Anno: 2011

"In difesa della politica", di Francesco Piccolo

L’ossessione per Berlusconi è stata prontamente sostituita dall’ossessione per la Casta. C’era un improvviso vuoto di rabbia da sfogare, ed è stato semplice e rapido occuparlo. Sia chiaro: ci sono giornalisti meritevoli che da anni cercano con minuziosa razionalità di denunciare le magagne costituite da eccessivi privilegi e anche eccessivi tornaconti; ci sono dati di fatto sulla irrilevante attività legislativa di questo Parlamento. E soprattutto c’è la questione fondamentale di questi anni e di questa legislatura: i deputati non rappresentano direttamente la popolazione perché non sono stati direttamente indicati. In più, si cerca dai politici quel gesto esemplare che autoelimini privilegi e indennità eccessive per comunicare al resto della popolazione la partecipazione diretta ai sacrifici di questi tempi. Insomma, di ragioni per criticare la classe politica, e i rappresentanti di questa legislatura in particolare, ce ne sono (ma ce ne sono sempre state!). Quello che è preoccupante, adesso, è la facilità con cui i limiti di questa critica siano stati superati, con quella disinvoltura e quella violenza di chi è sicuro di stare dalla parte …

"Ricerca, la qualità non è un'opinione", di Pietro Greco

Ha ragione il ministro Francesco Profumo: la valutazione deve entrare nel Dna del nostro sistema di ricerca e di istruzione superiore, se vogliamo migliorarlo. Per questo salutiamo con favore l’avvio della Valutazione della qualità della ricerca 2004-2010 presentato ieri a Roma da Stefano Fantoni e Sergio Benedetto alla presenza del nuovo ministro, ben cinque anni dopo la costituzione dell’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca voluta dal governo Prodi e, in particolare, dall’allora ministro dell’Università e della Ricerca, Fabio Mussi. Lo screening coinvolgerà 95 università, 12 Enti pubblici di ricerca vigilati dal Miur e 24 altri Enti pubblici e privati che hanno chiesto di essere valutati; vagliando il lavoro di 65.000 tra docenti universitari e ricercatori degli Enti pubblici di ricerca, per complessivi 216.000 prodotti. Sarà certo un lavoro enorme. Che impegnerà oltre 450 esperti in un processo che si concluderà il 30 giugno 2013, con la pubblicazione di un rapporto finale. Il costo dell’operazione è di 10,5 milioni di euro. Sarà, soprattutto, un lavoro necessario. Perché affermerà il valore del …

Modello danese? Ecco perché qui è impossibile» Cesare Damiano e quel viaggio a Copenaghen nel 2005 «La flessibilità unita a sicurezza da noi costa troppo», di Enrico Marro

«Già allora, sul posto, capimmo che la flexicurity non si poteva importare in Italia. Anche adesso, a chi guarda al modello danese, direi che la strada da seguire è un’altra perché troppe sono le differenze tra l’Italia e quel Paese del Nord Europa con appena 6 milioni di abitanti, dieci volte meno dei nostri, e un modello sociale e culturale molto diverso». Cesare Damiano (Pd), ex ministro del Lavoro del governo Prodi, in Danimarca ci andò per una settimana, nella primavera del 2005, a studiare il mercato del lavoro che veniva ritenuto dagli organismi internazionali il migliore del mondo. Partirono lui, Tiziano Treu e Paolo Ferrero. I tre erano rispettivamente responsabili Lavoro dei Ds, della Margherita e di Rifondazione comunista. «Ci vedevamo a Trastevere nella casa dove allora abitavo e un giorno ci venne l’idea di andare a vedere come funzionavano le cose in Danimarca», ricorda Damiano. Il gruppetto si riuniva per scrivere i capitoli sociali del programmone dell’Unione, l’alleanza che un anno dopo vinse le elezioni portando Romano Prodi alla guida del governo. Nel …

