Pubblichiamo l’appello dei cattedratici di Diritto costituzionale e Diritto pubblico, promosso da Andrea Morrone, presidente del comitato referendario. Tra i firmatari: Adele Anzon, Augusto Barbera, Franco Bassanini, Enzo Cheli, Giuseppe de Vergottini, Giovanni Guzzetta, Valerio Onida, Alessandro Pizzorusso, Gustavo Zagrebelsky e altri 82 costituzionalisti.
All’inizio della campagna referendaria, molti di noi lanciarono un appello ai cittadini, perché appoggiassero una iniziativa che costituiva una «occasione imperdibile per ridare base e senso al nostro sistema politico, stimolando il Parlamento a compiere il suo dovere di dotare l’Italia di una legge elettorale all’altezza della Costituzione e della dignità del popolo italiano». Adesso che la raccolta delle firme ha avuto un così ampio successo, ci rivolgiamo ai gruppi parlamentari e ai partiti perché affrontino immediatamente il problema, utilizzando al massimo l’ultima parte della legislatura.
L’iniziativa referendaria ha già svolto un compito importante, riaprendo un tema che sembrava chiuso e riproponendo alla coscienza popolare il rischio di votare, per la terza volta, con un sistema che calpesta fondamentali principi della Costituzione. Il referendum — se ammesso, come auspichiamo, dalla Corte costituzionale — non solo non interferirà con la attività di governo ma, anzi, potrà aiutare i gruppi parlamentari nello sforzo per fronteggiare la grave crisi economica e finanziaria. Il referendum, infatti, potrà diventare nei prossimi mesi non solo uno stimolo, sempre più forte, per affrontare le tematiche istituzionali auspicate dal presidente della Repubblica accompagnando le misure di risanamento e di rilancio dello sviluppo, ma potrà, altresì, evitare lacerazioni fra i gruppi parlamentari impegnati in una così importante e delicata missione per il Paese.
Al di là di aspetti che il Parlamento potrà sempre correggere, il ritorno alle «leggi Mattarella» potrebbe contribuire a ricostituire, attraverso i collegi uninominali, un rapporto più diretto fra parlamentari ed elettori e potrà evitare, pur in un quadro tendenzialmente maggioritario, la formazione di coalizioni rissose, fragili ed eterogenee, artificiosamente tenute insieme dalla conquista di un premio di maggioranza a livello nazionale. Sarebbe una sciagura se — nonostante la condanna, ormai generale, dell’attuale sistema elettorale — l’inerzia e gli interessi di parte impedissero nuovamente al Parlamento di intervenire. Ma poiché questo pericolo esiste realmente, e lo sarebbe ancora di più senza lo stimolo referendario, invitiamo i partiti ad assumersi tutte le responsabilità e a lavorare immediatamente attorno a questo problema alla ripresa dei lavori parlamentari.
Il Corriere della Sera 31.12.11