prima traccia della particella di Dio", di Elena Dusi

L´ultimo latitante è alle corde. Da quasi 50 anni i fisici sono alla caccia del bosone di Higgs, unico tassello mancante del puzzle della materia a noi nota. Oggi l´ultima delle 17 particelle elementari, soprannominata “particella di Dio” ha lasciato un´impronta nel Large Hadron Collider (Lhc), l´acceleratore di particelle del Cern di Ginevra. A trovare il segnale, considerato la pista giusta ma non ancora tanto nitido da far gridare alla scoperta, sono stati due esperimenti guidati da fisici italiani. Fabiola Gianotti è a capo di Atlas, un rivelatore di 46 metri e 7 tonnellate che osserva i frammenti di materia prodotti dalle collisioni fra i protoni spinti al 99,99% della velocità della luce in Lhc, anello sotterraneo di 27 chilometri. Compito sovrapponibile ha Cms, altra “macchina fotografica” per particelle elementari, 21 metri per 12,5 tonnellate, guidato da Guido Tonelli. I due rivelatori hanno raccolto dati segretamente l´uno dall´altro. Per essere sicuri di aver raggiunto l´Higgs, occorre infatti che i due esperimenti scattino la stessa foto segnaletica. Al lavoro ci sono 6mila fisici di oltre 100 …

Spettacolo, la riforma necessaria

Pubblichiamo qui di seguito l’appello al ministro per i Beni e le attività culturali, Lorenzo Ornaghi, per il varo di una legge quadro sullo spettacolo che preveda tra l’altro incentivi fiscali in favore di un settore in sofferenza. Tra i firmatari, esponenti del mondo della politica, della cultura e dello spettacolo: Alessio Boni, Gabriella Carlucci, Vincenzo Cerami, Emilia De Biasi, Carla Fracci, Alessandro Haber, Gabriele Lavia, Giuseppe Pambieri, Michele Placido, Gigi Proietti, Franco Scaglia, Giulio Scarpati, Silvio Orlando. La musica, il teatro, la danza, il circo, lo spettacolo viaggiante, gli artisti di strada attendono da decenni il varo di una riforma legislativa che riconosca in maniera irreversibile la funzione culturale, educativa, sociale, occupazionale ed economica dello spettacolo dal vivo. L’instabilità del settore, messo a dura prova da anni di decurtazione degli stanziamenti pubblici, l’assenza di regole adeguate ai repentini mutamenti sociali, la costante precarietà del lavoro e la mancanza di politiche di welfare, la sfiducia degli operatori verso istituzioni che disconoscono il ruolo delle imprese e lo status professionale degli operatori stanno compromettendo la capacità …

Monti: "Non è vero che pagano i soliti la patrimoniale c´è, quella fattibile", di Francesco Bei

Stoccata al Pdl: critiche sulle liberalizzazioni da chi ha governato per tre anni. Il Professore tratta tutto il giorno con i partiti. Il Consiglio dei ministri dà l´ok sulla fiducia. Il premier cita i sondaggi: “Anche l´elettore leghista apprezza”. Oggi il decreto in aula. Alle sera, dopo sei ore di estenuanti trattative all´arma bianca con i partiti e le lobby, quando finalmente l´emendamento del governo alla manovra viene depositato in commissione Bilancio e Finanze della Camera, Mario Monti può distendersi in un sorriso. «Non è vero che pagano i soliti noti – dice ai rappresentanti del Terzo polo – e penso che anche i sindacati adesso se ne siano accorti. Abbiamo dovuto fare un´azione di forza, pesante, per dare un segnale all´esterno, fuori dall´Italia, ma adesso la manovra è equilibrata». Il premier rivendica il lavoro fatto anche ieri notte parlando in commissione e chiarendo che l´alternativa alla medicina sarebbe «un avvitamento nella crisi del debito sovrano che porterebbe non alla recessione, ma alla distruzione del patrimonio e all´evaporazione del reddito degli italiani». E comunque «basta …

"Svolta contro le doppie indennità. Ma tanta calma sui costi della politica", di Gian Antonio Stella

