Giorno: 22 Dicembre 2011

"La libertà di licenziare non porta ad assumere le imprese: per noi è la domanda che manca", di Luisa Grion

La scarsa flessibilità in uscita non incide sulle strategie aziendali. Proprio le più grandi, dove c´è il vincolo del reintegro, assumono di più. La maggior parte non ha necessità di aumentare l´organico. Un altro 20 per cento lo farebbe se salissero gli ordini. Sondaggio Unioncamere-Excelsior sui motivi di non assunzione nel 2011 Nessuno tira in ballo l´articolo 18. Non si tratta di licenziamenti, di articolo 18, di flessibilità in uscita: il vero guaio, per le imprese italiane, è la mancanza di prospettive a breve termine. Arrivano poche commesse, i dipendenti che già ci sono bastano e avanzano, c´è la crisi dei consumi, c´è un enorme difficoltà di accesso al credito. Ecco perché non ci si lancia in nuove assunzioni: il reintegro del dipendente licenziato senza giusta causa c´entra poco e niente. E´ questo che dicono le aziende italiane e l´atteggiamento emerge con chiarezza se si guarda all´ultimo rapporto Excelsior Unioncamere. Interrogati sulle intenzioni o meno di assumere e – nel secondo caso – sui motivi della mancata creazione di nuovi posti di lavoro, gli imprenditori …

"Ricette per crescere", di Paolo Guerrieri

L’emergenza lavoro è da tempo un dramma nazionale ed europeo. Una condizione che secondo le previsioni più recenti è destinata ad aggravarsi il prossimo anno, allorché l’area euro entrerà in una fase recessiva, a seguito soprattutto delle politiche di austerità che l’Europa ha imposto a tutti gli Stati membri. Risvolti particolarmente pesanti si avranno per il gruppo dei Paesi più indebitati, inclusa l’Italia. Un andamento dell’attività economicacaratterizzato da elementi di fragilità addizionali rischia di determinare nel nostro Paese – anche tenuto conto della manovra in corso di approvazione – una contrazione del Pil particolarmente severa (intorno al -2/2,5 per cento), destinata a protrarsi anche l’anno successivo secondo previsioni più recenti. In questo quadro di riferimento, è evidente che la necessità di contrastare tale diminuzione della produzione deve divenire una priorità assoluta della nostra politica economica, a meno di non rassegnarsi a veder vanificati gli sforzi fin qui fatti. In termini assai sintetici tutto ciò richiederà al governo Monti di eleggere il rilancio della crescita economica ad obiettivo chiave della sua azione finalizzando, a partire da …

"Quel cancro da sessanta miliardi terza causa di danno all´erario così siamo diventati maglia nera", di Emanuele Lauria

È una voragine in cui sprofondano i conti pubblici. Sessanta miliardi di euro che, in un Paese chiamato a stringere la cinghia, rappresentano il costo della corruzione. Il fenomeno, hanno spiegato i giudici contabili, è in costante crescita «e si è insediato e annidato dentro le pubbliche amministrazioni». Finendo per costituire la terza causa di danno all´erario. L´ultimo allarme, fatto risuonare nel corso di un´audizione alla Camera dal presidente della Corte dei conti Luigi Giampaolino, ha trovato pronta eco nelle tabelle di Transparency International, che vedono l´Italia scendere in due anni dal 63° al 69° posto dell´indice di percezione della corruzione. Siamo in compagnia del Ghana e delle Isole Samoa e quartultimi in Europa davanti solo a Grecia, Romania e Bulgaria. Non sono numeri vuoti: Transparency ha stimato che per ogni peggioramento in classifica si perde il 16 per cento degli investimenti dall´estero. Al contrario, scalando qualche gradino, si attrarrebbero preziose risorse. L´economia reale, insomma, risente oggi più che mai dell´effetto nefasto del malaffare. Nelle capitali politiche del Continente, anche in questo campo, hanno puntato …