Anno: 2011

"Il virus dell'odio etnico", di Adriano Prosperi

Non è solo a Bruxelles che l´Italia è sotto esame. Esiste un altro esame che riguarda il tasso di civiltà del paese. E chi ci esamina sono i 5 milioni di abitanti che non sono ancora giuridicamente italiani e che cominciano a desiderare di non diventarlo perché temono non sia possibile convivere con noi. I nodi sono venuti al pettine tutti insieme: e tutti insieme vanno affrontati. Con singolare coincidenza il tentato pogrom di massa di Torino e la sparatoria del ragioniere nazista di Pistoia rivelano una diffusione del virus razzista e dell´odio etnico in un´Italia senza attenuanti, l´Italia ricca, colta e civile delle due città che furono le capitali storiche dell´Italia risorgimentale: Torino e Firenze. Anche in questo caso il Paese è costretto a prendere brutalmente coscienza di qualcosa che è accaduto quasi sotto pelle, strisciando, riempiendo goccia a goccia gli interstizi sociali della convivenza, le maniere di pensare, i comportamenti, le pratiche istituzionali. Chi ricorda ancora il decreto Maroni sull´”emergenza nomadi” del 2008? Proprio in questi giorni, appena caduto il governo Berlusconi-Bossi, il …

"Un diplomato su due pentito della scelta", di Lorenzo Salvia

Forse a quell’età è inevitabile essere scontenti se non proprio arrabbiati. Ma non basta la variabile generazionale a spiegare il pentitismo di massa della scuola italiana. Dopo la Maturità uno studente su due (il 46%) non rifarebbe la stessa scelta. E pur avendo tutta la vita davanti si guarda già alle spalle con rimpianto: se potesse tornare indietro, cambierebbe indirizzo o almeno scuola. A dircelo è un studio di Almadiploma, il consorzio di scuole superiori che sul modello del fratello maggiore Almalaurea ha raccolto i giudizi, le sensazioni e le paure di 30 mila diplomati dopo l’esame di Stato del 2011. A sorpresa il pentitismo è più diffuso proprio in quelle scuole da sempre considerate di serie A: non rifarebbe la stessa scelta il 48% dei ragazzi usciti dal liceo, mentre l’insoddisfazione scende negli istituti professionali (45%) e in quelli tecnici (43%). Abbassando ancora la lente di ingrandimento i ricercatori di Almadiploma hanno scoperto che i più contenti sono i geometri mentre i più delusi quelli del liceo socio pedagogico, le vecchie magistrali. Ma perché …

Scuola, piano straordinario per il Sud "Più matematica e lavagne digitali", di Corrado Zunino

Arrivano i primi provvedimenti sulla scuola, un mese e tre giorni dopo l´insediamento all´Istruzione del ministro Francesco Profumo. Saranno formalizzati oggi all´ora di pranzo, dopo l´incontro tra governo e regioni del Sud voluto dal premier Mario Monti: il Patto d´azione e coesione. Si parlerà di soldi europei, «perché i fondi strutturali vanno usati fino in fondo visto che sono le ultime risorse del paese», ha detto il ministro nel corso della recente visita alle scuole pugliesi. Il premier Monti ha chiesto al ministro delle Infrastrutture, Corrado Passera, e a Fabrizio Barca, ministro per la Coesione territoriale, di lavorare per migliorare le performance delle regioni nella spesa dei finanziamenti strutturali. Diversi progetti approvati dal governo Berlusconi la scorsa estate saranno ridiscussi con i governatori, «e a gennaio sbloccheremo i fondi», ha detto Barca. Per la scuola si è trovato un miliardo e trecento milioni, da destinare a sei regioni del Sud (con la Puglia regione pilota). Il ministro Profumo, a cui Monti ha appena consegnato la delega per l´Innovazione tecnologica, sta discutendo con i suoi uomini …