"Non è tempo di rigidità", di Giorgio Napolitano

Quello che sta per concludersi è l’anno in cui è stato scosso e messo alla prova come non mai, a sessant’anni dal suo avvio, il progetto europeo e si sono concretizzati per il nostro paese rischi assai gravi, dinanzi ai quali non hanno retto i preesistenti equilibri politici e si sono fatte sempre più stringenti nostre antiche e recenti contraddizioni e insufficienze. Senza indulgere troppo a ricostruzioni e considerazioni retrospettive, conviene associare agli auguri che ricambio amichevolmente a voi tutti, qualche riflessione sulle condizioni in cui sta per aprirsi il nuovo anno, alla luce delle più recenti evoluzioni del contesto europeo e nazionale. Rispetto alla crisi dell’Eurozona, alla sua persistente acutezza e alle sue ancora preoccupanti incognite, abbiamo da ultimo per riferimento anche le posizioni e decisioni del Consiglio svoltosi a Bruxelles l’8 e il 9 dicembre. Senza volerne dare qui una valutazione analitica, mi limiterò a rilevare l’impegno e la complessità di quel confronto, l’indubbio rilievo e tuttavia i limiti di alcune novità che sono emerse. Con esse – in continuità col pacchetto di …

"Un supermanager alla Rai", di Goffredo De Marchis

«La legge Gasparri non funziona, così la Rai è ingestibile». Da due settimane Mario Monti ha sul tavolo il corposo dossier che gli hanno consegnato il presidente Paolo Garimberti e il direttore generale Lorenza Lei durante il lungo incontro che precedette l´apparizione del premier a “Porta a porta”. Il Professore si è già fatto un´idea. È UN´IDEA che presto potrebbe diventare un´iniziativa del governo per cambiare il modello di governo della televisione pubblica. Per Monti la Rai ha due problemi fondamentali: i conti in rosso e la struttura gestionale. È soffocata dalla politica attraverso un consiglio di amministrazione elefantiaco e legato a doppio filo ai partiti. Su queste certezze, studia un intervento. Perché da sempre la Rai è lo specchio del governo, il suo biglietto da visita presso i cittadini-spettatori. Quella sera di quindici giorni fa, Monti fece solo brevi considerazioni. Ma il suo pensiero è abbastanza definito. Quello che conta in un´azienda è l´efficienza. Non si capisce come faccia la Rai, è l´analisi di Palazzo Chigi, a essere efficiente con un cda di nove …

"Scuola, tutti i dubbi sul concorsone", di Paola Fabi

Sulle nuove assunzioni qualche perplessità è fondata: quanti insegnanti andranno in pensione? La scuola riapre le porte agli insegnanti più giovani. Questo l’intento dichiarato dal neo ministro dell’istruzione, Francesco Profumo, che ha annunciato, qualche giorno fa, l’intenzione di bandire un concorso nella scuola pubblica per il reclutamento dei nuovi insegnanti. Un annuncio, confermato anche dal sottosegretario Rossi Doria, e che è stato accolto da consensi ma anche da riserve. Prima fra tutti quelle dei sindacati che chiedono al titolare di viale Trastevere chiarezza e condivisione. Le preoccupazioni delle sigle confederali sono soprattutto quelle di non deludere le aspettative di coloro che sono ancora nelle graduatorie a esaurimento (circa 237mila precari) e le giuste aspettative dei più giovani (oggi l’età media dei docenti in cattedra è di 49 anni). Speranze che, secondo Mimmo Pantaleo della Flic-Cgil rischiano di essere «frustrate». «Il punto vero – spiega – è che prima bisogna fare un monitoraggio preciso dei posti disponibili perché tra tagli pregressi, tagli futuri e pensionamenti rischiamo di non averne». Quello che è certo è che il …

"Attenti a non cadere nel finto giovanilismo", di Mimmo Pantaleo*

Se non è uno spot pubblicitario è un’ottima intenzione. L’annuncio del ministro Profumo di un maxi concorso per 300mila candidati a un posto da docente nella scuola italiana è un’ottima notizia, perché reintrodurrebbe dopo 12 anni lo strumento del concorso pubblico come forma legittima di reclutamento, riconoscendone la valenza legislativa che gli conferisce la normativa vigente. Ma l’annuncio va declinato nel contesto attuale: una scuola deprivata di parti sostanziali di organico; una definizione dell’organico desueta, che alimenta il precariato senza dare continuità alle esperienze didattiche; la mancanza di ordinamenti che abbiano come fine il miglioramento del sistema dell’istruzione pubblica e non i tagli lineari del duo Gelmini-Tremonti. Su tutto campeggiano i numeri del precariato della scuola che ha nelle graduatorie a esaurimento il suo emblema, ma che si alimenta anche degli apporti di coloro che sono abilitati all’insegnamento e non iscritti nelle graduatorie e di coloro che pur non essendo abilitati, vantano un percorso professionale di interi anni scolastici. La Gelmini, tramite apposito regolamento del dicembre 2010, ha licenziato i percorsi abilitanti, i cosiddetti Tfa, …