"No, il Pd non è Monti", di Franco Monaco
Provo a mettere le cose in ordine. Per me stesso, intendiamoci, senza la presunzione di farlo per altri. Ci siamo affannati a spiegare che il governo Monti risponde a tutti i crismi della legittimità costituzionale. Che esso ha seguito le regole e le procedure della nostra democrazia parlamentare, a cominciare dalla fiducia delle camere. Che perciò non ha alcun fondamento la tesi della sospensione della democrazia. Così pure abbiamo confutato il refrain della sospensione della politica. Partiti e gruppi hanno liberamente scelto di sostenere o di avversare il nuovo governo, il quale, a sua volta, ancorchè composto in prevalenza da tecnici non ascrivibili agli attuali schieramenti, fanno politica, cioè operano scelte, prendono decisioni tutt’altro che indifferenti a un sistema di valori e di interessi. Monti li ha condensati nella triade rigoreequità- crescita, che pure possono essere diversamente interpretati e modulati. Nel caso del Pd, senza iattanza, ma in punto di verità, la decisione politica di sostenere il nuovo governo ha rappresentato un atto di responsabilità e persino di generosità. E, in ogni caso, come si …