"Dal mare di Ventotene alle brume di Bruxelles", di Federico Orlando

Partiva settant’anni fa, dalle isole pontine, il messaggio degli Stati Uniti d’Europa di Spinelli, Rossi, Colorni, ispirati da Einaudi e dagli illuministi inglesi del Settecento Deutschland, einig Vaterland, diceva il quarto verso dell’inno nazionale nella Germania comunista. «Sorta dalle rovine,/ rivolta al futuro/ nel bene lascia che ti serviamo,/ Germania, patria unita». Sono versi di una poesia di Johannes Becher. Negli ultimi anni della divisione del paese in Repubblica federale e Rdt, le autorità comuniste evitavano che nelle cerimonie si intonasse anche questa strofa. Ma, per un beffardo gioco della storia, quando il Muro cominciò a crollare, a intonarla furono i berlinesi dell’Ovest, insieme a quelli di Honecker stanchi di dittatura e di separazione. Con la Germania unificata abbiamo fatto in queste settimane, e non è finito, il braccio di ferro, perché la grande idea europeista cammina ancora su “una sola gamba”, la politica monetaria, secondo la definizione di Massimo Giannini. Che si è chiesto se a un’Europa incapace di visione politica comunitaria basterà il «piccolo passo nella nebbia» fatto a Bruxelles dai 27 meno …

"Zagrebelsky, Monti e il governo senza partiti", di Michele Prospero

Ma che tipo di governo è quello di Monti? È forse un governo di destra? Ed è vero che comanda sempre lui? Né di destra né di sinistra, quello di Monti è piuttosto un governo di compromesso, a visibile prevalenza moderata, espresso in una fase di chiara emergenza, priva delle normali risorse della politica. Il fisiologico sbocco di una emergenza esterna (catastrofe economica) ed interna (dissoluzione non solo della maggioranza ma degli equilibri sistemici) altrove è una grande coalizione. In Italia questa strada è preclusa per ragioni storico-politiche. Non si può infatti passare da un ventennio di bipolarismo oltranzista a una condivisione esplicita di una stagione di governo. Questa impossibilità politica di stipulare un accordo temporaneo ha imposto un surplus di iniziativa del Colle. Lo stato di eccezione di Schmitt evocato dal Corriere della Sera non c’entra proprio nulla. Accadde così già con il governo Ciampi. Con una modica forzatura delle regole tradizionali, il capo dello Stato fu anche vent’anni fa il regista delle operazioni necessarie per attutire i contraccolpi di una caduta repentina del …

"È la politica la risposta alla Casta", di Pierluigi Castagnetti

Come si fa a non parlare della “casta” e dei suoi privilegi? Anticipo subito la conclusione di questo articolo: i parlamentari italiani devono decidere (attraverso gli uffici di presidenza delle due camere) di ridurre la loro indennità al di sotto della media europea. Anche negli altri paesi dell’Europa c’è la crisi, ma non si parla di questo? Non importa, noi dobbiamo farlo! Quando si chiedono sacrifici così pesanti ai pensionati e ai lavoratori, come è stato detto, chi sta meglio deve farne di più. Sacrifici. Anzi, in questo caso mi sembra non si debba parlare nemmeno di sacrifici: contenimento, riduzione, ma non sacrifici. Punto. Ciò premesso e ciò concluso, vorrei aggiungere qualche altra considerazione. Domenica scorsa non c’è stata prima pagina di giornale che non titolasse: i parlamentari si rifiutano di tagliare i loro stipendi. Una grande testata si è limitata a un brevissimo editoriale dal titolo: «Senza vergogna». Per la verità io ne ho provata moltissima. Mi sentivo come un cittadino incolpevole sbattuto in prima pagina senza possibilità di difendersi. Per di più la …

"Quelle parole che fomentano la paura", di Gianni Biondillo

Non chiedetemi di entrare nella mente dell’assassino. Ci penseranno i criminologi di grido a sbizzarrirsi negli show televisivi. Parleranno di follia, di impulso criminale, analizzeranno la triste storia personale del sicario suicida. Qualcuno spruzzerà di sociologismo il tutto: la crisi, l’incertezza del futuro, la paura del diverso. Altri si dissoceranno dalle sue frequentazioni neonaziste: non basta essere simpatizzanti di Casa Pound per trasformarsi in un delirante giustiziere della notte. Giustificazioni buone per tutte le stagioni. La televisione nazionale, che ha colonizzato il nostro immaginario di questi ultimi decenni, richiede spiegazioni semplici, facili da applicare nel mondo reale. Tipo quelle dei bravi cittadini torinesi che hanno trovato ovvio organizzare un pogrom in un campo rom alla notizia (falsa) di uno stupro ai danni di una minorenne. Le nostre donne le difendiamo noi. «Nostre», come se ci appartenessero. Che poi lo stupro fosse una menzogna della ragazzina per difendersi da due genitori oppressivi cambia poco. Non era vero, è stato detto, ma non ne possiamo più dei nomadi. Curioso sillogismo. Cioè: non è che siamo razzisti, è …