«Se c’era solo da arza’ ‘a bbenzina ce tenevamo Pomicino». Prima che qualcuno faccia su di lui la battuta che Francesco Storace dedicò al governo simil-tecnico di Lamberto Dini (delegato alle faccende rognose con la diffida a occuparsi d’altro) è bene che Mario Monti prenda il toro per le corna. Perché se pensa di poterla spuntare con la pazienza e la saggezza, passo passo, rischia di essere rosolato allo spiedo dai professionisti dello status quo. Finché, fatte le cose elettoralmente più antipatiche, gli diranno: «Grazie professore…». Ma come: non aveva esordito alla Camera, nel ruolo di premier, parlando di una situazione gravissima, di un compito «difficilissimo» («sennò ho il sospetto che non mi troverei qui oggi»), di «tempi ristrettissimi»? Non aveva spiegato che «di fronte ai sacrifici che dovranno essere richiesti ai cittadini, sono ineludibili interventi volti a contenere i costi di funzionamento degli organi elettivi»? Non aveva dichiarato indispensabile, da subito, «stimolare la concorrenza, con particolare riferimento al riordino della disciplina delle professioni» e alle «tariffe minime»? Dirà: «Non mettetemi troppa fretta, ho appena …

"Dalla manovra un'occasione per la politica", di Irene Tinagli

Nonostante la durezza della manovra e i malumori che ha sollevato, molti italiani continuano ad avere fiducia in questo governo. Forse perché erano stanchi di urla, liti e insulti, o di sudare freddo ad ogni meeting internazionale per il timore di essere derisi e di essere irrilevanti in decisioni chiave. Molti italiani hanno avvertito e apprezzato questo cambiamento. Ma attenzione: questo nuovo stile non è scontato né garantito per il futuro. Continuano a riemergere i segnali di quei pezzi di vecchia politica sguaiata e corporativa che ci hanno portato fin sull’orlo del baratro, e che non si rassegnano a rinunce e all’oblio. L’ultima vicenda del taglio delle indennità è solo un piccolo sintomo. E’ vero, come ricordano molti parlamentari, che c’è un vizio procedurale. Ma è anche vero, e non sfugge all’occhio del cittadino, che questo Parlamento si è ritrovato a mettersi in discussione e accelerare certe procedure solo quando costretto dall’opinione pubblica, ovvero dopo 4 anni dall’inizio della crisi e dopo manovre durissime che hanno pesato moltissimo sui cittadini. E anche se molti parlamentari …

"Dal 2012 tutta la Fiat «modello Pomigliano». Soldi (forse) senza diritti", di Massimo Franchi

Tutto parte e riporta a Pomigliano. Alla vigilia della presentazione in pompa magna della nuova Panda nella cittadina campana, i lavoratori del gruppo Fiat in Italia da ieri sanno che dal primo gennaio avranno un contratto per buona parte uguale a quello dei loro antesignani alla Fabbrica Italia Pomigliano. Dopo una trattativa è stato sottoscritto a Torino il contratto di gruppo Fiat. Digerita l’uscita da Confindustria, i circa 86 mila lavoratori delle varie controllate escono dal contratto nazionale metalmeccanico utilizzando un accordo molto simile a quello adottato a Pomigliano. Afirmare il testo tutti i sindacati (Fim, Uilm, Ugl metalmeccanici, Fismic e Unione Quadri) tranne la Fiom. Già la scorsa settimana, dopo aver ribadito che non avrebbero mai sottoscritto «l’estensione del modello Pomigliano», i metallurgici della Cgil sono stati invitati a lasciare il tavolo dagli altri sindacati. La nuova intesa, che avrà durata di un anno, recepisce il testo dell’accordo di Pomigliano del 29 dicembre scorso, con nuove regole in materia di organizzazione del lavoro, straordinari, assenteismo, pause, diritto di sciopero e per quanto riguarda la …

"Uno scandalo risolto dentro la tv malata", di Giovanni Valentini

CON la rimozione di Augusto Minzolini si chiude finalmente lo scandalo più grave nella storia del Tg1. Con il suo trasferimento ad “altro incarico equivalente” non si risolve però certo il futuro prossimo della principale testata giornalistica del servizio pubblico. Né tantomeno quello della Rai post-berlusconiana. Legge alla mano, dopo il rinvio a giudizio del “direttorissimo” per peculato, la sua sostituzione era diventata ormai una scelta obbligata. E tuttavia la decisione di affidare ad interim la guida del Tg1 a un “pensionando”, come lo definisce lo stesso sindacato interno con una punta di disprezzo generazionale, risponde a una logica di compromesso al ribasso condizionata dai precari equilibri su cui si regge la tv di Stato. Un direttore provvisorio, insomma, al posto di un ex direttore “equivalente”, al quale ben si attaglia l´etichetta di un farmaco generico. Di fronte all´accusa di peculato, e alla conseguente necessità per l´azienda di costituirsi parte civile contro il suo dipendente, la responsabilità degli amministratori imponeva la destituzione di Minzolini. E con l´eccezione di Alessio Gorla, colpito non a caso a …