Pochi giornali, oltre l’Unità, hanno deciso ieri di mettere in prima pagina la notizia dello scandaloso voto con cui Pdl e Lega, nella giunta per le elezioni del Senato, hanno consentito a due loro parlamentari di mantenere contemporaneamente anche il ruolo di sindaco nei rispettivi comuni, nonostante la Corte costituzionale abbia sancito con una sentenza l’incompatibilità tra i due incarichi. Tra i pochi giornali che ieri hanno messo la notizia in prima c’è il Fatto quotidiano, che però l’ha titolata così: «La casta si ribella pure alla Consulta».
Chiaro? Non Pdl e Lega, non Berlusconi e Bossi, ma «la casta». Nemmeno nel lungo catenaccio si fa la minima distinzione di
responsabilità: «La Giunta per le elezioni del Senato se ne infischia della sentenza della Corte costituzionale sull’incompatibilità e salva i parlamentari col doppio incarico». Come fosse una decisione assunta da tutti i senatori di comune accordo, e non da una parte contro l’altra. E pensare che Partito democratico e Italia dei valori hanno persino abbandonato la commissione – compreso il suo presidente, Marco Follini – per rendere il più chiaro possibile come stessero le cose, rilasciando immediatamente dichiarazioni durissime. Niente da fare. La Stampa, per fare solo un altro esempio, titolava così: «Il Senato salva il doppio incarico». Catenaccio: «Giunta delle elezioni contro la Consulta sui sindaci-parlamentari». Occhiello: «I privilegi dei politici». Se si voleva una prova inoppugnabile della tesi secondo cui la campagna contro la politica e contro la «casta» va sempre a vantaggio della destra, e favorisce proprio i comportamenti peggiori, non se ne può trovare una migliore. Da tempo infatti il centrodestra gioca a fare entrambe le parti in commedia, cavalcando la campagna contro la «casta» sui suoi giornali, e votando in Parlamento contro tutte le proposte per limitare privilegi e abusi presentate dal centrosinistra. La campagna contro la politica finisce così non solo per colpire proprio chi si batte per il cambiamento, ma anche per premiare con una sorta di scudo informativo trasversale, proprio i difensori dello status quo. Berlusconi e Bossi ringraziano.
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«Con quel voto la Giunta si è messa fuori dalla legge»
La linea telefonica cade e poi cade ancora. «Che cosa ha fatto la Giunta per Elezioni del Senato?». «Ha stabilito che due senatori sindaci possono mantenere il loro incarico, malgrado un pronunciamento della Consulta abbia stabilito l’incompatibilità tra i due incarichi se si guida una giunta in un Comune con più di 20mila abitanti». Il costituzionalista Valerio Onida, in viaggio verso Milano ha solo il tempo di rispondere: «Non è possibile…». Più tardi, con calma, davanti alla sua scrivania ricomincia il colloquio, con la sentenza della Corte Costituzionale davanti. «Non ci sono dubbi, non ci sono margini, non si può fare»,commenta il costituzionalista.
Già non si può fare, eppure Pdl e Lega hanno ritrovato magicamente l’intesa di un tempo per salvare due senatori-sindaci.
Professore, la Giunta ha deciso così, ignorandola sentenza della Consulta.
«La Giunta si è messa fuori dalla legge, è molto semplice».
Lei ha letto la sentenza della Corte Costituzionale? Non sembra lasciare dubbi.
«Premetto che secondo me le motivazioni di quella sentenza, la 277 dello scorso 21 ottobre, non sono molto convincenti, quindi se ne può discutere perché si può essere d’accordo oppure no. Ma quel dispositivo stabilisce l’illegittimità della legge laddove non prevede le incompatibilità. A questo punto il Senato non può non applicare la legge e se lo fa la viola. Se non è d’accordo può cambiare la legge».
Quindi sta dicendo che la Giunta si è messa fuori dalla legge?
«Se prima della sentenza della Corte potevano esserci dubbi oggi non ce ne sono perché con quel pronunciamento la Consulta ha “riempito” un vuoto legislativo, ha chiarito che esiste una incompatibilità tra l’incarico di parlamentare e quello di sindaco di una città oltre i 20mila abitanti. Il Senato
non può dare interpretazioni diverse e infatti la Camera si è pronunciata secondo quanto stabilisce la sentenza».
La Giunta del Senato con i voti di Pdl e lega no.
«E sta violando la legge perché oggi c’è un pronunciamento chiaro».
Un motivo in più per mettere mano ad una legge che stabilisca tutte le incompatibilità.
«Se il Senato ritiene che si debba legiferare in senso contrario a quanto stabilito dalla Corte e con l’occasione pronunciarsi sulle varie incompatibilità può farlo. La Costituzione al riguardo è chiara: è la legge che deve stabilire le incompatibilità dei parlamentari».
Dunque un atto grave dalla giunta?
«Be’ a me sembra proprio di sì. È singolare che un organo del Parlamento ignori quanto deciso da un altro organo dello Stato quale è la Corte Costituzionale».
In quale modo ci si può appellare a questa decisione?
«Non è semplice, può presentare un ricorso alla Giunta soltanto il parlamentare che subentrerebbe ai due senatori per i quali è stato deciso che possono svolgere entrambi i ruoli. Solo questa è la strada».
Un’altra brutta prova di certa politica?
«Diciamo che si tratta di una pessima prova di chi, per difendere dei senatori, ha palesemente ignorato la legge e quindi si è messo al di sopra della legge stessa. Senza considerare che ha favorito alcuni a danno di altri».
L’Unità 23.12.11